Northvolt, la fabbrica di batterie per auto è fallita

Northvolt, la fabbrica di batterie per auto è fallita
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Costi troppo alti e risorse economiche limitate hanno decretato la fine di Northvolt, la prima gigafactory europea di batteria per auto. Ora più che mai le auto elettriche europee dipendono dai giganti cinesi
19 marzo 2025

Da Northvolt a Novolt

Northvolt, una delle più promettenti startup europee nel settore delle batterie per veicoli elettrici, ha dichiarato fallimento. L'azienda svedese, che aveva acceso le speranze dell'industria automobilistica europea di ridurre la dipendenza dalle batterie asiatiche, ha annunciato oggi la cessazione delle attività dopo aver affrontato mesi di crescenti difficoltà finanziarie.

Fondata nel 2016 dall'ex dirigente di Tesla Peter Carlsson, Northvolt aveva raccolto miliardi di euro in investimenti da giganti industriali come Volkswagen, BMW e Goldman Sachs, con l'ambizioso obiettivo di creare un "campione europeo" nella produzione di batterie al litio. Il suo stabilimento principale a Skellefteå, nel nord della Svezia, era stato progettato per diventare una delle più grandi fabbriche di batterie in Europa e avrebbe dovuto diventare una realtà anche in Italia con il progetto Italvolt, cancellato già da tempo.

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Le Cause

Le cause del fallimento sarebbero molteplici: l'aumento dei costi delle materie prime, ritardi nella messa in funzione degli impianti produttivi, la crescente concorrenza dei produttori cinesi e difficoltà nel raggiungere i livelli di produzione promessi agli investitori.

"Nonostante gli sforzi straordinari dei nostri team e il continuo supporto dei nostri partner, le sfide di mercato e operative si sono rivelate insormontabili", ha dichiarato in un comunicato l'amministratore delegato dell'azienda.

Il crollo di Northvolt rappresenta un duro colpo per le ambizioni europee di autonomia nel settore delle batterie, considerato strategico per la transizione verso la mobilità elettrica. Gli analisti ora si interrogano su quali saranno le ripercussioni per l'industria automobilistica europea, che aveva fatto affidamento su Northvolt per ridurre la dipendenza dai fornitori asiatici.

I circa 3.000 dipendenti dell'azienda affrontano ora un futuro incerto, mentre si prevede che le autorità svedesi ed europee possano intervenire per cercare di salvare parte delle attività e delle competenze sviluppate in questi anni.

Possibili soluzioni

Per superare questa crisi, l'Europa potrebbe: creare un consorzio pubblico-privato per rilevare Northvolt; rivedere le politiche industriali con incentivi mirati alla produzione e alla filiera delle materie prime; considerare tariffe protettive temporanee; e sviluppare joint venture strategiche con partner asiatici per accelerare il trasferimento tecnologico.

Il fallimento di Northvolt dovrebbe essere visto come un campanello d'allarme piuttosto che come una sconfitta definitiva. La transizione verso la mobilità elettrica rimane una necessità ambientale ed economica, e l'Europa ha ancora le risorse intellettuali, finanziarie e politiche per essere protagonista in questo settore. Ciò che serve è una strategia più realistica, coordinata e a lungo termine, che riconosca le sfide competitive globali e vi risponda con determinazione.

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