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Siamo in possesso della sentenza con la quale il giudice di Pace di Milano ha accolto il ricorso di un automobilista al quale – grazie alle nuove telecamere - erano state comminate in un solo mese 29 multe per aver attraversato la striscia gialla della corsia riservata ai taxi nei pressi dell'aeroporto di Linate. A marzo e a ottobre 2016 Automoto.it - vedi notizie correlate - aveva sostenuto strenuamente l’illegittimità dei verbali, che ora appare inoppugnabile.
Dice la sentenza, che pubblichiamo sotto: “I ricorsi vanno accolti perché il Comune di Milano non ha rispettato l’art. 383 del Codice della Strada, in base al quale il verbale deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e della località nei quali è avvenuta la violazione. Nel caso di specie avrebbe dovuto indicare i Comuni di Segrate o di Peschiera (e non come ha scritto nei verbali: In Milano, località Linate. ndr) e non certo il Comune di Milano, estraneo geograficamente all’aeroporto di Linate. Non solo, ma non ha neanche specificato, stanti i limiti territoriali ai quali sono sottoposte le polizie locali, da dove discendeva il potere di effettuare rilevazioni presso il territorio di altri Comuni: circostanza che avrebbe dovuto essere indicata nei verbali per non vulnerare il diritto alla difesa del ricorrente. Alla luce di quanto sopra i ricorsi vanno definitivamente accolti”.
È stata quindi ribadita la nostra tesi (della arbitraria indicazione della località) e accolti definitivamente i ricorsi. Molto bene, ma mancano ancora due passi.
Il giudice non entra sulla disinvoltura con la quale la polizia municipale di Milano scriveva di volta in volta “In Milano, in Linate, in piazzale dell’aeroporto”, e lo scriveva ripetutamente su più verbali, come fosse una decisione presa in alto loco (per nascondere cosa? un errore burocratico? un accordo non trasparente?). A nostro avviso, stante la sentenza del giudice di Pace, e visto chi emetteva i verbali, si potrebbe ipotizzare il “falso in atto pubblico” o il “falso ideologico”. Ma questa è materia di una Procura.
Il giudice non indaga sulla liceità o validità dell’accordo del 2012 fra i tre Comuni e su come spartirsi il controllo dell’aeroporto. Dice semplicemente che, se c’era, i vigili dovevano indicarlo nei verbali. Altrimenti sono nulli. Punto e basta.
Tuttavia rimangono insoluti alcuni interrogativi. Perché Segrate ha rinunciato per anni a esercitare il controllo stradale all’aeroporto? Perché sono state installate dal Comune di Milano due telecamere che hanno provocato di colpo valanghe di verbali e introiti per un solo Comando? Perché vengono usati costosi strumenti di controllo del traffico quando non si possono certo invocare ragioni di sicurezza per le lente strade di un aeroporto? O si tratta di una scorretta volontà di far cassa, dove il costo della inopportuna decisione viene ampiamente ammortizzato in pochi giorni?
Ora di certo il Comune di Milano, per non avallare la brutta figura che deriva da questa sentenza, farà ricorso in Appello e poi, forse, in Cassazione. Anche perché ci sono molti altri ricorsi che pendono di fronte al giudice di Pace e di fronte al Prefetto. E magari noi cittadini ne pagheremo anche i costi legali, giacché temiamo tanto che il Comune non si farà scrupolo di rinunciare. Da parte nostra, ci documenteremo, ci batteremo, e vi terremo informati.