Multe, una sentenza evidenzia lo scandalo legato all'articolo 126 bis del CdS

Multe, una sentenza evidenzia lo scandalo legato all'articolo 126 bis del CdS
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La maggior parte dei Comuni italiani ha intascato per anni in maniera indebita i 250 euro previsti dall’articolo 126 bis del codice della strada. Enrico De Vita lo aveva denunciato in una inchiesta. Ora una sentenza gli dà ragione
4 aprile 2013

La puntata di Articoli da Viaggio andata in onda questa mattina su Isoradio, che ha avuto come ospite il nostro editorialista Enrico De Vita, ha scatenato un vero e proprio putiferio tra gli ascoltatori che hanno letteralmente sommerso di sms la redazione per chiedere approfondimenti e delucidazioni. De Vita infatti è andato a toccare un nervo scoperto parlando dello scandalo legato alle multe che prevedono la sottrazione di punti.

Articolo 126 bis

L’introduzione all'interno del Nuovo Codice della Strada dell’articolo 126 bis infatti ha tramutato la perdita di punti, inizialmente attribuita al proprietario della vettura, in una sanzione alternativa da 250 euro qualora il proprietario non comunichi i dati della patente di chi realmente si trovava alla guida al momento dell’infrazione.


I Comuni però nella maggior parte dei casi non provvedono ad informare in maniera corretta automobilisti e motociclisti che spesso si trovano a pagare i 250 euro anche quando in realtà potrebbero tranquillamente farne a meno perché tutelati dalla legge. De Vita aveva già spiegato la questione in un suo articolo solo qualche mese fa.

La nuova Sentenza

La vera notizia però è che ora una sentenza emessa pochi giorni fa dal Giudice di Pace di Milano, che vi proponiamo in formato pdf (i contenuti più interessanti sono alle pagine 5, 6 e 7), dà perfettamente ragione alla tesi sostenuta dall’articolo di De Vita, che attribuisce ai Comuni comportamenti non trasparenti mirati ad intascare in maniera indebita i 250 euro previsti dal 126 bis.

enrico de vita
La sentenza emessa dal Giudice di Pace di Milano conferma quanto sostenuto dal nostro editorialista Enrico de Vita nel suo articolo


Ecco l’articolo di Enrico De Vita, pubblicato sul mensile Auto, intitolato "Lo scandalo delle multe" che ha trovato conferma nella sentenza del Giudice di Pace di Milano.

Lo scandalo delle multe

C’è una disgraziata legge nel Codice della Strada che sta combinando guai catastrofici agli automobilisti. Nessuno vuole rivelarli e tanti fanno finta di non saperne niente. A partire da quei Comuni che ne traggono vergognosi vantaggi economici. Si tratta dell’articolo 126 bis, quello che ha tramutato la perdita di punti — inizialmente attribuita al proprietario della vettura — in una sanzione alternativa da 250 euro, qualora egli non comunichi i dati della patente di chi guidava al momento dell’infrazione.


Quando, nel 2005, in Parlamento si barattarono i punti-patente con la sanzione economica, qualche mente eccelsa deve aver detto: “Che ce ne cale se i vigili non fermano gli indisciplinati per contestare subito l’infrazione, che ce ne importa dei punti sottratti al vero colpevole, a noi interessano i soldi”. E quel giorno si aprì il pozzo di San Patrizio per le casse comunali. Infatti, la sottrazione dei punti è una sanzione accessoria che lo Stato infligge a nome di tutti, ma è figurativa, nel senso che non si vede e non si sente, perché i punti sono custoditi nell’archivio generale della Motorizzazione. Invece, la sanzione di 250 euro si vede e si sente, ed è un grazioso omaggio che viene intascato da chi spedisce il verbale: in 9 casi su 10, dalle amministrazioni comunali.

C’è una disgraziata legge nel Codice della Strada che sta combinando guai catastrofici agli automobilisti. Nessuno vuole rivelarli e tanti fanno finta di non saperne niente. A partire da quei Comuni che ne traggono vergognosi vantaggi economici

A me i soldi, alla Stato i punti

È fin troppo facile comprendere che ai Comuni non conviene far sapere:

— che non basta pagare l’infrazione iniziale scrivendo nome e cognome sul bollettino postale, ma che bisogna compilare entro 60 giorni (dalla notifica del verbale) un modulo con i dati di chi guidava e allegare la fotocopia della patente;
— che, nel caso non rispediate il modulo o non lo facciate in tempo, i Comandi di Polizia Locale hanno solo 90 giorni (che partono dal 61mo giorno, a partire sempre dalla notifica del verbale) per accertare la vostra nuova infrazione (al 126 bis).
— che, se l’amministrazione si sveglia dopo 4 mesi o un anno, la vostra infrazione è prescritta de iure, non è più contestabile. Basta mostrare le date al Comando che ha emesso il verbale e chiederne l’annullamento, senza dover disturbare prefetti e giudici di Pace.

