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Torino – Dare vita ad un legame solido tra università e industria è senza dubbio una delle strade migliore per fare ricerca ad alto livello e sviluppare tecnologie all'avanguardia. Lo sanno benissimo gli uomini della General Motors, che dentro un campus universitario hanno addirittura fatto sorgere una importantissima divisione del Gruppo, dove si sviluppano i motori diesel per il mercato mondiale.
Stiamo parlando della GM Powertrain Europe che sorge all'interno del Politecnico di Torino e che riceve un “travaso” quasi fisiologico e in costante crescita di giovani ingegneri neolaureati. Sono tantissimi infatti coloro che, una volta conseguita la laurea al Poli, non fanno altro che attraversare semplicemente una strada (per la precisione Corso Castelfidardo) per essere assunti a tempo indeterminato (qui, strano ma vero, non vengono prese in considerazione altre forme contrattuali) dal colosso americano.
Il Pace: allenza tra industrie e università
Ed è stata la consapevolezza dell'importanza della formazione universitaria, fondamentale per la crescita tecnica e culturale di un'azienda, a spingere GM ad entrare a far parte del programma PACE. Si tratta di una sorta di alleanza, nata nel 1999, tra General Motors per l'appunto e altre aziende di punta del panorama tecnologico internazionale come Autodesk, HP, Oracle e Siemens PLM Software. Attraverso il PACE l’industria supporta a livello globale istituzioni accademiche dando loro a titolo gratuito software industriali, strumenti, e training così da crescere nuove generazioni di ingegneri, graphic designers e specialisti che siano competitivi nel futuro.
Per parlare di quello che mette in moto questa virtuosa alleanza è nato poi il Pace Global Forum,che è diventato rapidamente uno dei più importanti eventi a livello globale su innovazione e processi di sviluppo di prodotto nelle industrie ad alto contenuto tecnologico. Per la prima volta quest'anno il Forum si è svolto in Italia, al Politecnico di Torino, dove più di 350 studenti e professori facenti parte di 64 tra le più prestigiose università del mondo hanno condiviso classi e lezioni di molti esperti e professori.
The Last Mile: la questione dell'ultimo miglio
Quest'anno il tema chiave ruotava intorno alla smart mobility, ovvero a tutte quelle nuove tecnologie che permetteranno di rivoluzionare gradualmente il modo di muoversi in città, da un lato con un approccio più sostenibile, dall'altro servendosi di mezzi e strumenti nuovi e sempre più interconnessi tra loro. In quest'ottica si è presa in analisi la questione dell'ultimo miglio (Last Mile) ovvero: quando raggiungo la città in auto, la parcheggio ma poi quali mezzi utilizzo per percorrere l'ultimissimo tratto del mio viaggio (l'ultimo miglio, per l'appunto)? Delle nuove sfide lanciate da questo tema si è parlato in maniera approfondita nella conferenza del Forum intitolata “A Seamless Mobility Experience: The First Mile, Last Mile Challenge” da cui sono scaturiti interessanti spunti per capire come cambierà il modo di muoversi in città.
“Tutti si sono concentrati sulla tecnologie, investendo per realizzare sistemi sempre più avanzati, ma nessuno nel frattempo si è occupato dell'aspetto legato alla privacy”
GM: la tecnologia giusta, al posto giusto, al momento giusto
Secondo Steven Kiefer, il Vice President Global Powertrain di GM che abbiamo anche intervistato sul tema motori, il concetto fondamentale per fare automobili è diventato produrre tecnologie giuste, al momento giusto, per il mercato giusto. Per un costruttore globale come GM, che nel 2013 ha venduto 9,7 milioni di veicoli nel mondo e che impiega più di 10.000 persone solo nello sviluppo di powertrain, diventa fondamentale offrire una risposta diversificata, idonea alle esigenze di ciascuno Paese, o meglio, Continente.
