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La notizia sta facendo il giro del mondo perché la cartella esattoriale da parte del National Highway Traffic Safety Administration, che è arrivata nella buca delle lettere alla sede della Honda, ha tanti di quelli zeri da far girare la testa. 70 milioni di dollari! Trattasi della sanzione più alta mai imposta a una casa automobilistica.
La motivazione è importante tanto quanto la cifra: Honda ha nascosto, alle autorità americane per la sicurezza stradale, 1729 dati su incidenti gravi che hanno provocato morti e feriti. Ma non sembra essere finita qui: Honda, a quanto pare, ha occultato anche le proprie pendenze con clienti su garanzie e rimborsi.
Anche Airbag difettosi su venti milioni di automobili
Degli oltri mille e settecento casi non comunicati, alcuni di questi riguardavano sinistri provocati da airbag difettosi, costruiti da Takata, che qualche giorno fa si era vista coinvolta nel richiamo di 20 milioni di auto, proprio per gravi anomalie a questo componente.
La Honda da parte sua, sembra avesse già dichiarato di essere a conoscenza delle mancate comunicazioni, parlando di «errori tecnici» nel periodo compreso fra il 2003 e il 2014, ma il fatto grave è che abbia aspettato tre anni prima di agire: «Abbiamo risolto questa faccenda e adesso ci impegneremo per fornire tutta l’assistenza di cui ha bisogno l’Nthsa per aumentare la trasparenza e migliorare i nostri report» ha detto il vice presidente della divisione americana di Nthsa, Rick Schostek.
L'ente ha però punito anche GM, Hyundai che sonbo state rispettivamente multate per 35 e 17,5 milioni di dollari, colpevoli di non aver richiamato nei tempi giusti i veicoli difettosi. Non è passata indenne ai controlli nemmeno la Ferrari che dovrà sborsare, però "solo" 3,5 milioni di dollari, non male in proporzione al numero di veicoli immatricolati rispetto a un colosso come Honda. Il Cavallino è stato dichiarato colpevole di non aver tramesso alcuni dati sugli incidenti delle “rosse” negli Usa.
Altro che the power of dreams... “the power of elusion”. Anche i grandi sbagliano.
Maurizio Vettor