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Nessun regalo natalizio speciale dalla Casa del Biscione, per i suoi pochi acquirenti di auto nuove rimasti nel globo e in Italia, nel 2019. Restano però le molte attese per i futuri amanti, si spera effettivi con tanto di nuovi SUV tra le mani, dei prossimi anni.
Ecco allora che le uniche certezze nel marasma della fusione FCA con PSA, sono quelle dell’ultimo piano industriale Alfa Romeo: non scaturiscono solo riduzioni investimento e restyling per Giulia e Stelvio, non solo il dovutissimo (per il mercato) motore hybrid e ritardatissimo (per il mercato, sempre) debutto del C-SUV Alfa Romeo Tonale. Da Pomigliano d’Arco, nel 2021 uscirà Tonale, atteso non solo in Europa, ma poi nel 2022 sarà il turno, sempre troppo in ritardo rispetto al potenziale di mercato, del nuovo B-SUV.
Non è noto ancora il nome definitivo del modello più piccolo, in gamma SUV e non solo Alfa Romeo. Dopo che la libertà di scelta agli utenti aveva creato MiTo, poi nella sostanza non certo un mito di auto, sceglierà il marketing FCA di certo già relazionato con PSA. Qualcuno parla già di Alfa Brennero, tutto da verificare ancora, mentre davvero papabile e per molti auspicabile, il centro produttivo: quello FCA di Melfi, in Italia, giù usato per Jeep Renegade e a breve Compass, oltre che Fiat, 500X. Potenzialmente potrebbero essere interessate anche le sedi FCA di Pomigliano, Mifariori e Grugliasco, ma non sono al momento loro, quelle quotate per il debutto del Brennero (o come si chiamerà) Alfa.
In merito alla tecnica, il timore dei puristi è che questo modello, oggettivamente interessante per il segmento dei crossover e SUV compatti, potrà distanziarsi dal resto di gamma come faceva, finché in listino, proprio la MiTo. Distanziarsi verso il basso, specie tecnicamente, già in partenza. Possibile infatti che il nuovo crossover compatto Alfa Romeo del 2022, oltre che tardivo nella presenza in concessionaria, si basi su piattaforma nota e condivisa dai marchi generalisti del “Group-pe”. Senza trazione integrale o posteriore, almeno termica, con motori ibridi già in uso per modelli di Fiat (le compatte) Jeep e forse PSA.
Nessuna vera primizia o soluzione dedicata per una nuova macchina dell'Alfa Romeo che si apre a un segmento? Staremo a vedere, cosa cela sotto il vestito certo gradevole e identificativo (sulla fiducia) il modello di maggior volume per il marchio del Biscione negli anni Venti. Sarà quello più facile da prendere a esempio e quindi valore, della produzione Alfa, per chiunque (in Europa, per la diffusione globale non ci sono invece certezze, anzi). Specialmente per i giovani del prossimo decennnio, neopatentati o fruitori di mobilità in vari modi, che toccheranno o possiederanno per la prima volta una nuova auto Alfa Romeo: davvero il presidente Elkann, il CEO Tavares e il Global Head of Alfa Romeo Timothy Kuniskis, vorranno che la percezione al tocco sia quella di una piccola Fiat, Citroen e Peugeot (magari Abarth sotto il cofano, o DS per finiture interni)?
D'altronde i tempi dell'Alfasud come piccola Alfa, abbordabile ma abbastanza personale nel look e nella tecnica, sono passati da troppo: manco nel ricordo dei quarantenni di oggi... Figuriamoci nelle ipotesi, fattibili con economia di scala, del Group-pe.