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A tutti i "fidanzati ufficiali” o quasi, tocca almeno saperlo… Del diamante. Che poi ti dicono: “I diamanti sono eterni, sono per sempre, valgono sempre qualcosa, eccetera…”. Di certo costano cari e molto quelli belli, certificati e puri. Non a caso li rubano i migliori ladri della cinematografia e della vita reale. Però ora alcuni diamanti potrebbero essere appetibili pure per l’automotive, oltre che per Lupin.
Già, vai te a sapere che magari tra un decennio, quei diamanti che passano un pochino di moda perché ci sono sempre meno promesse di matrimonio con anello, dovranno finire nelle batterie delle auto elettriche top (che non sarà più solo Tesla). Suona strano e lo prendiamo con le pinze, il progetto invero nato per molte applicazioni non solo di mobilità, ma dagli USA la NDB (Nano Diamond Batteries) parla di studi e prove in corso per produrre batterie che generano energia usando scorie nucleari riciclate durando molto più di quanto è il ciclo vita di qualunque auto.
Il tutto viene promesso come amico dell’ambiente, una batteria “atomica” ma priva di emissioni che dura in teoria migliaia di anni e non deve nemmeno essere collegata alla rete ricarica! Dovreste sentire il vecchio prof di Fisica del liceo o l’amico che lavora nel settore, per giudicare meglio, ma in sostanza l’idea alla base delle batterie ai nano-diamanti è la seguente e sfrutta, per chi lo ricorda, il gran potere radioattivo che decade dopo molti, moltissimi anni in certi elementi.
Niente più ioni di litio quindi, o idrogeno, si usano scorie nucleari riciclate. Che fanno paura solo a immaginarsele nascoste da qualche parte e non vorremmo esistessero prodotte dall'attività umana, ma sono comunque presenti in giro per il mondo, per vari motivi (e qui si aprirebbe un capitolo..). Nello specifico la grafite, che dopo essere purificata si può usare per creare i diamanti su scala nanometrica. Il decadimento (nel senso fisico del termine, con emanazione di energia) degli stessi è duraturo come da legge fisica e genera la potente e duratura carica. Quella che viene poi raccolta e convogliata con superconduttore.
Ora, se non voi che odiavate la Fisica a scuola, l’amico del liceo scientifico si ricorderà bene che la signora Marie Curie morì vedova dopo aver fatto scoperte sensazionali insieme al marito, proprio a causa delle radiazioni a cui si esposero studiando certi elementi… Alla NDB sfruttano le scoperte dei coniugi Curie ma dicono che il rischio radiazioni nelle future batterie atomiche si elimina mettendo sopra ai diamanti al C14 altri diamanti (artificiali).
Alla fine sono pur sempre loro il materiale top, resistente tanto da rendere le batterie sicure, a prova di urto da incidente dell'auto. Bello, fattibile, accessibile a livello industriale ed economico? Difficile dire ora, fate-vobis. Ci sono già quelli che ancora non fanno entrare oggi nel box un’ottima, prestante e redditizia (nel senso fisico del termine) auto elettrica con fuel-cell idrogeno… Per certi timori sulle bombole. Figuriamoci quando ci saranno delle celle radioattive.
In ogni caso prima che questa tecnologia sia pronta passeranno anni ancora e arriveranno, nel caso, certificazioni di sicurezza per usarle prima in altri settori più tranquilli e tutelati, di quello pubblico dell'auto. Lo scopo, succoso per qualunque produttore di auto elettriche premium, quelle che potrebbero permettersi la batteria atomica ai diamanti, è avere un mezzo con energia inesauribile o quasi (es. una batteria ai nano-diamanti certificata 100 anni?). EV top anche nelle prestazioni, volendo sportive, che quindi dimenticherebbe i problemi di autonomia, delle colonnine o delle varie App con pagamenti delle ricariche. A questo punto però, se per assurdo fosse tutto pronto e funzionale, ci si scontrerebbe con interessi non da poco, nell'industria e nella gestione dei servizi che per anni si sono impegnate sul fronte delle auto a batterie, quelle da ricaricare.