In Cina per esempio, dove non esistono vetture diesel, o in America, dove il gasolio rimane ancora riservato ad una nicchia di automobilisti, è importante proporre soluzioni incernierate sull'auto elettrica (EV) se si vogliono far calare le emissioni di CO2, mentre in Europa, dove c'è una penetrazione del diesel del 50%- motori più efficienti e virtuosi dal punto di vista delle emissioni, si possono percorrere strade diverse, continuando ad investire su motori a gasolio sempre meno assetati di carburante, ma anche sull'ibrido e il plug-in.
Lasciamo traccia con tonnellate di dati: e la privacy?
Mike Ableson, Vice Presidente GME Engineering di GM e Marcelo Alves, Professore presso l'Università di San Paolo, portano a galla un'altra importante questione legata alla mobilità del prossimo futuro. Le più moderne tecnologie che ritroviamo in auto – sistemi di navigazione sempre più raffinati, primi dispositivi di guida semi-autonoma, collegamenti Internet tramite connessioni 3G ed LTE e possibilità di interagire con le infrastrutture stradali – producono e trasmettono mentre siamo in viaggio una marea di dati. Potenzialmente un'auto di ultima generazione può essere monitorata costantemente, ma è in grado anche di comunicare in ogni istante la sua posizione e di rivelare quindi le abitudini di chi si trova al volante.
“Pensate quanto sarebbero interessati alcuni marchi di consumo a mettere le mani su questi database, per esempio per conoscere meglio il singolo consumatore e indirizzare in maniera molto più diretta consigli per gli acquisti”
Il problema sorge dal fatto che tutti si sono concentrati sulla tecnologie, investendo per realizzare sistemi sempre più avanzati, ma nessuno nel frattempo si è occupato dell'aspetto legato alla privacy. Come proteggere questi dati dall'esterno? E in che modo i costruttori automobilistici devono amministrare questa mole di informazioni? Pensate quanto sarebbero interessati alcuni marchi di consumo a mettere le mani su questi database, per esempio per conoscere meglio il singolo consumatore e indirizzare in maniera molto più diretta consigli per gli acquisti o suggerimenti durante il viaggio. (Esempio: so che ami i ristoranti italiani, dal navigatore ti suggerisco verso ora di pranzo dove ne puoi trovare uno e che valutazione ha su TripAdvisor, ecc.). Per questo motivo si chiede con forza un intervento della politica, che prima o poi dovrà affrontare questo aspetto e regolamentare una situazione su cui oggi grava una situazione legislativa quantomai vaga e insufficiente.
Trasporto pubblico e privato: semplificare, integrare innovare
Rosella Panero, Director Torino Telematic, Technologies, Transport & Traffic, insieme ad Andrea Camanzi, Chairman Italian National Transport Authority, mettono invece sul tavolo il delicato argomento del rapporto tra trasporto pubblico e privato. L'idea di fondo è che il veicolo privato giochi ancora oggi un ruolo fondamentale, ma, specialmente in Italia, è necessario raggiungere non solo un maggior bilanciamento tra auto privata e mezzi pubblici, ma anche una più intensa integrazione tra questi due mondi.
Per migliorare, secondo gli esperti, è fondamentale che chi amministra i trasporti faccia massa critica, perché è solo analizzando i costi e i benefici che le nuove tecnologie divengono veramente efficaci. In Italia per esempio ci sono più di 1.000 società che gestiscono il trasporto pubblico locale, molte delle quali sono persino in perdita. Servirebbe quindi razionalizzare il settore considerando il trasporto locale come un mercato globale e unificando molti degli attori in campo. In una città come Milano per esempio non è possibile che ci sia un'azienda che amministra la metro, un'altra il car sharing, un'altra ancora i treni e una ulteriore per gli aerei. Integrando i diversi operatori si potrebbero fare passi da gigante nello sviluppo del trasporto pubblico, fin troppo carente in Italia. Speriamo che le indicazioni degli analisti portino consiglio.