Neumann, Intel: «Auto come aerei, tutto sarà in mano all'elettronica. Non c'è pericolo»

Neumann, Intel: «Auto come aerei, tutto sarà in mano all'elettronica. Non c'è pericolo»
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Le tecnologie di bordo sono destinate a rivoluzionare l’automobile, almeno per come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi. Marek Neumann della Intel ci aiuta a capire che cosa dobbiamo aspettarci dall'auto di domani
14 novembre 2014

Tutti conoscono Intel, il colosso americano diventato celebre per i suoi microprocessori. Il grande pubblico ha incontrato l’Azienda di Santa Clara con la diffusione di massa nelle abitazioni dei primi personal computer, circa 20 anni fa. In realtà la Intel Corporation nasce molto prima, nel 1968 per l’esattezza, grazie alla lungimiranza dei fondatori Robert Noyce e Gordon Moore. Sarà poi la genialità di Andrew “Andy” Grove a fare di questa realtà, pioniera nell’informatica, una delle più grandi multinazionali del mondo.


Rispetto a vent’anni fa, all’alba della diffusione di massa dei PC, il mondo è molto cambiato. Oggi i processori sono sempre più piccoli e potenti, ma anche molto più diffusi di un tempo. Questo perché attualmente una miriade di oggetti di uso quotidiano, anche quelli più impensabili fino a poco tempo fa, incorpora un microprocessore. Tra questi ci sono senza dubbio le automobili che nell’ultimo decennio sono state rivoluzionate da sistemi di infotainement e dispositivi di sicurezza elettronici sempre più avanzati.  Per questo motivo Intel ha creato al suo interno una vera e propria divisione Automotive che si occupa di sviluppare nuove tecnologie a supporto dei sistemi di bordo delle auto più moderne.

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Marek Neumann, Director of Architecture for Intel's Automotive Solutions Division

 

Per fare degli esempi concreti, troviamo i processori Intel per esempio sulle BMW, dove fanno funzionare il tanto elogiato ConnectedDrive, ma anche su alcuni modelli di vertice del Gruppo Hyundai-Kia e sulla Q50 della Infiniti. L’azienda californiana in ogni caso fornisce tecnologie a moltissimi altri costruttori automobilistici, che però preferiscono mantenere riservata la collaborazione.

 

Dal momento che le tecnologie di bordo sono destinate a rivoluzionare l’automobile, almeno per come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, abbiamo intervistato Marek Neumann, Director of Architecture for Intel's Automotive Solutions Division, che ci ha aperto inediti scenari sul futuro e le potenzialità dei nuovi sistemi pensati per le quattro ruote.

 

Come è destinata a cambiare l'automobile con l'arrivo di sistemi di infotainment sempre più complessi e sofisticati?
«Oggi dobbiamo considerare il sistema di infotainment come uno degli elementi fondamentali durante lo sviluppo di un'automobile. In futuro le tecnologie di bordo avranno sempre maggiori capacità di interazione sia con il guidatore che con i passeggeri. A dire il vero diventeranno un ponte che metterà in collegamento con il mondo esterno chi si trova a bordo di un auto in movimento, in una maniera molto diversa rispetto a quanto è accaduto sino ad oggi. L'automobile si connetterà automaticamente ai nostri social network, memorizzerà i nostri impegni di lavoro e tutto quello che in generale può essere reso accessibile attraverso la tecnologia mobile».

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Gli smartphone e device mobili saranno sempre più integrato con l'automobile. E avverrà tutto in automatico


Un tempo i sistemi multimediali erano riservati alle ammiraglie. Oggi li troviamo anche sulle citycar. Come si è arrivati a questa rivoluzione? Come si è riusciti a realizzare sistemi sempre più accessibili dal punto di vista dei costi?
«C'è una cosa di cui Intel è molto orgogliosa. Sto parlando della Moore's Law (letteralmente “La legge di Moore”, Gordon E. Moore è il co-fondatore della Intel, ndr), che illustra come Intel sia sempre riuscita nel corso della sua storia a raddoppiare all'incirca ogni due anni la capacità dei propri semiconduttori, dei chip, per intenderci. Quello che all'inizio del secolo, nei primi anni 2000, si poteva ottenere da un personal computer molto ben equipaggiato, oggi si può fare tranquillamente con un tablet. Seguendo un trend di questo tipo siamo stati in grado allo stesso di abbattere gradualmente i costi e oggi abbiamo tecnologie più complesse ma anche molto più accessibili per i nostri clienti. Siamo davanti ad una catena di eventi razionali, ognuno interconnesso con l'altro».

