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Contrariamente a certi marchi storici europei, Mitsubishi non conta vetture prototipo, concept-car, di grande fama in Italia. Eppure il costruttore giapponese ha sfornato negli anni veicoli interessanti e che hanno mostrato idee forti, talvolta con seguito parziale o quasi totale in prodotto di serie, altre volte no.
In questa nostra classica piccola carrellata del weekend, ricordiamo cinque concept-car Mitsubishi che non hanno avuto grande visibilità nel Bel Paese e nemmeno sono divenute auto presenti sul listino prezzi.
A inizio anni Novanta, Mitsubishi porta al Salone di Tokio la mS.1000. Una piccola vettura concept dal sapore retrò che, come da nome, usa un motore 1.000.
Forme arrotondate, simpatiche con ampia superficie vetrata, ma il taglio della fanaleria, sia davanti sia dietro, ricorda vetture 100% europee. Oggi avrebbe un senso magari, rinverdita per uso urbano con motore elettrico.
Sempre a inizio anni Novanta, sempre per il grande salone internazionale dell’auto in casa propria, la Mitsubishi porta un prototipo fuori dall’ordinario. È un mezzo anfibio integrale, due posti, basato sul Pajero di seconda generazione.
Il FieldGuard è molto alto da terra, usa ruote da 18 pollici ed è fatto per transitare anche nell’acqua (con regolazione altezza utile di ben 10 centimetri). Venne pensato per usi di servizio pubblico, come i soccorsi, ma invece che sulle coste il Fieldguard, dopo quella pedana con tanto di acqua al Salone, è apparso al cinema: in un film con Jackie Chan.
Non manca un verricello e sotto il cofano il motore è un 2.5 da 105CV, abbinato a un cambio dieci marce.
Sono ben sei, le Mitsubishi HSR. Queste vetture prototipo, della serie “Highly Sophisticated-transport Research” sono state frontiera per la Casa tra gli anni Ottanta e tutti i Novanta.
Come i precedenti prototipi, a loro prima vetrina è stata in quel del Tokio Motor Show. La più intensa e carica di contenuti è l’ultima: Mitsubishi HSR VI. Il modello apparentemente sportivo nasce già a quel tempo per essere in realtà “auto-guidato” grazie ai primi sistemi di controllo, indipendenti e focalizzati su certi percorsi.
Sotto il cofano il motore è un 2.4 a benzina GDi, mentre a terra anche le ruote posteriori erano sterzanti. Portiere e pannelli si muovono verticalmente per agevolare l’accesso.
Questa volta con un occhio e anche qualche mano (di designer) oltre Oceano, la Mitsubishi ha presentato un concept chiamato RPM 7000. Era inizio secolo e l’occasione del NAIAS di Detroit ha visto quello che era già il tanto proposto, oggi, incrocio tra SUV coupé di indole anche fuoristradista.
L’RPM 700 è un 4x4v prestante per davvero: spinge ben 315CV con il suo motore 2.0 benzina turbo derivato dalla Lancer vincitrice nei Rally e una meccanica da far invidia a chi si dice oggi “SUV con indole fuoristradista”:
Perché limitarsi a un SUV, quanto si può avere un SUP? Lo Sport Utility Pack di Mitsubishi è un concept visto a inizio secolo che superava parecchie frontiere.
Veicolo grande, aperto, con tetto in tela che colpisce più della fanaleria LED, sottile. Le portiere del SUP Convertibile Mitsu si aprono ad armadio. Sotto il cofano un gruppo ibrido: 2.0 benzina per la trazione anteriore e due elettrici, per le ruote posteriori.
Negli interni minimalismo e grande display, con tono forte della tappezzeria tigrata.