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Accoglienza molto tiepida da parte delle riviste specializzate e soprattutto delle community di videogiocatori per Need for Speed Heat, l'ultimo nato della famosa saga disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC. Pur non avendo realizzato una recensione abbiamo avuto occasione di provarlo e, dopo circa 10 ore di gioco, abbiamo deciso di approfondire in questo articolo quello che, secondo noi, è il punto cardine assente in questo capitolo.
Lungi dal voler sminuire il lavoro realizzato da Ghost Games e distribuito da Electronic Arts, il nostro punto di vista (assolutamente soggettivo) sarà supportato da un'analisi concreta e oggettiva di come il genere racing si sia evoluto ad ritmo impressionante negli ultimi 5 anni, mettendo in secondo piano i classici videogames arcade che ci hanno fatto compagnia fin dalla nascita delle console.
NFS Heat avrebbe avuto una sola chance per "bucare" il mercato videoludico e richiamare tantissimi fan senza stravolgere il comparto tecnico: raccontarci una bella storia. Semplice, forse anche un po' scontata ma, con la giusta sceneggiatura e delle belle cinematic, si sarebbe rivelata la scelta corretta per farsi spazio in un ambito (racing) sempre più saturo e dominato da brand molto forti.
Bastano veramente 30 minuti di gioco in Need For Speed Heat per comprendere quanto la trama sia a tratti banale e, in certi casi (vedi incontro con Ana), decisamente forzata oltre l'inverosimile. Ben sappiamo quanto non sia facile adattare una storia alle corse clandestine di auto ma siamo altrettanto consapevoli che, quando si riesce, il risultato verrà applaudito sonoramente dai videogiocatori; basti pensare a Most Wanted (2005), una trama semplice ma efficace che ha tenuto incollati centinaia di migliaia di piloti virtuali allo schermo.
Ovviamente non si può proporre in ogni nuovo capitolo la famosa "Blacklist", tuttavia gli spunti per lavorare ad altri intrecci non mancano, ma ovviamente richiedono una bella dose di lavoro da parte dei creativi del team di sviluppo.
Per alcuni utenti può sembrare un'assurdità l'idea che sia una bella storia, abbinata ovviamente ad un buon gameplay, a determinare il successo o l'insuccesso di un videogioco; per questo motivo abbiamo deciso di portare come esempio il primo capitolo di Subnautica, un gioco realizzato da Unknown Worlds Entertainment che non ha nulla a che fare con il racing ma che ha ottenuto un successo incredibile.
Di videogiochi come Subnautica il mercato è pieno, con centinaia di titoli della medesima categoria: survival - avventura, ma ben pochi possono fregiarsi di una storia così ben amalgamata con il gameplay del giocatore; al termine della storyline infatti non si può far altro che applaudire di fronte ad un vero e proprio "romanzo videoludico" di cui siamo stati protagonisti e, sottolineiamo, Unknown Worlds è una software house indipendente.
In conclusione quindi, se la saga di NFS desidera mantenere l'impronta decisamente arcade del modello di guida, a nostro avviso avrebbe bisogno di una sceneggiatura ed una trama ben studiate per ritornare ai fasti di Need For Speed Underground e Most Wanted.
Inutile nasconderlo, il genere racing arcade con vetture reali è in rapida discesa negli ultimi anni. Il motivo? Il pubblico che vuole correre virtualmente è cambiato: meno giovanissimi sono attratti dalle auto rispetto anche solo a 5 anni fa, nella fascia 10-15 anni sono infatti altri generi a spopolare, impossibile non citare i battle royale come Fortnite.
Need for Speed Heat si rivolge principalmente ad un pubblico giovanissimo ma, proprio per il fenomeno sopraccitato, fallisce nel suo intento; il mercato videoludico è oggi dominato dai simcade, ovvero giochi di guida con un modello di guida verosimile ottimizzato per il joystick, che però non disdegnano anche un eventuale combo volante/pedaliera. E' il caso di Forza Horizon 4 per esempio, un titolo che ha ben intepretato questa evoluzione del pubblico, più maturo ed esigente in merito alla guida, specialmente in un free roaming con una mappa enorme, esattamente come quella troviamo in NFS Heat.
E' un vero peccato, secondo noi, che questo nuovo capitolo sia rimasto ancorato al genere arcade, rendendo la guida dei nostri bolidi per la gigantesca (e ben caratterizzata) mappa di gioco un vero e proprio contorno dell'esperienza videoludica.
Non è tutto oro quel che luccica ma non è tutto ombra senza luce. In primis ci ha stupito la mappa di gioco, vasta e con diversi scenari in base alle zone che esploreremo, un must have per i videogiochi free roaming moderni. Ottime anche le personalizzazioni ed il tuning dell'ampio parco vetture, per chi ha molta fantasia si possono spendere davvero ore ed ore a modificare il proprio bolide con un'ampia scelta a disposizione del pilota virtuale.
Da sempre punto di riferimento nella saga di Need for Speed è anche la colonna sonora con brani ben ritmati e aggiornati alle mode del momento, sotto questo aspetto il team di sviluppo non sbaglia mai e merita ampiamente il nostro plauso. Infine non possiamo non citare l'elevato numero di eventi a cui potremo partecipare, in single player o multiplayer, che ci obbligheranno ad esplorare tutta la mappa di gioco.
In conclusione ci teniamo a sottolineare che, nonostante questo articolo presenta delle critiche importanti, il nostro obbiettivo è quello di avanzare spunti di riflessione genuini, avvallati dall'analisi dell'andamento dell'ambito racing videoludico odierno.