Intel è sempre riuscita nel corso della sua storia a raddoppiare all'incirca ogni due anni la capacità dei propri semiconduttori

 

Intel oggi è molto interessata a quello che chiamate “Internet of things”. Grazie alla tecnologia ogni oggetto potrà essere collegato ad un altro. Ogni tipo di oggetto potrà diventare “intelligente” perché sarà in grado di comunicare con un altro. Come cambieranno il mondo dell'auto queste importanti innovazioni? Qual tipo di scenario dobbiamo immaginarci per il futuro?
«Sono convinto che tutto questo avrà ricadute enormi sul sull'automobile e più in generale sul mondo dei trasporti. Oggi abbiamo ancora delle applicazioni piuttosto semplici di questa tecnologia. Ci sono auto per esempio che aiutano a trovare un parcheggio libero, altre che possono interagire con i parchimetri. Ma per il futuro possiamo immaginare potenzialità molto più complesse. Lo smartphone sarà perfettamente integrato all'automobile. Facciamo un esempio. Abbiamo un appuntamento registrato in agenda, che però viene spostato di alcune ore dal nostro ufficio. A questo punto il telefono sarà in grado di mettersi in contatto con il navigatore, che riorganizzerà automaticamente il viaggio dal momento che è cambiato l'ordine degli impegni. E magari noi non ce ne accorgeremo nemmeno perché non riceveremo più la chiamata della segretaria. Il passaggio da operazioni molto semplici a interazioni molto più complesse sta divenendo realtà».

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Intel sta già lavorando per sviluppare piattaforme tecnologiche comuni che permettano a veicoli diversi, anche di differenti brand, di comunicare tra di loro

 

La tecnologia Car-to-X è la nuova frontiera dell'auto. Quando riusciremo a vedere veicoli in grado di comunicare tra loro, indipendentemente dalla tipologia e dalla marca del mezzo? Sarà possibile un dialogo tra auto e moto un domani? Potrebbe essere un grande passo in avanti a favore della sicurezza?
«Le sue ultime parole sono quelle più importanti. Per noi è assolutamente fondamentale portare avanti lo sviluppo di tecnologie che non siano sfruttabili soltanto da un singolo marchio. Noi ci impegniamo a realizzare piattaforme comuni per l'interazione dei veicoli che possano andar bene non solo per tutti i brand ma anche per ogni tipo di veicolo. Piattaforme che dovranno condividere peraltro la stessa rete di comunicazione. E una tecnologia basata sulla standardizzazione deve essere in grado di comunicare con l'ambiente circostante senza fare differenze. Questo percorso include fino in fondo anche le moto. Sarebbe fantastico proteggere i motociclisti dall'urto contro un'automobile causato dall'automobilista che non si è accorto o non ha realizzato a quale velocità si stava avvicinando la moto all'incrocio. Un caso incidente drammatico ma purtroppo molto frequente. Solo se saremo in grado di mettere in collegamento ogni protagonista di un flusso di traffico, grazie ad una piattaforma tecnologica comune, potremo aumentare la sicurezza con questa tecnologia».

