Multe a Linate, De Vita: «La sicurezza è solo una scusa»

Multe a Linate, De Vita: «La sicurezza è solo una scusa»
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Il nostro editorialista, Enrico De Vita, ritorna sul caso delle multe illegittime comminate a Linate, un esempio dell’uso disinvolto delle telecamere. A combattere contro questi abusi è anche il vicepresidente della Camera dei Deputati, Simone Baldelli
23 gennaio 2017

Punti chiave

«Negli ultimi quattro anni, con l’adozione di strumenti elettronici, le multe sono aumentate del 300%; il totale della fatturazione dei Comuni ai cittadini supera ormai i 7 miliardi di euro, l’equivalente di una consistente finanziaria. Altro che tassazione nascosta, è palese, e colpisce chi ha reddito fisso, perché le auto blu sono esenti»: così il nostro editorialista, Enrico De Vita, definisce l’utilizzo degli autovelox come strumento di cassa nell'intervista condotta da Elena Carbonari, in diretta su Isoradio, il 20 gennaio scorso.

Esempio lampante di questo sono le multe comminate all’aeroporto di Linate: «Il Comune di Milano, che opera nella zona aeroportuale per uno strano accordo di protocollo di molti anni fa, ha installato delle telecamere per monitorare le corsie di bus e taxi senza usare vigili. È successo tutto dal giorno alla notte, e molti ci sono cascati e si sono rivolti ad Automoto.it», spiega De Vita.

«Noi abbiamo fatto notare tre cose: prima di tutto il comune non ha segnalato adeguatamente con cartellonistica la modifica alla viabilità; poi, nelle multe il comune scriveva di aver rilevato l’infrazione a Milano, anche se l’aeroporto di Linate si trova nel Comune di Segrate. Dopo il nostro primo articolo in merito, nei verbali non si menziona più Milano, ma Linate, come se fosse un comune, quando in realtà è una frazione di Segrate. Abbiamo aiutato alcuni lettori a fare ricorso. Il primo, consistente in 29 verbali tutti allo stesso automobilista, è stato accolto dal Giudice di Pace di Milano. Ce ne sono migliaia di altri, però».

«I Comuni a volte fanno cassa in maniera sospetta: mettere una telecamera per vedere chi passa nella corsia dei bus a Linate non è una questione di sicurezza, ma una scusa per guadagnare».

Dello stesso avviso è anche Simone Baldelli, vicepresidente della Camera dei Deputati, intervenuto insieme a De Vita ad Isoradio: «Concordo, non è una questione di sicurezza, ma solo una bieca operazione per fare cassa. Si pensi al caso del comune di Filottrano, dove in pochi giorni sono stati comminati 55.000 euro di verbali grazie ad un autovelox messo su una strada di grande scorrimento. Si guadagna così».

«Una delle nostre battaglie riguarda proprio la destinazione dei proventi delle multe comminate per via degli autovelox. Ho presentato io la mozione, ma è stata sottoscritta da diversi gruppi parlamentari, e votata all'unanimità dalla Camera dei Deputati. La mozione impegna il governo a garantire che i proventi delle multe per autovelox non vengano usati dai Comuni per fare cassa a discapito dei cittadini, ma siano investiti, come prevede il Codice della Strada, nella sicurezza delle strade. Tuttavia i comuni rischiano solo teoricamente sanzioni se non adempiono a questa disposizione. Qualora venga usato in questo modo, l’Autovelox diventa semplicemente un bancomat, una specie di passaggio feudale».

«Il problema è che non c’è la possibilità di multare efficacemente i Comuni per l’uso improprio degli autovelox. Non c’è uno strumento per far rispettare il Codice della Strada, visto che i Comuni non dichiarano il modo in cui utilizzano i proventi delle multe. Credo nella tutela dei diritti dei cittadini contro queste vessazioni, da cui non hanno spesso tempo e soldi per difendersi», prosegue Baldelli. 

«Il principio del rapporto di fiducia che deve sussistere tra lo Stato e i cittadini manca perché ogni volta in cui il cittadino apre la posta e trova qualcosa che non sia pubblicità, ha la sensazione che stia arrivando una fregatura, una multa, una cartella esattoriale. Per mantenere la fiducia, dobbiamo far sì che lo stato non si comporti come estorsore, senza violare continuamente la libertà dei cittadini, e in particolare degli automobilisti».

Negli ultimi quattro anni, con l’adozione di strumenti elettronici, le multe sono aumentate del 300%; il totale della fatturazione dei Comuni ai cittadini supera ormai i 7 miliardi di euro, l’equivalente di una consistente finanziaria

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«I costi diventano sempre più grandi, e ci si mettono anche i sindaci, che, in maniera arbitraria, per evitare di venir inquisiti, decidono di impedire ai cittadini di utilizzare la macchina che hanno acquistato regolarmente omologata e tassata su tutto dal primo giorno. Ma i sindaci inventano i blocchi del traffico, le domeniche a piedi, che hanno un’utilità relativa e ledono il diritto della libera circolazione dei cittadini. Le amministrazioni non devono comportarsi da estorsori. I cittadini sono tartassati: a Milano e a Roma si commina una multa ogni 10/12 secondi», aggiunge Baldelli.

«Abbiamo sott'occhio troppi utilizzi di telecamere e autovelox solo per far cassa e non per la sicurezza – gli fa eco De Vita - ma si sa anche il perché. In realtà i sindaci, i comandanti della Polizia Locale e gli assessori per la viabilità sono attirati da coloro che vendono telecamere e autovelox. Gli stessi comandanti della Polizia Locale hanno un premio a fine anno al raggiungimento dell’obiettivo che si sono prefissi nel bilancio del comune attraverso la comminazione di multe. Finché non si spezza questo circolo vizioso, continueranno le vessazioni». 

«Teoricamente, il vero successo di un’amministrazione dovrebbe essere quello della riduzione delle multe, mentre de facto avviene l’esatto contrario. Così come vengono multati i comuni cittadini, dovrebbero esserlo anche i funzionari pubblici che non rispettano le normative del Codice della Strada», conclude Baldelli.

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