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È il giorno in cui l’Occidente sorpassa la Cina. Più contagi, più drammi. L’epicentro di diffusione e virulenza del CoViD-19 si è spostato a Ovest e il bastardo continua ad accelerare.
A parte qualche focolaio di demenziali “porte chiuse”, tipo quelle partite in Turchia che chissà perché non si potevano fermare (ma anche da noi qualcuno è arrivato al pelo a capire), o qualche proclama impossibile (ma magari utile ad alzare il morale), mi viene da dire che lo Sport è stato esemplare.
Neanche un mese fa mi preparavo a una serie di trasferte. Interpellati gli organizzatori, era l’alba del problema e tutti dormivamo ancora sonni profondi, immediatamente mi sono sentito dire che si fermava, si rimandava, magari si annullava ma non si poteva assumere che l’evento sportivo diventasse hub di diffusione. Così è stato, lo Sport ha fatto da apripista e ha capito immediatamente l’importanza di chiudere un recinto chiave. L’evento sportivo, la gara, la manifestazione, anche non competitiva, raduna un volume significativo di persone, le mescola spesso a stretto contatto, e al termine le rilancia verso casa loro. Una bomba a orologeria! Tanto più è importante, e tanto più internazionale la manifestazione, e tanto maggiore è il potenziale di “raccolta” e diffusione del contagio. Dovevano cominciare le scuole, per esempio e magari mi sono perso qualcosa, lo ha fatto lo Sport. Sempre avanti.
Il recente Rally del Messico, Mondiale WRC, ha fatto un altro passo avanti. Ha interpretato correttamente l’urgenza imposta da una situazione in rapidissima evoluzione verso il peggio. Pur non essendo un Paese a rischio immediato, organizzatori e autorità politiche e sportive non hanno esitato a interrompere anzitempo il Rally per consentire un migliore, compatibilmente con l’implementazione delle chiusure su scala internazionale, rientro dei suoi attori, degli spettatori.
L’Enduro ha cancellato tutto e si è spostato avanti nella Stagione. Rinviati Portogallo e Spagna, niente Mondiali fino all’Italia di Giugno. Niente Super Enduro finale fino a nuovo ordine. Italiano Enduro, Passirano (BS) al 2 agosto, e Arma di Taggia del 14 e 15 marzo al 31 ottobre e 1 novembre. Solo un esempio. Altri, sparsi e emblematici. Il Mondiale di Motocross, disputati i GP di Inghilterra e Olanda, sposta Francia a Giugno e Spagna e Portogallo a Ottobre. Il Super Cross americano ha cancellato 5 delle 7 date del calendario, ne restano due e una, Las Vegas, è già in discussione. Il Mondiale Rallycross era già pronto al decreto spagnolo, rinvia la Gara di apertura di Barcellona e si siede a discutere del futuro di quelle successive.
Altri esempi. Formula 1. Cancellato il Gran Premio d’Australia, già rinviati Bahrein e Vietnam, prospettiva Azerbaijan a Giugno, Maranello ferma il reparto corse e da l’esempio alla Fabbrica.
Il Ciclismo ha rinviato le “classiche”, Milano-Sanremo, Tirreno-Adriatico, il Giro di Sicilia e, ora, il Giro d’Italia in programma dal 9 Maggio dopo che l’Ungheria aveva detto no alle prime tre tappe e alla partenza da Budapest.
Il Calcio è una macchina gigantesca. Pachidermica, “interessata”. Gli esempi “porte chiuse” hanno dato una mano… infatti anche Valencia e Atalanta vanno in quarantena, ma c’erano già nomi grossi, Juventus, Inter, Real Madrid. Serie A ferma, si parla di ripartire a fine Aprile continuando a focalizzare l’attenzione sulla salvezza del Campionato, intanto si fermano in Spagna e Inghilterra, è chiaro, ma anche in Argentina e Brasile, Messico, meno chiaro ma istruttivo, e si studia una Champions League in formato… olimpico a girone unico a fine stagione. A proposito di Olimpiadi. Tokio 1940 era stata prima trasferita a Helsinki e poi annullata, la guerra, e oggi, per i giapponesi, Tokio 2020 è molto più di una preoccupazione, comincia ad essere la convinzione che non ce la faranno, nemmeno entro l’anno o, come chiede Trump, l’anno prossimo.
Nessuno è perfetto. Naturalmente. In Russia il Campionato va avanti come se niente fosse, in Inghilterra hanno radunato diecimila concorrenti in due maratone, Bristol e Liverpool, a Parigi tutti a passeggio e a far footing nei parchi alla prima giornata di sole da mesi. Ma i francesi restano campioni del mondo con il raduno dei 3.500 Puffi, e probabilmente del sistema solare con la chiusura delle scuole per… far votare tutti stamattina. Quanti sindaci-puffi eleggeranno? Si continua a non voler imparare dagli errori, o anche dalle sviste, per carità, dei vicini.
“Rinviato a data da destinare” è il motivo ricorrente. E anche il più logico. Sospendere l’evento, il campionato, la serie, è la prima soluzione che si può adottare e la meno mortificante, nel senso che si lascia aperta una prospettiva che la “cancellazione” esclude. Il problema resta vivo, non si sa per quanto tempo e con quali conseguenze. Sul piano dei calendari, lasciamo da parte le tematiche più gravi e importanti dal punto di vista sociale, c’è un rapporto impari con le lancette dell’orologio che continuano a correre, relativamente con i giorni di calendario che passano, più velocemente.
Rinviato a data da destinare è il motivo ricorrente. E anche il più logico. Sospendere l’evento, il campionato, la serie, è la prima soluzione che si può adottare e la meno mortificante
Lo sport ha riempito l’intero anno di eventi. Si parla di stagione, in realtà è ormai l’anno solare. Finisce una stagione inizia l’altra. Così, ogni giorno di blocco che passa, diventa sempre più difficile trovare una data per tutto quello che si intende, o si vorrebbe, recuperare. Ci sono degli sport che sono già condannati, per esempio quelli che dipendono dalla cadenza delle stagioni o sono legati ad altri flussi, come per esempio il turismo. Non si può pensare a una coppa del mondo di sci in agosto ai Caraibi, o a un mondiale di surf nelle acque del baltico a gennaio.
Si studiano, si immaginano soluzioni. Due, tre gare in una sola, come è stato suggerito in ambito MotoGP (ma Ezpeleta solo pochi giorni fa continuava a parlare di “porte chiuse”), stagioni concentrate in unica serie finale, tipo olimpiade o mondiale di calcio, anche l’idea di assegnare qualche titolo in prova unica, non sarebbe la prima volta e un tempo, per certi sport, era una soluzione quasi “naturale”.
Ora non c’è niente di naturale, se non l’innaturale, surreale atmosfera di impasse che viviamo. Siamo in attesa di un’inversione di tendenza che ci dia la possibilità di quantificare, di tornare a dare alle lancette dell’orologio una velocità “normale”.
Prima di tutto di una svolta che ci riapra le porte di casa e ci ridia un sole più luminoso e magari, più consapevole.