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Le potenzialità della tecnologia Car-to-X sono enormi e permetteranno di migliorare la sicurezza. Soprattutto per gli utenti più deboli della strada come i motociclisti

 

Intel sta già lavorando a questo?
«Noi favoriamo da sempre la nascita di piattaforme tecnologiche comuni. Non vogliamo creare un sistema chiuso. Intel ha sempre voluto fornire delle innovazioni standard e preferiamo convincere i nostri clienti, invece di imporre la nostra tecnologia. Lavoriamo all'interno degli schemi standard stabiliti dalla IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, ndr) o dal W3C (World Wide Web Consortium, ndr). In questo modo le nostre piattaforme si dimostrano adatte alle diverse esigenze di numerosi clienti e possiamo dare vita a soluzioni aperte e compatibili. Molto meglio rispetto ad avere tante soluzioni, tutte diverse tra loro e ciascuna adatta solamente ad un esigenza specifica».

 

I moderni sistemi di infotainment sono sempre più ricchi di potenzialità, alcune semplicemente inimmaginabili sino a poco tempo fa. Come affrontate il problema, che diventerà sempre più presente, della protezione dell'enorme mole di dati prodotta da queste tecnologie? Le grandi aziende sarebbero disposte a pagare a peso d'oro dati sui consumi e le abitudini degli automobilisti...
«Lo scenario da lei tracciato nella sua domanda è davvero molto concreto. Non voglio rispondere con un opinione ma con una posizione ben precisa. La persona che genera questa mole di dati (l'automobilista in questo caso, ndr) deve avere la possibilità di decidere come vengano utilizzati. Intel ha una strategia molto precisa a riguardo, che mette al centro prima di tutto la privacy ma anche tutti gli aspetti legati alla sicurezza. Per far sì che i dati vengano gestiti nella maniera corretta la prima cosa da fare è renderli sicuri. Per questo in Intel abbiamo una vera e propria ossessione per la sicurezza. Ogni tecnologia viene sottoposta periodicamente ad un esame di sicurezza e non c'è possibilità di scampo, bisogna superarlo per forza. Il nostro obiettivo è riuscire a costruire per le aziende quello che chiamiamo “trusted root”».

Noi favoriamo da sempre la nascita di piattaforme tecnologiche comuni. Non vogliamo creare un sistema chiuso

 

In pratica di cosa si tratta?

«Dovete pensare a qualcosa di simile ai chip di identificazione delle carte d'identità. Noi montiamo questo sistema di controllo in ogni componente hardware, che, se viene correttamente installato e gestito, riesce a realizzare una "catena di fiducia" attraverso l'intero sistema. In questo modo permettiamo solo ai membri di questa catena, ovvero a chi è realmente autorizzato, di mettersi in contatto con l'automobile o con il proprio device. Questo è il sistema principale attraverso cui riusciamo a garantire al tempo stesso sicurezza e tutela della privacy. Alcuni anni fa Intel poi ha acquisito McAfee che la maggior parte delle persone conoscono per essere una delle società più famose nella produzione di sistemi anit-virus. Ma le stesse tecnologie di protezione sviluppate da McAfee possono essere applicate anche a sistemi integrati [come quelli delle automobili], all'infotainment e a qualsiasi dispositivo pensato per comunicare con altri device».

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La tecnologia Intel è pensata non solo per migliorare il comfort ma soprattutto la sicurezza sulle strade

 

È impossibile quindi che i costruttori auto possano arrivare un giorno a cedere tutta questa enorme mole di informazioni ad altre aziende?
«Non posso negare con assoluta certezza questo scenario. Dipende dal tipo di contratto che si stabilisce tra il proprietario di un'auto e l'azienda che ha realizzato il sistema di infotainment. Oggi non sappiamo ancora quali saranno i modelli di business che si svilupperanno tra questi attori. È chiaro però che queste tecnologie mettono nelle mani dei produttori una leva molto importante in fase di vendita. I costruttori potrebbero dire ad un cliente: “Ti offro uno sconto di 2.000 euro sull'acquisto dell'auto se mi permetti di utilizzare i dati generati dai tuoi sistemi di bordo. Per esempio quante volte metti la freccia, quante volte freni o qual è la tua stazione radio preferita”. Le potenzialità di questo business sono enormi ma non riguarda direttamente Intel. Da un lato c'è chi produce i dati [l'automobilista in questo caso] dall'altro chi desidera mettere le mani su questi dati [le grandi aziende]. Lo scopo di Intel deve essere solo quello di assicurare che non succeda nulla di indesiderato a questi dati».

