OiLibya Rally Marocco. La nuova avventura di Miki Biasion

OiLibya Rally Marocco. La nuova avventura di Miki Biasion
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Un poco a sorpresa, Miki Biasion torna ai Rally-Raid. Alla guida di una VM-Tecnosport, e con la presenza nell’abitacolo di Rudy Briani in qualità di navigatore, è l’inizio di una nuova, interessantissima Avventura | <i>P. Batini</i>
3 ottobre 2014

Erfoud, 2 Ottobre - Sì, sapevamo che tra gli iscritti al 15° OiLibya Rally del Marocco c’era anche la nostra più grande stella del “fuoristrada” a quattro ruote, Miki Biasion. I contorni dell’”operazione” erano del tutto sfumati, ma sapevamo anche che solo “Massimo” poteva darci la spiegazione e le prime sensazioni ricavate dal Progetto non appena la macchina ha appoggiato le ruote sulle sabbie attorno a Erfoud.

Massimo “Miki” Biasion, 56 anni di Bassano del Grappa, leggendario, insieme all’inseparabile Tiziano Siviero, Campione del Mondo WRC negli anni 1988 e 1989 con la Lancia Delta Integrale, dieci Dakar con Mitsubishi, Panda e IVECO, pluri vincitore di categoria e dei Rally di Tunisia, Faraoni, Abu Dhabi, e due volte Campione del Mondo Rally-Raid (tutto d’un fiato la gigantesca e luminosa costellazione sportiva della Leggenda italiana dei Rally) torna al OiLibya del Marocco, che ha già vinto nel 2009 e 2011, per correre con la VM-Tecnosport, frutto senz’altro acerbo, ma assai promettente e inetressante, di un accordo tra il costruttore di Motori e l’esperto Team di Como. Navigatore di Miki sarà Rudy Briani, abile ed esperto, conosciutissimo specialista del 4x4 italiano.

Avanti. Miki. Una prima, sola domanda, la più ovvia. Cos’è questa nuova avventura, che cade un po’ come un fulmine a ciel sereno?
«Era già un po’ che avevo voglia di tornare a guidare una macchina. Ho fatto l’Italia Baja per togliermi di dosso un po’ di ruggine. Mi è piaciuto molto guidare i Camion, e non è detto che non continui, ma mi mancava, così come manca sempre il volante di una macchina da corsa a un Pilota anche se non è più, tra virgolette, giovanissimo. E poi quel Pilota può avere l’esperienza per poter sviluppare una macchina, il fascino della corsa. Credo di essere, oggi, più bravo come sviluppatore che come Pilota, in un certo senso almeno. Da un progetto in fase Zero, con l’intenzione di far diventare una macchina non dico vincente ma almeno competitiva, è nata un’avventura che mi stimola parecchio».

Come si realizza questo progetto, e come si è materializzato?
«Nasce da un accordo tra VM e Tecnosport. VM è di Fiat e io sono ancora molto legato al Gruppo, e quindi mi è stato chiesto di dare una mano a sviluppare questo motore in chiave Rally-Raid, e ovviamente con molto piacere ho accettato».

Ed eccoti qui, a correre al OiLibya Rally del Marocco…
«Non dico che fosse prematuro schierarsi con la vettura, che è totalmente nuova, già in gara, ma io credo che solo dalla competizione si possano estrapolare ed affrontare i problemi di sviluppo di un progetto agonistico, sin dalle prima battute. Perché fare dei test è importante, ma poi in gara escono tutti i 50.000 problemi che ci possono essere sul percorso dello sviluppo. Quindi, in termini di risultato non mi aspetto niente dalla gara, ma credo che sia un’ottima opportunità per realizzare il matrimonio felice tra VM e Tecnosport, in questo caso tra il telaio Tecnosport e il motore VM, e tra me e lo stesso team».

Io sono salito sulla macchina per la prima volta stamattina, e credo anche di essere il primo ad averci fatto cento metri. Sì, diciamo che dal punto di vista del lavoro “a terra” siamo proprio ancora vicinissimi allo zero



“Fase Zero”, cosa vuol dire? Quanto vicini allo zero e quanto avanti? Quando vi siete mossi dalla posizione “zero”?
«Guarda, io sono salito sulla macchina per la prima volta stamattina, e credo anche di essere il primo ad averci fatto cento metri. Sì, diciamo che dal punto di vista del lavoro “a terra” siamo proprio ancora vicinissimi allo zero. Quindi ogni tappa sarà un’esperienza nuova, uno step di sviluppo. Ritengo che non dobbiamo assolutamente aspettarci dei risultati, però, se tra un inevitabile problema e l’altro, riusciamo a portare in fondo la macchina al suo battesimo sul terreno, credo che avremo conquistato un risultato eccezionale».

Perchè vorrebbe dire aver fatto dei passi importanti sul piano dello sviluppo della nuova macchina?
«Già il fatto di essere qua, e di aver fatto qualche chilometro con la macchina, e soprattutto avendo già riscontrato i primi impasse che già ci aspettavamo, vuol dire che siamo partiti da due basi ottime, sia di telaio che di motore. È chiaro, farle combinare alla perfezione è come avere una bel ragazzo e una bella ragazza, non è detto che si innamorino. Noi dobbiamo fare in modo che telaio e motore si innamorino».

E quali sensazioni hai provato in questo primissimo “flirt”?
«Sono rimasto molto sorpreso, positivamente, dalla maneggevolezza della macchina, e dal suo assetto. Per quanto riguarda il motore mi sembra che possa effettivamente diventare un bell’”oggetto”. Dobbiamo pensare che non c’è in VM una grande esperienza agonistica, e quindi sicuramente anche loro devono imparare molte cose, anche ad ascoltare quello che dice loro il pilota, o quello che il pilota chiederà loro».

Le tue imprese sono state tra le più esaltanti che un Pilota possa sognare, quindi hai maturato una forte esperienza, anch’essa vincente, nei Rally-Raid. Che genere di motivazioni ti portano a voler correre ancora in queste corse?
«Io credo che il sogno di un Rallista sia sempre quello di battere gli avversari. Il sogno di un pilota come me, a questo punto della mia carriera, è quello di poter fare una Dakar a “manetta”, dall’inizio alla fine senza aver problemi. Vorrei una grande sfida con la gara e con il mezzo meccanico. Non parlo di vincere, ma di riuscire ad andare al 100% delle mie possibilità e di quelle della macchina, senza aver problemi. Questo per me sarebbe la cosa più importante. In questo caso mi piacerebbe aiutare il Team a realizzare una macchina super competitiva, super affidabile. Questo è il mio obiettivo ideale di oggi».

© Immagini ApPhotosport

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