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I primi ricorsi basavano la loro giustificazione sul fatto che i verbali recavano la dicitura “infrazione rilevata nel Comune di Milano”, mentre la maggior parte dell’aerostazione si trova sul territorio di Segrate. Secondo il Codice, infatti, il verbale deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e della località nei quali la violazione è avvenuta. La Polizia Locale di Milano, pertanto, avrebbe dovuto indicare quale località della violazione il Comune di Segrate e non Milano.
Dopo un esito favorevole ai conducenti, del quale avevamo dato ampio riscontro su Automoto.it, altri automobilisti avevano fatto ricorso, ma questa volta dinnanzi al Prefetto, per evitare di pagare la tassa di accesso (rischiando, tuttavia, di pagare una sanzione raddoppiata, nel caso di rigetto). Il prefetto, però, respingeva i ricorsi degli automobilisti, anzi accoglieva a sorpresa la difesa presentata dalla Polizia Municipale di Milano, sposando tutte le sue tesi. Si è arrivati così a due pronunciamenti ufficiali diametralmente opposti.
Ma uno dei multati, per nulla intimorito dalla ordinanza del Prefetto che lo condannava a pagare il doppio, decideva di proporre ulteriore appello di secondo grado, contro l'ordinanza del Prefetto e contro il Comune di Milano. Da pochi giorni è stata pubblicata la sentenza del Giudice di Pace, Rossella Barbaro, che accoglie in pieno il ricorso dell’automobilista e che dovrebbe mettere fine alla vertenza giacché ne chiarisce definitivamente tutti i contorni. La sentenza – datata 7 settembre - ristabilisce le competenze e i poteri di polizia, di vigilanza e sanzionatori nell’aerostazione di Linate, e condanna definitivamente il Comune di Milano per il suo operato.
Nella sentenza, il Giudice fa alcune precisazioni. La prima riguarda la posizione dell’aeroporto di Linate, che “si trova per piccola parte […] nel Comune di Milano, per altra piccola parte in quello di Peschiera Borromeo e per la maggior parte nel Comune di Segrate”. “Tant’è vero – si spiega – che tutte le licenze commerciali che si trovano all’interno dell’aeroporto vengono rilasciate esclusivamente dal Comune di Segrate”. Dopo i nostri articoli, la dicitura venne modificata in “infrazione rilevata nel piazzale dell’aeroporto di Linate”. Ma il vero quesito era: “Può Milano fare multe i Segrate?”
Milano eccepiva nel processo di essere titolata a elevare contravvenzioni a Linate in base a una ordinanza ENAC n.7/15 emessa dal direttore aeroportuale, al quale la legge n. 33 del 2012 conferisce il potere di istituire aree e corsie a traffico limitato all’interno degli aeroporti. In tale ordinanza veniva conferito alla polizia municipale di Milano il diritto di presidiare e monitorare con apparecchiature elettroniche l’accesso alle corsie riservate ai taxi, nonché il potere sanzionatorio per le infrazioni al Codice e, infine, la gestione delle multe tramite la Centrale di Controllo Traffico del Comune. Nei processi precedenti Milano aveva invece invocato un altro documento, ovvero un protocollo firmato nel 2013 fra i tre Comuni, che tuttavia era scaduto l’anno dopo e non era stato più rinnovato.
Poco prima di questo ultimo processo erano intervenuti due episodi: una interrogazione del vicepresidente della Camera; Baldelli, al ministro dei Trasporti, nel 2017, che aveva portato a migliorare la segnaletica delle telecamere a Linate; e una singolare modifica che l’ENAC ha fatto alla sua ordinanza n.7/15, nello stesso anno. Il giudice Rossella Barbaro scrive: “nelle more tra la contestazione del verbale impugnato e il precedente processo, il Direttore dell’Enac ha provveduto, in data 14 marzo 2017, a revocare l’ordinanza dietro la quale sia il Comune sia il giudice d’appello si erano trincerati al fine di giustificare i poteri di rilevazione delle infrazioni della Polizia municipale del Comune di Milano. Andando ad indagare nella nuova Ordinanza, si scopre che la novità risiede proprio nell’aver esautorato di ogni potere il Comune di Milano”. Nell’articolo 9 si legge infatti: “vengono individuati i seguenti ambiti prioritari di intervento, rispetto alle quali le Polizie Locali dei territori su cui insiste l’aeroporto di Linate hanno titolo di espletare le rispettive autorità di vigilanza e accertamento in materia di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta e circolazione di mezzi”.
La sentenza ristabilisce le competenze e i poteri di polizia, di vigilanza e sanzionatori nell’aerostazione di Linate, e condanna definitivamente il Comune di Milano per il suo operato
E, all’art.10: ‘Le sanzioni per l’inosservanza di tali norme [Codice della Strada, ndr], saranno applicate a seguito di attività di accertamento effettuata dagli agenti della Polizia Locale, contestate al trasgressore e gestite dai rispettivi organi per i successivi adempimenti di legge’. Nessun cenno più al Comune di Milano ed alla sua Centrale Controllo Traffico […], ma solo un riferimento a più Polizie Locali con ‘rispettive attività di vigilanza ed accertamento”.
Questo perché “il direttore dell’Enac, benché autorizzato a istituire corsie ed aree a traffico limitato, non può disattendere le norme precettive del Codice della Strada, che riconoscono e tutelano la territorialità.
In particolare, l’articolo 12 del Codice della Strada stabilisce che “l’espletamento dei servizi di polizia stradale previsti dal presente Codice spetta […] ai Corpi e ai servizi di Polizia Municipale, nell’ambito del territorio di competenza”. Ovvero a Segrate e a Peschiera Borromeo. La legge prevede tuttavia che si possa derogare a tale principio, ma devono essere i Comuni a farlo (con accordi vincolanti e protocollati) e non un direttore Enac. Altrimenti, si arriverebbe all’assurdo che il servizio di polizia a Linate potrebbe essere da lui affidato ai vigili urbani di uno sperduto municipio di Vattelàppesca. A Milano rimane comunque, inviolato, il diritto di rilevare infrazioni per il tratto di viale Forlanini distante dall’aeroporto.