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Grazie alla possibilità di comunicare tra loro, i veicoli possono evitare incidente causati dalla distrazione

 

Come ha dimostrato la storia degli ultimi anni ogni sistema informatico, anche ad altissimi livelli, può essere vulnerabile. Auto sempre più connesse e tecnologiche, capaci di agire automaticamente anche su motore, cambio, freni, ecc., non rischiano di trasformarsi in un pericolo per gli automobilisti nel momento in cui dovessero essere prese di mira dagli hacker?

«Gli hacker riescono ad agire quando trovano uno spiraglio lasciato aperto da un ingegnere lavora in maniera superficiale o da un sistema di verifica non abbastanza accurato. Nella maggior parte dei casi un sistema è vulnerabile perché si sono commessi degli errori, perché si è costruita una struttura in maniera superficiale o altrimenti sono causati dall'ignoranza. Noi di Intel però abbiamo una vera ossessione per la sicurezza. Per questo ogni singolo controller, ogni singola unità Intel installata su un'automobile lavora solamente con un interlocutore autenticato. È come se tu dovessi dare il tuo codice bancario a qualcuno. Per non correre rischi non lo comunicherai via email ma lo pronuncerai a voce personalmente al destinatario che poi lo trascriverà su un pezzo di carta. Il nostro sistema di sicurezza funziona proprio così. Una determinata comunicazione viene recepita dalla centralina dei freni per esempio solo se la centralina stessa certifica che l'impulso proviene da qualcuno autorizzato ad emetterlo».

Oggi dozzine di milioni di passeggeri salgono tutti i giorni su aeroplani che non hanno nemmeno un solo collegamento di tipo meccanico. E nessuno si meraviglia

 

«Sessant'anni fa gli aerei si facevano volare attraverso cavi d'acciaio, pompe idrauliche, attuatori meccanici. Oggi dozzine di milioni di passeggeri salgono tutti i giorni su aeroplani che non hanno nemmeno un solo collegamento di tipo meccanico. Tutte le componenti in pratica vengono controllate con tecnologia ride-by-wire. E nessuno si meraviglia. L'auto oggi sta attraversando lo stesso percorso. Lo sterzo è servoassistito elettricamente, i cambi sono gestiti completamente attraverso computer e nessuno teme che un automatico decida improvvisamente di inserire la retro in autostrada. Certo ci vorrà del tempo per abituarsi e per fidarsi delle novità, ma se svilupperemo le tecnologie gradualmente, con cautela e soprattutto mettendo al centro la sicurezza, credo che otterremo la stessa reazione che oggi abbiamo con le persone che viaggiano in aereo. Nessuno si stupirà o avrà qualcosa da temere».

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Intel garantisce che ogni componente sia in grado di proteggere la totale sicurezza dei dati prodotti dai sistemi di bordo


Le tecnologie dell'auto vigilano sempre più sulla guida dell'automobilista. Ormai l'auto frena da sola in presenza di un ostacolo, guida autonomamente in coda e con le telecamere vede nel buio ciò che l'occhio umano non potrebbe mai scorgere. Queste tecnologie non rischiano di diseducare gli automobilisti?  "Posso distrarmi tranquillamente, per esempio per utilizzare il mio smartphone, tanto in caso di pericolo fa tutto la macchina".

«Credo che questo aspetto si risolva con una questione di educazione civica e stradale. Quando sono arrivati i primi cellulari non c'erano regole per l'utilizzo così le persone scrivevano messaggi e telefonavano in libertà, tanto che si sono verificati molti incidenti. Questo si verifica ogniqualvolta arriva una nuova tecnologia. Possiamo realmente eliminare questo rischio? Io credo di no, perché l'essere umano è portato a commettere errori per natura. Puoi messaggiare tranquillamente in autostrada perché tanto c'è il Lane Assist? Ovviamente no. La domanda reale è: bisogna disciplinare le tecnologie oppure gli automobilisti? La soluzione è creare maggiore consapevolezza tra chi si mette alla guida.»

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