Tutto questo è sconosciuto alla maggioranza degli automobilisti. E ignorato, più o meno volutamente, da troppi comandi. Fatto sta che oggi sono oltre 80 le infrazioni che comportano la sottrazione di punti. Tanto per fare qualche esempio: la sosta in zona gialla (fermata bus, spazio per disabili o per taxi) comporta 2 punti; la sosta sulla carreggiata nelle ore notturne senza accendere le luci = 1 punto; i bagagli mal sistemati sul tetto = 1 punto.

multe
Pur di intascare i 250 euro previsti dal 126 bis i Comuni fanno carte false, ingannando gli automobilisti


In parole povere, tranne la semplice sosta vietata, tutte le altre comportano il ritiro di almeno un punto. E quindi l’autodenuncia con i dati della patente. Oppure la mega-sanzione. Che, dagli iniziali 250 euro, con l’aggiornamento biennale del 5,4% scattato a gennaio, è oggi salita a 284. Ai quali va aggiunta una perfida cresta, giustificata come “spese di spedizione”, che in alcuni casi sfiora i 20 euro. Morale, dimenticare in buona fede di riempire il modulo costa un botto.

Ma i Comuni, ci sperano, anzi ci contano e arrivano a fare carte false pur di incassare quella cifra. Arrivano perfino a dichiarare il falso: per esempio, si inventano la data di accertamento della vostra infrazione al 126 bis. Cioè quella in cui voi avete concretizzato l’illecito (che, ripetiamo, è il 61mo giorno dopo la notifica del primo verbale). E ne sparano una a caso. Ovviamente successiva. Perché, così facendo, possono notificarvi la nuova infrazione anche un anno dopo che è prescritta. Una bella furbata, per fare soldi a vostre spese.

78 milioni di multe comunali

Secondo un nostro calcolo potrebbero essere alcuni milioni gli automobilisti che hanno dovuto pagare verbali già nulli in partenza. Il conto è presto fatto: nel 2011 le multe comminate dai vigili urbani sono risultate oltre 78 milioni (oggi col proliferare di telecamere e controlli elettronici hanno di certo superato gli 80 milioni). Ipotizzando che oltre 30 milioni abbiano comportato la sottrazione di punti, se solo il 10% dei multati non ha riempito il modulo o non si è accorto che il secondo verbale era fuori tempo massimo, siamo già a 3 milioni di “truffati”. Per contro, Polizia stradale e Carabinieri, che comminano ogni anno 2,8 milioni di multe, quasi tutte con sottrazione di punti, si comportano in modo limpido: i verbali riportano le date vere e corrette e non vengono spediti fuori tempo massimo.

Sì, perché gli automobilisti non sono in grado di fare i conti esatti e finiscono col pagare, anche quando hanno tutte le ragioni per non farlo


La stragrande maggioranza dei Comuni, invece, no: nasconde le informazioni e spara date a capocchia. Le eccezioni sono davvero poche, ne citiamo una: il Comune di Vecchiano, in provincia di Pisa, aggiunge al primo verbale un modulo ineccepibile, chiaro e privo di ambiguità, per spiegare la prassi da seguire.

Sì, perché gli automobilisti non sono in grado di fare i conti esatti e finiscono col pagare, anche quando hanno tutte le ragioni per non farlo. E i prefetti? I giudici di Pace? Ondeggiano, solo di recente alcuni di essi hanno accolto la tesi che pure l’infrazione al 126 bis, come qualunque reato, ha una data di prescrizione. Ma finché il Parlamento o la Cassazione non emetteranno una sentenza definitiva sarà uno stillicidio. Roma era la patria del diritto, dicevano. Ma l’Italia, oggi, ne è la tomba. [...]

 

Sbirri anche esattori

Torniamo ai 78 milioni di multe elevate dai vigili, le moltiplichiamo per l’importo medio di 100 euro, viene fuori una cifra da capogiro: 7,8 miliardi di euro. Questo spiega perché tanti sindaci considerino la funzione del vigile come quella di esattore. E gli automobilisti, come un bancomat sempre disponibile.


Non so se avete ascoltato in una recente puntata di “Ballarò” il sindaco di Rivoli (TO) che ammetteva candidamente di aver portato gli incassi delle multe da 2 a 14 milioni di euro annui, semplicemente istallando quattro autovelox. E risanando così il bilancio comunale. La confessione – scioccante, in termini numerici - conferma quanto sosteniamo da sempre: l’Italia sta diventando il primo Paese al mondo ove prolificano tasse occulte gestite dai Comuni. Tuttavia quella confessione non ha prodotto negli ospiti e nel conduttore di Rai 3 neppure un sussulto. Per forza! Erano solo politici, che si muovono con l’auto blu, e, quando usano la propria, pagano le multe coi fondi dei gruppi parlamentari. [...]

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