Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
E’ scritto nero su bianco, ma occorre andarci cauti: la materia è delicata, perché in ballo ci sono circa 6 miliardi di euro che potrebbero venir meno ai già non floridi bilanci dello Stato.
Ma una cosa è certa: nel “Patto di Governo“, documento ancora non ufficiale ma che in tanti mostrano già di conoscere, M5s e Lega hanno inserito al capitolo 10 una norma denominata “taglia-accise“, che attraverso "l'eliminazione delle componenti anacronistiche" dovrebbe tradursi alla pompa in un risparmio di ben 20 centesimi per ogni litro di carburante.
Una bella notizia, non c’è dubbio, proprio nei giorni in cui, complice il rincaro dei prezzi del petrolio in tutto il mondo, anche quelli alla pompa hanno ricominciato a crescere, come avrà potuto constatare chiunque si muova su un veicolo a motore.
E questa notizia dovrebbe riportare il sereno in alcune categorie di utenti professionali della strada, come Assotir, che proprio in queste ore avevano denunciato tutti i rischi legati ad un paventato innalzamento ulteriore del carico fiscale sui carburanti.
Sul carburante gravano ancora imposte che è difficile considerare ancora necessarie, come quelle per finanziare la guerra in Eritrea, l'alluvione di Firenze e i terremoti del '900, e tali imposte sono la componente più pesante del prezzo dei carburanti: sulla benzina verde valgono quasi 73 centesimi al litro e sul gasolio circa 62, che fanno confluire nelle casse statali la bella cifra di 25 miliardi annui, cui vanno aggiunti di circa 12 dell’IVA.
Mano alla calcolatrice, se davvero il Governo prossimo venturo decidesse di eliminare le accise risalenti al secolo scorso, per i conti pubblici si aprirebbe una vera voragine: infatti mancherebbero all’appello circa 6 miliardi di euro ed non si capisce come verrebbero reperiti quelli necessari a ripianare il buco.
C’è da dire che almeno per la dicitura, le accise di oggi appaiano decisamente superate, anzi anacronistiche: lo scorso anno sono stati incassati 37 milioni ufficialmente per finanziare la guerra in Etiopia ed i ricavi dalle accise sui terremoti del '900 hanno superato di gran lunga le cifre spese per la ricostruzione di quei territori devastati dalla furia della natura.
Ma non bisogna dimenticare che, a prescindere dal nome, le accise siano diventate ormai una voce strutturale dei costi dei carburanti, a prescindere da ogni riferimento temporale o fattuale che possa giustificarli: quindi gli incassi per finanziare la guerra di Etiopia possono essere usati anche per altre spese.
Per questo finora non si è provveduto ad eliminarle, aggiungendo via via nel tempo come aggravante per i carburanti le somme necessarie a garantire la copertura di nuove spese, come quelle per il rinnovo del contratto dei ferrotramvieri nel 2004, l'acquisto dei bus ecologici nel 2005, le spese per il terremoto dell'Aquila del 2009, la cultura, l'alluvione in Liguria e Toscana, l'emergenza migranti, il terremoto in Emilia e il Salva Italia del governo Monti.
Tutto questa enorme pressione fiscale (sul prezzo finale incide per ben il 64%, a fronte del 36% di costo della materia prima) determina che il prezzo della benzina verde in Italia sia il quarto più alto d'Europa dopo Islanda, Norvegia e Paesi Bassi; lo stesso carburante, in Austria costa 40 centesimi in meno, in Spagna circa 30 centesimi ed almeno 20 in Germania.