Multato perché superava di 0,3 km/h il limite dei 110

Multato perché superava di 0,3 km/h il limite dei 110
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E’ successo al nostro editorialista, ma la Provincia di Brescia, autrice dell’episodio, merita un applauso incondizionato
10 ottobre 2020

Mettiamola così: la polizia provinciale di Brescia va ammirata perché lavora con precisione, efficienza e rapidità. Con sprezzo del pericolo. E, magari, del ridicolo.

Il 1° agosto scorso la polizia provinciale di Brescia, con un autovelox fisso, mi ha sorpreso a superare di ben 0,3 km/h il limite dei 110, vigente sulla tangenziale sud di quella città, e mi ha multato, come la legge consentiva di fare.

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Magari ha arrotondato un po’ i calcoli perché, in realtà, viaggiavo a 110,295 km/h e non a 110,300, come hanno verbalizzato approssimando per eccesso. A dirla tutta, secondo il regolamento CEE 853 del 2018, quando hai già tre cifre significative, la quarta va approssimata a zero, se inferiore a 5, ovvero al numero intero precedente, cioè a 110,0. Ma non stiamo qui a sottilizzare perché, ripeto, potevano farlo legittimamente, visto che, comunque, ho superato , anche fosse solo di un centimetro, quel limite.

Quando viaggio in autostrada o in tangenziale imposto sempre il “cruise control” alla velocità massima consentita, senza tener conto della tolleranza del 5% che il codice prevede. Infatti, la precisione dell’apparecchio dipende moltissimo dalla posizione (angolatura) dello strumento rispetto alla direzione del veicolo.

Ovviamente dipende anche dall’errore interno dello strumento, che, il codice impone venga sottoposto a prove e debitamente omologato, proprio per ridurre al minimo gli errori di funzionamento (dovuti a temperatura, visibilità, umidità). Ma quello di Brescia, come molti altri, non risulta omologato: era semplicemente approvato (cioè non testato e depositato come modello di riferimento al ministero). Per questo non mi fido - e non ci conto - sulla tolleranza del 5% e imposto la velocità con esattezza. Come mai allora ho superato il limite? Me lo domando anche io: errore del mio tachimetro, o forse, avrò completato un sorpasso criminale premendo per qualche secondo l’acceleratore?

In ogni caso mea culpa, perché quei 295 metri in più (dei 110 km all’ora) segnano con precisione millimetrica il confine fra legalità e illegalità, fra sicurezza e pericolo, fra assoluzione e condanna.

Passiamo all’efficienza. In 28 giorni mi è arrivata la multa a casa. Non già per raccomandata consegnata dal postino e per avviso nella cassetta delle lettere, ma - stupitevi gente - per “posta elettronica certificata”. Sì, senza che abbia fatto nulla per fornire a quel comando la mia casella Pec - che ogni giornalista iscritto all’albo deve possedere - mi sono trovato sul display la graziosa missiva della polizia provinciale di Brescia. Come diavolo abbiano fatto a beccare il mio indirizzo è un mistero. Di certo è un segno di grande efficienza, che va applaudito e che anticipa addirittura una norma che appare nelle modifiche da approvare per il Codice della Strada. Meno d’applaudire è invece il fatto che, mentre nel Codice si giustifica l’obbligo della Pec col risparmio di tempo per il cittadino (per recarsi alla Posta) e di soldi (per le spese di notifica non più necessarie), il comando della polizia provinciale di Brescia ha caricato nel mio verbale tutte le spese di notifica, come fosse una raccomandata.

Non so se potevano farlo, se si tratti di errore o, addirittura, di indebito arricchimento. Comunque, per togliere ogni velleità, scrupolo e dubbio all’automobilista, hanno scritto letteralmente (vedi qui sotto) che queste spese non sono “scontabili”. Ma nessuno aveva chiesto uno sconto. Di certo a Brescia sono stati bravi a trasformare un semplice clic sul computer in una macchinetta che scarica euro. Doppio emoticon col pollice all’insù.

Ovviamente potevo far ricorso al prefetto o al giudice di pace, magari ricorrendo anche al fatto che l’autovelox non risulta omologato, ma semplicemente approvato. Confesso che sono stato codardo e ho preferito pagare entro i 5 giorni, anche per non togliere a chi mi ha multato la soddisfazione di aver compiuto un gesto ineccepibile, da scrupoloso burocrate.

Ancora un applauso quindi alla polizia provinciale di Brescia, che in soli 30 giorni - evento assai raro - è riuscita a portare in cassa i proventi delle sue tasse. Ovviamente è ben lontano da me il sospetto che questi soldi andranno anche ad alimentare il fondo al quale si attinge per conferire il premio di risultato, ovvero quel bonus che a fine anno viene elargito ai capi dei corpi di polizia che hanno fatto il loro dovere.

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