Mondiale Rally Raid Marocco, Day 4. Leader KO, avanti Sunderland e Al Rajhi

Mondiale Rally Raid Marocco, Day 4. Leader KO, avanti Sunderland e Al Rajhi
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Tappa lunga. Senz’altro, almeno un po’, pericolosa. Cade Barreda, si ferma Sainz. La tappa delle moto è vinta da Sunderland (KTM), quella delle auto da Al Rajhi (Toyota), ma in testa passa Al-Attiyah | <i>P. Batini</i>
8 ottobre 2015

Agadir - La grande Tappa del Sud, che collega Zagora all’Ovest marocchino fino a Agadir, la più lunga del Rally del Marocco con una speciale di quasi trecento chilometri seguita da un interminabile trasferimento, va a cercare le grandi piste tra vicini cordoni di dune, le oasi e la valle inferiore della Draa. Ma va anche a cercarsi anche qualche “rogna” di troppo. La Speciale è veloce, ma non priva di pericoli, e sebbene questi siano generalmente indicati sul road book, non è bastato neanche che Stephane Clair, l’Organizzatore del Rally al briefing della serata precedente, richiamasse l’attenzione sulla delicatezza della situazione. Abituati alle scorribande dei giorni precedenti, taluni si sono fatti prendere la mano, e pochi chilometri soltanto dentro la Speciale, la Tappa era segnata dai colpi di cena, che intervenivano in successione a stravolgere l’assetto della Gara. Per primo Paulo Gonçalves, appena entrato in Speciale, danneggia il serbatoio della sua Honda ufficiale con una sassata riveuta, non si da per vinto e ripara come può, ma è condannato a una tappa ad andatura lenta. Niente di grave. Più serio quello che succede poco più avanti.

Moto: tanti incidenti, per fortuna senza gravi conseguenze

Joan Barreda, leader della Classifica Generale e partito per primo, cade violentemente, sbatte la testa e distrugge il casco. È il casco migliore del Mondo, e quando arrivano Quintanilla e Walkner, e si fermano davanti alla scena che coinvolge il compagno, i due Piloti in corsa per il Titolo di Campione del Mondo fanno due più due a lanciano l’allarme. Barreda è evacuato in elicottero, e immediatamente trasportato all’ospedale di Marrakech. Raggiungiamo Martino Bianchi, direttore sportivo del Team HRC. La situazione appare per fortuna meno grave di quanto si temesse. Una bella botta, una brutta botta per meglio dire, ma Barreda è OK. Ma la leadership va in archivio prematuramente, e la sua gara è ineluttabilmente finita.

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Durissima la tappa delle moto


La vittoria di Tappa e, soprattutto le leadership, vengono ereditate da Sam Sunderland, che risalito al comando e dopo aver capito che era giorno di ritmo ma non di… colpi di testa, va a vincere agevolmente sul traguardo di Agadir davanti al compagno di Squadra Pablo Quintanille. A ruota, finalmente insieme in un risultato eccellente, le due Yamaha di Helder Rodrigues e AlessandoBotturi, nell’ordine in un giorno senza imprevisti, e quindi è la volta di Mathias Walkner. Il risultato potrebbe essere corretto, in quanto è verosimile che sia a Quintanille che a Walkner venga neutralizzato il tempo trascorso nel soccorso di Barreda, ma la situazione generale non cambierà di molto.


Avanti con i colpi di sfortuna. È la volta di Pierre-Alexandre Renet, debuttante con la Husqvarna, che cade e colpisce un sasso con il viso. Si parla di una frattura della mascella e di un paio di denti saltati via, il Pilota sta bene, parla male e… non è certamente in forma e in condizioni buone di morale. Questa Gara, sofferto rientro dopo una lunga convalescenza, metteva naturalmente in gioco il lasciapassare per la Dakar, e per l’ex Campione del Mondo di Motocross e di Enduro, la nuova avventura torna, o resta, in salita. Non è finita, Antoine Meo, ripartito dopo il violento attacco virale, corre nella polvere di Al Balooshi quando quest’ultimo cade. Il Fuoriclasse francese non può far altro, neanche se ne accorge, di rovinare sul collega. Riparte, ma che Rally del Marocco! Jacopo Cerutti entra nella top ten, e Paolo Ceci, che peraltro fa un altro lavoro, gli è a ruota. Bravissimi.

