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Monza, 6 Novembre 2019. Rally o non Rally? Show o kermesse agonistica di alto livello? Forse non è il momento più opportuno per porsi domande del genere. O non è più tempo. Forse è meglio attendere che lo sviluppo della diciassettesima edizione del fortunato Monza Rally Show risponda da solo al quesito. Le premesse, e una certa voglia di nuova e definitiva identità si respira nell’aria (immancabilmente umida e fredda) del Circuito.
Monza è pronta. Il parco, il circuito, la famosa e iconica Parabolica, la curva sopraelevata che è il trampolino d’altri tempi del brivido e della velocità. E sono pronti oltre ottanta partenti. La formula è collaudata, ma si sporge in avanti verso novità di contenuto, lo spettacolo, avvincente e “comodo”, è assicurato.
L’avvicinamento del Rally-Spettacolo al giro di boa della maggiore età corrisponde a un “giro” di maturazione altamente discusso. Non ci sarà Valentino Rossi, che del Rally era l’icona parallela ma anche il motivo principale, centrale dell’evento. In un certo senso era anche mortificazione del reale potenziale agonistico, sacrificato più volte all’altare dello spettacolo e del delirio dei fans. Non ci sarà neanche l’avversario “storico”, Tony Cairoli, che invece abbiamo visto calarsi nei panni del “vero” al recente Tuscan Rewind Rally, ultima discussa e “scandalosa” (la vecchia storia dei chiodi finalmente uscita oltre il colmo del vaso e pubblicamente alla berlina) del Campionato Italiano vinto da Giandomenico Basso.
In mancanza delle super star, il Monza Rally Show riscrive programmi e regolamenti, introduce lo spessore al posto del guizzo spettacolare sempre più fine a sé stesso, e riscopre una vocazione troppo presto sopita, quella della sfida, dell’agonismo puro, dell’obiettivo sportivo oltre il traguardo.
Il gusto del Rally, insomma, pur in una forma decisamente anomala e originale, si stende come un manto di calore su un evento sui tutti sono affezionati, e sprigiona proposte.
È un po’ la sfida dei buoni italiani ai big mondiali della specialità, è soprattutto l’esaltazione dell’omogeneità e dell’equilibrio offerto su un orizzonte vastissimo dalle Macchine R5. Hyundai è scesa in campo con una parte dei suoi fuoriclasse, Breen, Sordo, Mikkelsen, gli italiani rispondono con Rossetti, Longhi, Crugnola, Nucita, dal Mondiale Rallycross arriva Niclas Gronholm. Vuol dire spessore e equilibrio. Uguale spettacolo del Rally!
Divaghiamo. R5 e Mondiale WRC. Proprio in questi giorni se ne parla con vigore. La Formula R5 è una sorta di garanzia sul futuro alle porte di una discriminante non da poco. Si arriverà all’ibrido, ci si arriverà in tempo, la stagione 2022, con uno schieramento credibile? Tempo fino ad Aprile 2021 per completare l’appello, censire le risorse presenti e partire con lo sviluppo effettivo della nuova realtà, troppo presto data per scontata e forse un po’ coraggiosamente fissata in termini troppo generici. Un problema di costi, perennemente messo davanti a tutto come le mani, di tabelle di marcia da rispettare, di faccia a faccia con decisioni vitali. Oggi sbandierare elettrico come proponimento è la regola. Mettersi in linea in un clima di conversione epocale è un altro paio di maniche. Dunque se all’appello risponderà un numero significativo di buone intenzioni tecniche e di partecipazione, bene, se no, appunto, ci sarà ancora un anno e mezzo per modificare lo stato di cose. Non dovesse esserci una risposta sufficiente, l’idea del Piano B poggia sulla valorizzazione delle R5 promosse a classe regina. Il senso c’è sempre stato. Le R5 sono macchine universali, da ufficiali e gentiluomini… pardon, privatoni. Soprattutto, costano una frazione della WRC Plus. Non vanno piano e aderiscono più sobriamente al design delle omologhe commerciali.
Cosa c’entrano le turbolenze del WRC con l’Evento Monza Rally Show? Poco o niente, a Monza si continuerà a respirare profumo di benzina e a rabbrividire all’eco di rimbombo dalla Parabolica. Tuttavia il Monza Rally Show ha centrato la 17ma edizione proprio sul potenziale agonistico, di spettacolo e di “umanizzazione” delle R5.
Venerdì, Sabato, Domenica. Si parte in tromba. Shakedown, Grid Exhibition, otto prove speciali, 158 chilometri cronometrati.