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Mettiamo che vi piacciano i modelli storici, militari e non, che vi facciano impazzire auto e moto dei tempi eroici, che vi brillino gli occhi quando sentite il rombo di un motore d’epoca. Ebbene, visto che mancano pochi giorni alla Festa del 2 Giugno, e quindi alla tradizionale parata delle Forze Armate ai Fori Imperiali a Roma, è probabile siate confusi tra i tanti che si accalcano alle transenne per vedere da vicino le dotazioni delle truppe in divisa. Pochi attimi, per fissare nella memoria le immagini dei veicoli d’antan e moderni, i colori delle uniformi, la geometria della sfilata. Un tempo troppo breve, che lascia per forza un po’ insoddisfatti.
Ma se avete la passione per la storia della motorizzazione, questo articolo fa per voi. Gli appassionati di motorizzazione, militare e non solo, hanno occasione di rifarsi: una visita al Museo Storico della Motorizzazione Militare. Basta andare alla Cecchignola, l’enorme quartiere per uomini in divisa nella zona sud di Roma: tra caserme, uffici e sedi di comando, ci sono anche i sei padiglioni riservati all’esposizione di un inestimabile patrimonio storico di veicoli militari, moto e auto, capaci di fare la felicità degli appassionati.
Una realtà consolidata
Costituito ufficialmente nel 1955, il Museo Storico della Motorizzazione Militare negli anni si è andato via via arricchendosi di veicoli rari, volumi storici e materiali legati alle vicende della motorizzazione, arrivando oggi a rappresentare l’ideale contesto per comprendere l’evoluzione della meccanica motoristica dall’800 ai giorni nostri, per apprendere il meraviglioso segreto dell’equazione intellettiva capace di moltiplicare i cavalli di potenza pur rimpicciolendoli nel volume di qualche litro di un motore.
Il Museo raccoglie materiale tecnico-storico militare, del Genio, dell’Artiglieria e delle Trasmissioni, custodendo cimeli dei tempi di guerra e di pace. In totale, sono oltre trecento i veicoli, tra vetture, moto, mezzi cingolati ed autocarri, cui si aggiunge una ricchissima documentazione storica, con biblioteca-archivio, schede informative, materiale fotografico, mentre una sala multimediale ospita mostre tematiche, conferenze e seminari.
Tante rarità
Difficile fare una selezione tra le tante chicche a disposizione del visitatore: noblesse oblige, la prima citazione è d’obbligo per la Bernardi, il primo autoveicolo (tecnicamente, un triciclo), costruito in Italia nel 1894 e del quale ne esistono soli cinque esemplari in tutto il mondo; a farle da damigelle, la Renault famosa come “Taxi della Marna”, adibita al trasporto di truppe, la 3 ½ HP, prima Fiat costruita a Torino su progetto di Aristide Faccioli e l’affascinante 5 HP, dei fratelli torinesi Ceirano, costruita nei primi anni del ‘900 e mossa da un monocilindrico da 639 cc.
Dai primordi ai giorni nostri, come si diceva, passando per il meglio della produzione italiana (le meravigliose Lancia Lambda, Artena, Astura, ovviamente la Balilla in versione multipla, fino a modelli più recenti degli anni ’50), culminando con le vetture presidenziali, utilizzate per esempio da Leone e Pertini in occasione dei loro impegni istituzionali.
Altri “pezzi” importanti, l’Amilcar Italiana CGS Sport del 1926, modello barchetta a 2 posti, con motore 4 cilindri in linea da 1.074 cc, di cui questo Museo custodisce l’unico esemplare originale al mondo; ancora, l’evocativa Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport Zagato, con il sei cilindri in linea da 1.752 cc, capace di vincere anche una Mille Miglia; oppure, la spettacolare Zedel Torpedo del 1910, 4 posti e 4 cilindri in linea verticali da 1.860 cc, capaci di spingere la vettura franco-svizzera a... 65 km/h!
“Il Museo raccoglie materiale tecnico-storico militare, del Genio, dell’Artiglieria e delle Trasmissioni, custodendo cimeli dei tempi di guerra e di pace. In totale, sono oltre trecento i veicoli, tra vetture, moto, mezzi cingolati ed autocarri, cui si aggiunge una ricchissima documentazione storica”
Anche le moto
C’è spazio anche per le due ruote: spicca la Frera del 1914, con monocilindrico 4T da 500 cc, ma sono da ammirare anche la cecoslovacca Laurin & Klement, 4 cilindri in linea del 1912, la sperimentale Moto Guzzi 3x3 del 1958, che utilizzava il propulsore da 754 cc della V7, il motociclo tattico Bianchi MT 61 o la Indian del 1941, con bicilindrico a V da 750 cc.
Insomma, di cose da ammirare, scoprire, conoscere ce ne sono davvero tante: il solo rammarico, davanti a tanta bellezza, è che non tutti i padiglioni del Museo siano all’altezza dei modelli che ospitano. Complice la spending rewiew, qui di soldi per la manutenzione ordinaria ne arrivano pochini; come ormai in Italia troppo spesso accade, si supplisce con la passione (davvero enorme, come la loro competenza!) dei militari adibiti alla gestione. Che, nel loro piccolo, fanno miracoli. Peccato, perché questo Museo andrebbe promosso e reclamizzato, a tutti gli appassionati di meccanica e motori e potrebbe diventare un bel biglietto di presentazione per le attività che l’Esercito svolge.
Il Museo Storico della Motorizzazione Militare si trova presso la caserma Arpaia, alla Cecchignola di Roma, con ingresso dal viale dell’Esercito; si può visitare il sabato, dalle 9 alle 12; dal lunedì al venerdì l’apertura avviene solo per appuntamento; l’ingresso è gratuito; per le visite di gruppo, occorre una prenotazione, con preavviso di almeno 3 settimane. Per info e contatti: Museo Storico della Motorizzazione Militare, tel. 06 50237374.