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I vertici dello sviluppo Mazda in questi giorni, parlando con la stampa estera del Nord America, non hanno negato un certo orgoglio puntualizzando sulla resa ecologica molto elevata per i presenti e soprattutto futuri motori endotermici a benzina in arrivo, quelli della terza generazione Skyactiv. Talmente “puliti” da fare concorrenza ben fruibile agli elettrici, almeno considerando la singola filiera energetica, con fonti classiche, nel ciclo di vita (emissioni well-to-wheel).
Dopo la generazione Skyactiv-G e la seconda in arrivo, Skyactiv-X, la rincorsa non pare destinata a fermarsi nei reparti R&D Mazda che curano gli endotermici puntando a farli vivere ancora a lungo sembra, riducendo sempre più l’energia persa dalla combustione per trasmetterla sempre in maggiore quantità al movimento delle ruote. Già ora il costruttore giapponese si aggiudica negli USA i premi EPA in quanto a emissioni e consumi, pur senza avere una gamma elettrificata quanto certa concorrenza. Percentuali e date non sono note, ma parlando di ecologia si considera il CO2 emesso per la produzione di corrente elettrica, necessaria a un EV, rispetto a quello inerente emissioni per estrazione olio e benzina necessarie a un veicolo endotermico SPCCI, su cui si vocifera un potenziale ulteriore taglio del 25% (davvero moltissimo) con i nuovi motori. Secondo gli studi Mazda, il target raggiungibile dai futuri Skyactiv non è inferiore a certi elettrici e fermo restando l’orizzonte degli anni Trenta per il grande switch, condiviso da molti, possiamo attenderci la terza generazione endotermica Skyactiv durante gli anni Venti.
Intanto siamo curiosi di provare gli Skyactiv-X quattro cilindri 2.0 benzina, che promettono grandi cose, unendo i vantaggi un tempo specifici di benzina e diesel nella combustione per compressione (Spark Controlled Compressed Ignition, di cui vi avevamo parlato qui su Automoto.it) senza la classica candela di accensione.