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La Nissan, soprattutto in occasione di grandi eventi tenutisi in Giappone, ha spesso presentato prototipi di vetture interessanti. Decine di modelli che hanno spesso anticipato la produzione in serie di auto poi divenute popolari anche in Europa, o Stati Uniti.
Tra le molte proposte però alcune non hanno avuto seguito, restando grandi esercizi di stile o sperimentazione. A seguire ecco cinque concept-car poco note in Italia ma curiose per come osavano andare oltre la normale produzione del costruttore. Dalla sportiva “a cuneo” come molte blasonate auto tricolori, al simpatico pick-up.
Nel 1970, al Salone di Tokyo, ecco svelato il prototipo Nissan 126X, che a molti ricorda altre vetture di serie, italiane, sportive. Il periodo era quello, con linee a cuneo, ma il contenuto diverso.
Basti pensare che quella oggi pronta al debutto sulle elettriche connesse, ovvero la comunicazione visiva verso i pedoni, qui era già realtà: la fila di luci frontali cambiava colore (rosso, giallo o verde) secondo la fase di guida azioni del guidatore. Il motore per questa quattro posti mai entrata in serie, è un 3.0 6 cilindri in linea, posizionato posteriormente, che spinge tutte e quattro le ruote.
Nata dalle attività del forte team giapponese Dome nel 1978, la “mini sportiva” Zero è una concept due posti particolarmente compatta, anch’essa tagliente e ispirata a certe europee.
E’ lunga meno di quattro metri e “alta” meno di uno, la Dome Zero, con portiere ad apertura verticale e i fari a scomparsa. Il motore posto dietro, è un Nissan sei cilindri in linea da 145CV che, grazie alla massa ridotta della vettura (meno di una tonnellata) la rendeva appetibile in termini di guida. Non è poi mai entrata in produzione.
Al Salone di Tokyo 1987 Nissan anticipa parecchio le mode con il prototipo Judo. Un fuoristrada compatto, entro i quattro metri, che mischia varie soluzioni di stile, richiamando persino forme da Pick-up o sportiva europea.
In piccola parte alcune di queste sono state riprese decenni dopo, su alcuni UV Nissan, tranne i quattro fari e la modularità del pannello tetto / lunotto. La ruota di scorta è incorporata dietro il paraurti. In abitacolo spazio, non molto, per quattro persone eventualmente.
Nulla di sensazionale nella parte meccanica, derivata dalle vetture Nissan del tempo “rialzate”. Il motore però è prestante: 2.0 turbo da 210 cavalli, ovviamente trazione integrale.
A inizio anni Novanta la Nissan 300 Seta colpisce per le sue linee non comuni, trattandosi di sportiva giapponese. Il motivo è semplice, la nota e apprezzata 300ZX, vincente sul mercato internazionale e anche in qualche pista, con il V6 3.0 aspirato anteriore, è stata rovista da Zagato.
Questa Granturismo “morbida” nelle linee avrebbe certo aperto un filone diverso da quello tipico per la sportive Nissan.
A inizio secolo Nissan va ancora una volta “oltre” con il concept Nails svelato a Tokio. Un singolarissimo pick-up due posti da 4,24 metri con profili ridottissimi a margine delle ruote e spazio alla connettività in abitacolo. Aveva infatti la predisposizione per uso dei telefoni cellulari e una strumentazione su unico display.
Realizzato pensando a uso stressante, in teoria, il Nails prevedeva speciali trattamenti della colorazione e una buona capacità di carico, con altezza ridotta da terra e apertura dei pannelli. Parecchio distante in troppi dettagli dal reale uso, il Nails ha vissuto nelle fantasie di chi lo ha apprezzato e in qualche videogames.