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Marrakech - Marc Coma lo ripete ad ogni tappa che passa: “Il Rally finisce in Parco Chiuso!”. E quando manca una sola tappa alla fine, uno dei protagonisti della Corsa deve dare forfait. Disdetta. Mentre il Campione della Dakar era riuscito a creare una situazione relativamente facile da gestire, al contrario Paulo Gonçalves, lo dicevamo ieri, era nella condizione peggiore. La vittoria del Rally ancora alla portata della sua Honda ufficiale, e Il Titolo di Campione del Mondo ancora sulle sue spalle e, teoricamente, difendibile. Certo, per centrare tutti questi obiettivi, il portoghese avrebbe avuto bisogno di un po’ di fortuna, e in ogni caso doveva attaccare, chiaramente assumendo anche qualche rischio, per non lasciare niente d’intentato. Invece tutto è andato a rotoli, non veramente per i rischi che Paulo, tutto sommato, aveva deciso di non prendere, ma per un colpo di mera sfortuna, di quelli di fronte ai quali non resta che alzare bandiera bianca.
Gonçalves dice addio alla gara
È successo non lontano dal primo controllo di passaggio, nella prima parte di quella speciale che si sarebbe rivelata molto diversa da quanto annunciato. Non una serie di tratti veloci incatenati ad altri… velocissimi, bensì un 80°, come dice lo stesso, stupito, Marc Coma, di trial, e un venti per cento finale di pista velocissima, ma anche moderatamente pericolosa a causa del “traffico” degli abitanti di Ouarzazate, luogo dove aveva termine la Prova. In bagarre con l’australiano Price, Gonçalves è caduto sbattendo violentemente un fianco, ed è rimasto letteralmente senza fiato. Poi, pian piano, aiutato dai primi Piloti sopraggiunti, è ripartito e, lentamente, ha raggiunto il CP. È stato lì che, a causa del forte dolore, Gonçalves ha accondisceso a farsi trasferire all’ospedale di Ouarzazate in elicottero, per gli accertamenti. Mentre scriviamo ancora non è stata pubblicata una diagnosi ufficiale, e sembra che l’incidente possa definirsi non grave, ma di sicuro la frattura di almeno una costola deve essere messa in preventivo. Grave lo è, moralmente per il forte e simpatico portoghese, il mesto epilogo del Rally.
La quinta e penultima tappa torna a incidere l’avanzata, peraltro altrettanto “morale”, di Joan Barreda, che vola sui sassi infernali della Speciale della stupenda vallata della Draa e, ancora una volta, infligge agli avversari una lezione piuttosto pesante. Nonostante un piccolo, trascurabile errore di navigazione nel finale, Barreda è incontenibile, e il solo a limitare in qualche modo i danni e il ritardo è Joan Pedrero che, con una Sherco ufficiale ancora non velocissima, ma ben impostata, ottiene nel giorno tecnicamente più difficile del Rally un secondo posto che lo “pacifica” con le precedenti, non troppo illusive giornate.
Dietro, l’atmosfera di arrivo è più calma. Terzo posto di Helder Rodrigues, poi Faria, Price, Sunderland, Viladoms e solo ottava la KTM di Marc Coma, il quale nel finale se la prende con il “giovanotto” della sua squadra, Sunderland, che non sa stare ancora al suo posto, e per un piccolo errore commesso nel finale della Prova Speciale. La contrarietà è quasi formale, tuttavia, perché lo scenario nel quale lo spagnolo si muoveva tatticamente con molta circospezione è adesso completamente sgombro. Paulo Gonçalves scompare dai monitor del Rally, e la sua classifica Mondiale è congelata, dieci punti alle spalle di Coma. Così, adesso Marc Coma può guardare al Rally come a un successo pieno e doppio. La vittoria del Rally è ormai una… teorica “certezza”, così come l’ennesimo Titolo iridato. L’Asso degli Assi catalano, non è un modo di dire poiché quella ragione iberica è particolarmente fertile in materia di rally-raid, non si smentisce neanche questa volta.
“Il Gran Finale di Marrakech, come si dice, si annuncia incandescente ma, credete a me, Nasser Al-Attyah sta scrivendo, in questo Rally, un’edizione speciale del Manuale di Guida in Rally-Raid”
Auto: tra i due litiganti...
Colpo di scena, limitatamente ad una sottile variante di sceneggiatura, nella gara della auto. Ci si attendeva l’ennesimo rovesciamento di quel corto fronte che, dall’inizio del OiLibya Rally del Marocco, vede combattere uno di fronte all’altro Nasser Al-Attyah e Orlando Terranova, entrambi con una Mini All4 Racing seppure di differenti generazioni. Il ping ping si interrompe al termine delle pietraie maestose, ma infide, della valle della Draa, per regalare una vittoria meritata ad uno dei protagonisti della prima ora di questa edizione del Rally, Giniel De Villiers. Vero è che la Toyota del sudafricano partiva indietro a causa dei problemi di servo sterzo patiti ieri, ma è anche vero che in una Speciale particolarmente impegnativa sotto il profilo della performance e della tenuta, le Toyota sembrano, in un solo giorno, essere riuscite a colmare il gap “storico” che le separava dalle Mini.
Vero è anche, tuttavia, che De Villiers è bravissimo. D’altra parte il duello tra Al-Attyah e Terranova non è venuto meno, e se è vero che il suo epilogo porta ad un risultato di giornata “atipico”, resta l’attesa proiezione sulla classifica generale, e quindi sul finale del Rally. Terranova, che è riuscito a passare Al-Attyah quando questi ha “bucato”, recupera al Principe del Qatar due terzi dello svantaggio che aveva alla partenza, e si porta ad appena un minuto e quindici dal leader del rally a… cento chilometri dalla fine. Il Gran Finale di Marrakech, come si dice, si annuncia incandescente ma, credete a me, Nasser Al-Attyah sta scrivendo, in questo Rally, un’edizione speciale del Manuale di Guida in Rally-Raid.
Quad: il polacco inarrestabile
Finale dedicato all’entusiasmo. Rafal Sonik, l’eccentrico “riccastro” polacco che ha una passione smodata per i piccoli quattro ruote, ha vinto a mani basse la sua quinta tappa consecutiva in questa edizione del Rally del Marocco nella categoria dei Quad che lo ha già premiato Campione del Mondo. Ma i quad in gara sono solo quattro, e dunque l’ennesima vittoria di Sonik non fa notizia. Fa piacere, grande piacere, invece, che un Pilota si fermi al traguardo e, entusiasmo alle stelle negli occhi, si soffermi a descrivere le meraviglie della Tappa e del OiLibya, descrivendo paesaggi da mozzare il fiato, piste tortuose tra i muri di canyon inquietanti e seducenti, milioni di sassi “ingoiati” come cioccolatini. “È stata la tappa più dura fino a adesso, e senz’altro lo sarà fino alla fine. Molto tecnica, asfissiante, ma bellissima. Trecento chilometri indimenticabili, credete a me. Se potessi, la farei al contrario, subito!”
Probabile, invece, che non sia dello stesso avviso Camelia Liparoti, la Regina dei Quad, che è partita stamattina ridotta a uno straccio a causa dei segni lasciati sulla sua esile figura dal doppio cappottamento di ieri. Ma con la Nifontova che minaccia la sue leadership mondiale Camelia, lo sappiamo adesso mentre scriviamo, è all’arrivo di Ouarzazate, pur tra mille sofferenze. Non avevamo dubbi!
Immagini Antonio Ammiragli e Paola Picone, ApPhotosport