Nella lunga notte di Le Mans, ho visto con i miei occhi la vera magia della 24 Ore

Nella lunga notte di Le Mans, ho visto con i miei occhi la vera magia della 24 Ore
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Immersa in un ambiente genuino e informale, alla 24 Ore di Le Mans 2023 ho scoperto la vera magia di una corsa storica. Impossibile non percepirla quando sul Circuit de la Sarthe scende la notte
12 giugno 2023

Durante il giro di formazione della 24 Ore di Le Mans 2023, l’Oreca 07 Gibson n.43, preparata dalla DKR Engineering, si è fermata in griglia. Mentre i meccanici cercavano freneticamente di risolvere il problema, sulle tribune di fronte alla sala stampa sono saliti dei cori di incitamento. Dopo un paio di minuti, la n.43 è riuscita a partire, generando un boato da pelle d’oca da parte degli spettatori. Questo è il pubblico della classica del Circuit de la Sarthe.

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Una platea che ama profondamente le corse, ancora prima di supportare un equipaggio. E che le vive nella maniera più genuina possibile, avvicinandosi ai piloti e agli uomini delle scuderie con molta più facilità di quanto non succeda nel patinato mondo della F1. Il paddock della 24 Ore di Le Mans è un luogo dove, tra quad e monopattini che sfrecciano per colmare le lunghe distanze inevitabili su una pista come questa, si vive un motorsport caotico, autentico, genuino. In cui i fan riescono davvero ad immergersi nell’ambiente.

Non c’è nessuno che dia la sensazione di essere fuori posto a Le Mans. Nemmeno la Chevrolet Camaro ZL1 n.24, in arrivo dalla Nascar, il cui equipaggio annovera anche il campione del mondo 2009 di F1, Jenson Button. Quella che in entry list era segnata alla voce “innovative car” a bordo pista si sentiva chiaramente, con il suono arrogante del suo motore. D’altronde la convivenza tra vetture diverse tra loro è materia fondamentale del tessuto di questa categoria.

La danza dei doppiaggi di vetture di classi differenti è un’affascinante coreografia ben studiata da entrambe le parti per perdere il minor tempo possibile. Ma le emozioni più forti a Le Mans arrivano all’imbrunire, quando la pista si accende delle luci delle vetture, che fendono il buio come delle saette. Sabato sera, proprio quando la luce aveva finalmente lasciato spazio alle tenebre, è arrivato un acquazzone terribile.

Sembrava di essere nel bel mezzo di un monsone all’Hunaudières, dove ero stata portata navigando il tentacolare traffico delle strade intorno al circuito, ingolfate anche a notte fonda. E su quel lago d’acqua, i piloti, nonostante la visibilità pessima, non lasciavano nulla sul piatto. I prototipi ruggivano nella notte, con una violenza pari solo a quella che i piloti facevano su sé stessi per non perdere nemmeno un secondo la concentrazione.

Mentre intorno al circuito si scatenava lo spettacolo di umanità varia di appassionati di ogni genere intenti a festeggiare, la mia attenzione restava incollata a quanto succedeva in pista. Nemmeno i fuochi d’artificio lanciati prima che iniziasse a piovere avrebbero potuto distrarmi. La notte a Le Mans è magica, e quello che riescono a fare i piloti ancora di più. E di fronte a uno spettacolo del genere, come fa a venire sonno, nonostante il passare delle ore?

È stato così per i tantissimi appassionati che hanno scelto di rinunciare al riposo per vivere un ambiente permeato da un grande senso di comunità. Che si vede prima di tutto negli equipaggi che vivono in prima persona quella che nel tempo è sostanzialmente diventata una gara sprint da 24 ore, tanta è l’intensità della competizione. Tra gli uomini che si avvicendano alla guida delle auto si crea un rapporto di complicità incredibile, basato sulla fiducia. Si vince e si perde insieme, senza mai voltarsi le spalle.

E quando a fine gara ho visto le lacrime nascere negli occhi di Antonio Giovinazzi e di Sébastien Buemi per motivi diametralmente opposti, ho pensato alle fortissime emozioni che questa gara restituisce anche a chi la osserva da vicino. Lavorare a Le Mans, con le distanze infinite tra un’hospitality e un’altra e colpi di scena uno dietro l’altro, senza respiro, è come sentirsi in un frullatore, in balia degli eventi. Una volta appoggiata finalmente la testa sul cuscino, si fa fatica a realizzare quello che si è vissuto. Ma oggi posso dire che a Le Mans, nel giorno più bello della Ferrari, c’ero anche io.

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