Naruhito, l'imperatore di un'industria a luci e ombre

Naruhito, l'imperatore di un'industria a luci e ombre
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Nel giorno della proclamazione dell'erede di Akihito, qualche riflessione sul mercato dell'auto, tra modelli produttivi senza pari, un territorio inospitale e un quadro economico interno e generale di grande incertezza
22 ottobre 2019

Per il Giappone, oggi è un grande giorno: a sei mesi dall'abdicazione del padre Akihito il suo erede, il cinquantanovenne Naruhito viene proclamato ufficialmente Imperatore, a poco più di sei mesi dall'averne ereditato la carica.

La cerimonia di incoronazione che, come da tradizione, si svolge a porte chiuse e ha nel suo centro un rituale millenario, ha un elevato valore simbolico, come del resto l'inizio di ogni nuova era che nellla cultura giapponese dev'essere all'insegna del guardare avanti, dell'innovazione, entrambi fattori fondanti del made in Japan.

Come lo sono, del resto alla base dell'evento che si apre a poche ore di distanza, il Tokyo Motor Show, il crocevia sul futuro della tecnologia e della mobilità nipponico.

L'edizione 2019 sta sullo sfondo di una fotografia in cui il soggetto inquadrato conta una produzione interna di oltre 8 milioni di vetture e si colloca al terzo al mondo dopo Cina e Stati Uniti, e un mercato che vale grossomodo la metà.

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Qui c'è una delle “luci” di cui parliamo del titolo. Alla quale se ne aggiunge un'altra che è, al contempo, una sua causa e un suo effetto: una produttività senza pari e la grande attenzione alla qualità del modello giapponese che scaturisce da un mix di fattori, il primo dei quali è il rispetto della forza lavoro, intesa sia in un senso molto generale, che si manifesta nel considerare degne, onorevoli, anche tutte quelle attività che in altre dinamiche aziendal-produttive sono considerate marginali. E' prima di tutto una questione di cultura. Che riguarda ogni ambito del vivere e dell'agire nipponico.

Tra le tasse e le incognite sull'elettrico

E poi le ombre. Anzi, La Grande Ombra, quella dell'elettrico, un aspetto dei processi di produzione in cui il Giappone ha creduto sì, ma meno di quanto avrebbe dovuto e potuto, e ora si vede costretta a una rincorsa che potrebbe costarle cara. Tutto ciò riguarda sia la produzione delle vetture in sé che la messa a punto delle infrastrutture e dei servizi collegati.

E poi c'è il quadro economico generale, nel quale spicca una decisione-chiave del governo Abe: l'aumento dell'imposta sui consumi, salita al 10 per cento a fronte del precedente 8.

Per capire quali saranno gli effetti di questa decisione sul medio e lungo termine ci vorrà ancora del tempo, ma intanto, nel breve periodo, nel timore che possa provocare un rallentamento dell'economia, la domanda ha subito uno stop.

Ultima, non ultima, ombra, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che, in un settore così sbilanciato sulle esportazioni com'è quello giapponese, rischia di fare danni pesantissimi.

Il tutto in territorio tutt'altro che ospitale, tra rischio terremoti, uragani e inondazioni.

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