A vincere la tappa non è né l’uno né l’altro, bensì Yazeed Al Rajhi, il vincitore della tappa inaugurale del Rally

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Auto: si ritira Sainz

Se Atene piange, Sparta non ride, ma per fortuna la situazione della gara delle auto, alla fine della quarta tappa, non manda in scena niente di drammatico ed è solo un po’ più cinica. La notizia del giorno è, naturalmente, il ritiro di Carlos Sainz. La 2008 DKR16 dello spagnolo, che ha vinto le ultime due tappe e che è in testa alla generale, si ferma al chilometro 78 della Prova Speciale. Muta. È quel genere di guasto che resta, e può restarlo per molto tempo, avvolto dal mistero. E spesso la colpa è di un componente da due lire, che interrompe il ciclo vitale di oltre 350 cavalli e lascia mute le “bestie”… e gli umani a bordo. Naturalmente i tifosi e i più benevoli affidano la loro spiegazione alla circostanza più beffarda, ma c’è subito la comitiva di maliziosi che punta il dito sull’affidabilità della nuova Macchina. 

 

Già, nuova. E come tale, giustamente in Marocco alla ricerca proprio dell’affidabilità. Per fortuna, tre giorni di Rally hanno indicato con una certa chiarezza che la Peugeot per la Dakar ha raggiunto un buon livello di competitività, ma non tutti sono sempre contenti. Non lo è neanche Nasser Al-Attiyah, per la verità, che rileva la leadership lasciata all’inizio della PS da Carlos Sainz ma che avrebbe preferito giocarsi la vittoria del Rally nell’anello finale di Agadir, testa a testa la sua Mini contro la nuova “belva”. Gran signore, il “Principe del Qatar”! e grande stupore all’arrivo di Agadir, quando Al-Attiyah e il suo fortissimo navigatore, Mathieu Baumel, si son fermati, sono scesi dalla macchina e, guardando indietro si sono chiesti dove fosse finito l’Avversario. Fino ad allora avevano creduto che si trattasse di una foratura.

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Si rimescolano le carte nelle auto

In testa il Principe

Ad ogni modo, a vincere la tappa non è né l’uno né l’altro, bensì Yazeed Al Rajhi, il vincitore della tappa inaugurale del Rally. Il saudita, come dice il suo manager Jean Marc Fortin, sta crescendo rapidamente, e poiché alle Toyota Overdrive quello che manca sembra essere solo un Pilota smaltato di aggressività, ecco che il secondo successo di Al Rajhi è particolarmente benvenuto. È vero, adesso, che la gara delle Auto è scesa decisamente di tono. Le posizioni sono abbastanza definite e chiare, e solo un colpo di scena può cambiare ancora le carte in tavola alla vigilia della tappa conclusiva del Rally. L’unica preoccupazione di Al-Attiyha è finire, bene, e tenere il più impossibile lontano il russo Vladimir Vasilyev che è l’attuale leader della Coppa del Mondo. Oggi, per esempio, il ruolino è rispettato e il colpo è andato a segno in modo impeccabile. Il russo è dietro e, a sorpresa, alle spalle del vincitore della Dakar 2014 c’è un “novellino”, tale Sébastien Loeb che, dopo aver atteso fino a notte in pista che la sua macchina venisse recuperata, e dopo aver fatto lavorare i suoi meccanici fino all’alba, questa mattina ha ripagato lo sforzo extra del Team con un risultato di grande importanza, il terzo posto assoluto.


Mentre ancora non è dato sapere quale sarà il destino di Carlos Sainz e della 2008 DKR16 ancora non recuperata, la situazione determinata dal ritiro del Campione spagnolo rende le cose più semplici, e appaganti, per un buon numero di Equipaggi. A parte Al-Attiyah, cui solo un colpo di scena può togliere la conferma del successo dello scorso anno, Al Rajhi è lanciato verso un risultato utilissimo in ottica futura, Vasilyev sale suo podio, De Villiers si da ragione in quanto Pilota sempre molto regolare e affidabile, e Mikko Hirvonen, debuttante con la Mini che sembra aver capito al volo come funziona il gioco, grazie anche al fatto di essere affiancato a un mostro sacro come Michel Perin, “rischia” di chiudere nella top five.

 

La Peugeot 2008 DKR in versione 2016 non ce l'ha fatta ad arrivare alla fine

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