Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Come si prepara un costruttore cinese all’ingresso in Europa? Tra gli ultimi arrivati c’è anche il gruppo Chery, che propone due marchi per il nostro continente, Omoda e Jaecoo. Le prime vetture al debutto in Italia sono la Omoda 5 e la Jaecoo J7, un modello pensato per clienti giovani, con forme dinamiche e una trazione integrale intelligente, capace di affrontare anche le condizioni più complesse, come la neve e il fango, con sette modalità di guida dedicate. Largo spazio anche per gli ADAS, con 20 funzioni di assistenza alla guida. Disponibile in versione endotermica e ibrida PHEV in Italia da fine 2024, la J7 sarà anche commercializzata in una variante full electric nel 2025.
Chery per l’approdo nel nostro continente ha fatto le cose in grande. “Abbiamo tre centri stile che studiano il design delle vetture che lanceremo in Europa, e intendiamo espandere la nostra capacità di progettazione in futuro – racconta Peter Matkin, Chief Engineer International Program del Gruppo Chery, in un incontro con la stampa italiana selezionata cui ha partecipato anche Automoto.it -. L’Europa è molto diversa dalla Cina, e in alcune zone, soprattutto nelle città italiane e spagnole, servono auto più piccole. Stiamo quindi esplorando delle opportunità maggiormente focalizzate su questo mercato”.
L’approccio del gruppo Chery alla sfida europea è molto diverso da quello di molte connazionali. “Gli altri costruttori cinesi in Europa vendono le stesse auto che propongono sul mercato interno, noi no – osserva Matkin -. Dal nostro punto di vista, dobbiamo adattarci alle esigenze del mercato europeo e dei suoi consumatori. Per quanto riguarda la dinamica del veicolo, adattiamo le sospensioni. E poi ci sono anche differenze nell’infotainment. Non solo per quanto riguarda le lingue, ma anche il modo in cui gli utenti interagiscono con i sistemi e la navigazione delle mappe. Il mercato europeo è il più esigente al mondo, insieme al Nord America. I clienti sanno quello che vogliono, e i cambiamenti che abbiamo apportato per questo mercato erano assolutamente necessari”.
“La conoscenza del mercato europeo qui in Cina è relativamente limitata – rivela Matkin -. È per questo motivo che abbiamo il centro stile di Francoforte e persone come me in organico. Sappiamo che ci sono delle variabili ingegneristiche diverse, come la dinamica del veicolo. Le velocità di percorrenza sono più alte in Europa che in Cina, e l’auto deve essere progettata per gestirle. Anche gli ADAS devono essere localizzati. Conduciamo la progettazione di base in Cina e successivamente i veicoli sono portati in Europa per un lavoro di fino e per i test di affidabilità. L’aspetto più complesso è quello logistico, per portarle in Europa e condurre i test”.
“A livello di sicurezza, le normative in Cina sono cambiate negli ultimi anni e c’è molta meno differenza rispetto al passato. Ma in Europa esistono comunque requisiti specifici per gli ADAS e altre normative come la GDPR che dobbiamo rispettare. Uno degli aspetti più complessi da gestire riguarda la corrosione. In Cina non ci sono agenti chimici sulle strade, e nemmeno sale. In Europa dobbiamo invece tenerne conto. Ci sono poi dei dettagli che gli ingegneri cinesi faticano a comprendere, come l’esigenza di poter collegare due telefoni contemporaneamente. In Cina si usa la doppia SIM, in Europa invece solitamente si hanno un cellulare privato e quello di lavoro”.
Chery ha anche le idee chiare sul posizionamento sul mercato delle proprie proposte. “Abbiamo preso come benchmark non solo i concorrenti diretti in termini di prezzo, ma anche dei segmenti più alti. Abbiamo scelto come benchmark Toyota per la qualità, Audi, BMW e Mercedes per il lusso e Land Rover per il fuoristrada. Questo per riuscire a offrire un prodotto di migliore qualità rispetto a quelli dei nostri concorrenti. Dai riscontri dei nostri clienti, si capisce quanto siano apprezzati i materiali e le finiture”.
“La nostra priorità al lancio nel mercato europeo era quella di proporre prodotti di alto livello per posizionare correttamente il marchio. Ma in futuro penseremo anche a ulteriori proposte oltre alla Omoda 5 e alla Jaecoo J7”. A influenzare i modelli futuri pensano anche le normative in vigore nel nostro continente. “Siamo perfettamente consapevoli dei requisiti sulle emissioni in Europa e del fatto che saranno sempre più stringenti – riflette Matkin -. Per questo motivo stiamo anche pensando a vetture più piccole da proporre in futuro”. Bocca cucita, almeno per il momento, sui dettagli delle entry level, che, chissà, andranno a sfidare Volkswagen ID.1 e similia tra qualche anno.