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Non siamo ancora al livello delle dieci piaghe che colpirono l'Egitto, ma neanche troppo lontani: dopo la recessione economica, il Covid, la penuria di semiconduttori, ecco profilarsi all'orizzonte un'altra minaccia per il settore automotive.
A preoccupare analisti ed esperti, infatti, è l'allarme lanciato dai produttori che forniscono all'industria il magnesio, utilizzato come componente diretta o combinato con l'alluminio per ridurre il peso delle componenti strutturali di un veicolo.
Se la produzione in Cina, che da sola vale ben l'85% della fornitura globale, non dovesse riprendersi in tempi brevi, per le Case automobilistiche potrebbero generarsi nuovi problemi, soprattutto in un momento cruciale come quello relativo alla transizione energetica in corso.
Anche se al momento non sono segnalate criticità estreme, l'attuale produzione di magnesio in Cina è circa a metà dei livelli normali, e questo potrebbe riflettersi nella disponibilità a medio termine del prodotto: finora le autorità di Pechino ha autorizzato solo alcuni produttori di magnesio a riprendere l'atività, ma non abbastanza per soddisfare la domanda del prodotto.
Una situazione che influisce anche sul listino del prezioso elemento chimico, che rappresenta circa il 2% della crosta terrestre: anche se i prezzi sono calati dai massimi storici, sono ancora più del doppio rispetto ai livelli di gennaio.
«Siamo molto preoccupati - ha detto Jonathan O'Riordan, direttore del commercio internazionale dell'ACEA, l'associazione europea dei produttori di automobili in un'intervista rilasciata alla Reuters - dell'impatto che potrà verificarsi anche presto, nell'arco di un mese o anche meno».
Prima che si scateni la tempesta, le aziende iniziano già a correre ai ripari: la tedesca ZF, che impiega il magnesio per i cambi e i volanti, sta cercando altri canali d'approvvigionamento per compensare il calo della fornitura cinese.
Ma potrebbe essere già tardi.