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Il suffisso "...volt" è al tempo stesso una maledizione e una fortuna; è appena arrivata la notizia che il costruttore svedese Northvolt ha ottenuto un finanziamento dallo stato tedesco e approvato dalla Comunità Europea per aprire una fabbrica di batterie per auto elettriche vicino a Heide in Germania. Senza questi aiuti, la Northvolt era già pronta a fare le valigie ed andare negli USA, approfittando degli aiuti di stato previsti dall'IRA di Joe Biden, ma il governo tedesco è riuscito nell'impresa di creare una nuova fonte di lavoro che darà il suo contributo per ridurre le emissioni. La fabbrica avrà una capacità annua di 60 GWh, traducibile in quasi 1 milione di veicoli elettrici all'anno, a seconda delle dimensioni della batteria, con inizio produzione nel 2026 e piena capacità produttiva nel 2029.
Quasi in contemporanea con l'annuncio della nuova Gigafactory tedesca, è arrivata la notizia della chiamata in tribunale della Italvolt di Lars Carlstrom che avrebbe dovuto portare 3.000 posti di lavoro nell'area ex Olivetti di Scarmagno vicino Ivrea (TO) per cui è stato anche nominato un commissario (Antonino Ficalora). Grandi promesse da parte dell'imprenditore svedese (già indagato all'estero per il fallimento di Britshvolt un anno fa), progetti faraonici con i disegni di Pininfarina e l'automazione di Comau, investimenti plurimilionari da farsi in parte con soldi pubblici. E quando il progetto di Ivrea ha cominciato a scricchiolare, l'eclettico Carlstrom ha cominciato a puntare a Termini Imerese, in Sicilia, per ripartire. La crisi nei conti (3,8 milioni di debiti) pare sia stata scatenata nella richiesta da parte di Pininfarina di rientrare dei costi di progettazione. E la (dis)avventura Italvolt finisce qui, Germania - Italia 1 a 0.