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E la toppa fu peggiore del buco. Questa volta il comando di polizia municipale di Milano l’ha fatta grossa: per rimediare a un errore – che tanto disinvolto non è - si è dato la zappa sui piedi. Osservate nelle immagini sotto alcuni verbali che ci hanno inviato i lettori. In quelli fino a dicembre 2015 si legge: “violazione accertata in Milano, PZ (piazza) Linate”. Ma nel gennaio scorso la dicitura diventa: “… in Milano, LC (località) Linate” E infatti Linate non è una piazza: se andate sullo stradario della metropoli meneghina non trovate “piazza Linate”. Al massimo è una località.
Correzione quasi perfetta se Automoto.it non fosse scesa in campo a marzo per accusare il comando dei vigili di Milano di grande “disinvoltura”: Linate non fa parte del Comune di Milano, né come piazza, né come località, scrivevamo. Ed è così che poco dopo la nostra inchiesta i vigili cambiano ancora. Automoto.it dice che Linate non fa parte del territorio di Milano? E noi cancelliamo Milano. Guardate cosa specifica il verbale n. 4 del 3 agosto scorso che vi proponiamo qui sotto: “violazione accertata in Aeroporto Linate, corsia partenze”. E voilà, il Comune non c’è più. Trovata astuta, vero? Un piccolo ritocchino e il verbale diventa candido. Non è un trucco? Chiamatelo come volete: espediente, furbata, disinvoltura, o alla francese escamotage. Ma chiedetevi perché ora non compare più l’indicazione del Comune ove è stata commessa e rilevata l’infrazione.
Le ipotesi sono due:
- o all’inizio, si voleva nascondere che le multe venivano comminate in Segrate, dai vigili di Milano, senza averne tutti i titoli, cioè illegittimamente;
- oppure adesso si omette di scrivere che le infrazioni vengono rilevate dai vigili di Milano, ma commesse nel territorio di Segrate, perché il multato non deve chiedersi quale accordo esista fra i due Comuni.
A parte altre due scorrettezze formali contenute in questo verbale (il n. 4), l’indicazione della località (intesa come Comune) dovrebbe costituire uno degli elementi essenziali senza i quali il verbale va considerato nullo, anche se in verità tutti sanno deve si trova l’aeroporto di Linate. Ma il punto non è questo.
Perché il comando dei vigili scriveva erroneamente che Linate fa parte del territorio di Milano? Perché nel 2012 aveva firmato col Comune di Segrate – e davanti al Prefetto - un accordo in base al quale, nell’aeroporto, potevano operare entrambe le polizie locali. Ma questo protocollo conteneva esplicitamente una scadenza, a fine anno, e la clausola che non prevedeva il rinnovo automatico. E non c’è mai stato alcun altro protocollo analogo firmato davanti al Prefetto, come è d’obbligo per accordi che coinvolgano territori diversi, retti da aggregazioni politiche dalla vita incerta. Tuttavia è doveroso dire che Milano e Segrate hanno continuato ad applicare quell’accordo scaduto in virtù di non si sa quale convenienza.
E anche l’anno scorso, quando Milano ha deciso di “moltiplicare elettronicamente” il numero dei verbali compilati a Linate - senza impiegare neppure un vigile -, l’accordo tacito è stato rispettato. Il moltiplicatore? Due telecamere istallate sulla corsia che restringe l’accesso a partenze e arrivi e la destina ai taxi. Si dipinge di giallo la striscia, si mette un cartello dal mattino alla sera, non si avverte nessuno e il mattino dopo comincia la mattanza. Molto redditizia. Il verbale n.3, per esempio, è stato ricevuto da un signore che ne ha collezionati 29. Tutti uguali. Tutti per la smania di farsi immortalare dalla telecamera?
Come ha fatto Milano a istallare le telecamere? Semplice, si è fatta rilasciare una delibera dal responsabile dell’aeroporto. E le ha istallate su un territorio non suo. C’è chi sostiene che nella prima versione dei verbali si è trattato di un semplice errore. Ne dubitiamo, si può sbagliare e correggere l’errore, basta dirlo. Ma quando si scopre che non uno ma tutti i verbali di una certa epoca contenevano quella dicitura errata, è ovvio che qualcuno ha deliberatamente ordinato di utilizzare quella dicitura. Che alcuni giuristi considerano un “falso in atto pubblico”. Tuttavia, quando si appura che per rimediare all’errore si ricorre a un’omissione camuffata da trucchetto, è chiaro che oltre alla brutta figura (del tipo, ricordate Emilio Fede) la trasparenza della pubblica amministrazione è andata a farsi friggere. Non sarà, per caso l’appartenenza alla stessa formazione politica o qualche altro motivo che non conosciamo, a spingere l’amministrazione di Segrate a rinunciare a somme che appartenevano alle casse comunali?
Ma la cosa non finisce qui. Alcuni degli automobilisti dei quali pubblichiamo i verbali hanno fatto ricorso al Giudice di pace, che ovviamente ha chiesto al comando di Milano di fornire gli elementi in base ai quali si ritenevano autorizzati ad operare su Linate. Milano risponde con la seguente frase: “Si precisa che è stato sottoscritto tra SEA e i comuni di Milano, Peschiera Borromeo e Segrate avanti alla Prefettura di Milano alla presenza del Prefetto di Milano, un protocollo per la gestione dei servizi di polizia locale nell’area afferente l’Area aeroportuale di Linate. Per quanto riguarda la circolazione lato città essa è disciplinata dall’ordinanza Enac n.7/2015, nella quale sono stabilite le tipologie dei veicoli autorizzati ad accedere alle corsie riservate”.
Il giudice di pace non si accontenta delle affermazioni generiche e non documentate fornite dal comando di polizia municipale e il 17 maggio stabilisce che “ritiene pregiudiziale la verifica della competenza su Linate del Comune di Milano e …ordina di produrre entro il 31 luglio i documenti che attestino quanto precede”. Milano cosa fa? In data 10 agosto, cioè fuori tempo massimo, invia al giudice un documento intitolato: “Deposito Documentazione integrativa” nel quale - invece di eventuali nuovi protocolli firmati con Segrate - fa finta di aver capito male e produce semplicemente le ristampe dei 29 verbali di uno degli automobilisti. Nella documentazione allegata sono contenuti tutti questi passaggi, ove in rosso abbiamo cerchiato le frasi significative.
Vi dobbiamo ancora una risposta: quali sono le due forzature che stonano nel più recente dei verbali, quello che abbiamo chiamato n. 4? Osservate la data dell’infrazione: è il 28 giugno 2016. Guardate la data di accertamento: 18 luglio 2016, venti giorni dopo, mentre la norma vuole che al massimo le immagini siano esaminate dagli agenti entro due giorni dall’infrazione (in caso di infrazioni rilevate con mezzi elettronici). E verificate la data ufficiale (ma potrebbe anche essere posticipata) di consegna del verbale alle poste: 3 agosto 2016. Ma l’ineffabile comando scrive anche che “i termini di notifica del presente verbale decorrono dal 18 luglio”. Nossignori, decorrono dal giorno dopo l’infrazione. Così il comando ruba al cittadino oltre un mese di tempo per difendersi. Fulgido esempio di comportamento adamantino, vero?