Monza piange Tino Brambilla, L'ultimo eroe di un tempo che fu

Monza piange Tino Brambilla, L'ultimo eroe di un tempo che fu
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Addio all'ultimo rappresentante del motorismo sportivo fatto solo di passione e tecnica. Fu pilota ufficiale di MV Agusta e Ferrari, vincendo gare con entrambe
4 agosto 2020

La notizia è arrivata all'improvviso durante la diretta TV di Paddock diretto da Franco Bobbiese: Ernesto "Tino" Brambilla si è spento nella sua casa a Monza all'età di 86 anni. Pilota eclettico, campione con le moto e con le auto, fratello di Vittorio, scomparso qualche anno fa. Tino Brambilla ha rappresentato per Monza e l'automobilismo, qualcosa di unico, legato ai tempi eroici in cui le mani sporche di grasso e la tuta di olio, erano la norma.

Grande conoscitore della meccanica nella sua officina di Monza è passata la storia dell'automobilismo e del motociclismo. Col fratello Vittorio erano sfide continue, culminate nelle discussioni al bar divenute argomento di libri, aneddoti e racconti vari. Parlando di questi ci sarebbe da copiare capitoli interi, magnificamente scritti, per cui ogni episodio andrebbe raccontato con quella enfasi e quella passione che Tino ci ha sempre messo dentro. L'ultima apparizione pubblica a Monza, alla premiazione del Ferrari Club Vedano e la presenza dell'ingegner Giampaolo Dallara.

E anche lì, racconti, storie, aneddoti, particolari ancora lucidi e intatti nella memoria. E la voglia di trasgredire e uscire dai soliti schemi, si è saputo anche in occasione della sua morte. Aveva scritto un biglietto in cui aveva obbligato i famigliari a non divulgare la notizia fino al giovedì successivo, in modo da non avere rotture di scatole e non dare fastidio. Ma questa sua ultima volontà è venuta meno e chi lo ha conosciuto vorrà essere vicino a tributare gli onori a uno degli ultimi eroi di un tempo, di quando le corse erano sudore e lacrime, lavoro e sacrifici, ma sempre con quella passione incredibile che ha animato la vita e la carriera di Tino Brambilla.

Carriera (tratta da wikipedia)

Primo di quattro figli del titolare di un'officina di riparazioni auto e moto, Brambilla esordì nelle competizioni nel 1953 con una Rumi 125. La prima vittoria fu ottenuta il 17 maggio di quell'anno, sul circuito cittadino di Trecate. A questa vittoria fecero seguito quelle della gara in salita Cernobbio-Bisbino e dei circuiti di Piazzola sul Brenta e di Santa Maria Capua Vetere, queste ultime ottenute con una MAS 175. Per la stagione 1954 Brambilla acquistò una MV Agusta 125 Monoalbero Corsa, con cui ottenne nella stagione 22 vittorie e il titolo di Campione italiano di Terza Categoria. Il titolo attirò su di lui l'attenzione della MV Agusta, che lo ingaggiò durante la stagione '54. Il monzese fu pilota ufficiale MV sino al 1959, ottenendo due titoli italiani Juniores della 250 (1956 e 1957). Nella stagione '59 fece anche il suo esordio nel Motomondiale, ottenendo il terzo posto all'esordio al GP di Germania della 350. A fine '59 Brambilla ruppe il rapporto con la MV Agusta per passare alla Bianchi, dove sviluppò le bicilindriche progettate da Lino Tonti. Nel 1961, con la moto milanese, ottenne il titolo di Campione Italiano Seniores della 500, davanti all'ex campione del mondo Libero Liberati, oltre ad alcuni piazzamenti nel Mondiale. Dopo aver rotto anche con la Bianchi, Brambilla corse il GP delle Nazioni 1962 con una Moto Morini 250, per poi dedicarsi ai kart e, dal 1963, all'automobilismo, dapprima in Formula Junior e dal 1965 in Formula 3, finendo secondo in classifica alla guida di una monoposto Wainer. Nel 1966 fu campione italiano di Formula 3 con una Brabham-Ford, categoria nella quale corse anche nel 1967 con una Birel, venendo coinvolto nell'incidente di Caserta che costò la vita a "Geki" Russo, al romano "Tiger" Perdomi e allo svizzero Fehr Beat.

Nel 1968 passò in Formula 2, dapprima con una Brabham e poi con una Ferrari, arrivando terzo nel Campionato europeo. L'anno successivo, invece, fu settimo nell'Europeo F2; avrebbe dovuto correre anche il GP d'Italia di Formula 1, ma ciò non fu possibile per i postumi di un incidente motociclistico.[1] Chiuso il rapporto con la Ferrari, Brambilla corse in auto e in moto (anche con il fratello minore Vittorio), per dedicarsi successivamente alla sua officina e al lavoro di collaudatore di pneumatici Pirelli.

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