Mondiale Rally Raid Marocco. Finale senza respiro. Vincono Sunderland (KTM) e Al-Attiyah (Mini)

Mondiale Rally Raid Marocco. Finale senza respiro. Vincono Sunderland (KTM) e Al-Attiyah (Mini)
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Tappa difficilissima. Terreno, navigazione, pressione psicologica. Sunderland vince il Rally delle Moto, e Walkner diventa Campione del Mondo. Tra le auto ennesimo exploit Al-Attiyah-Baumel-Mini, che si aggiudicano anche la Coppa del Mondo.
9 ottobre 2015

Agadir, 9 Ottobre. Vince Sam Sunderland, il britannico di stanza negli Emirati Arabi che vive correndo nel deserto di Dubai, e che in Marocco ha affinato un’intelligenza di corsa esemplare su ogni tipo di terreno. Secondo è Mathias Walkner, il pupillo di Heinz Kinigadner e vincitore del Sardegna Rally Race che, passando da uno stupore all’altro, dall’anno scorso quando ha debuttato proprio in Marocco e non sapeva neanche da che parte prendere il via, a oggi che la sua carriera compie un anno, riesce nell’impresa di battere Quintanilla, di vincere il Campionato del Mondo e di succedere niente meno che a Marc Coma.

 

E terzo è Paulo Gonçalves, sicurezza Honda in un mondo che va rapidamente evolvendo e il cui treno più importante è in partenza. Nessuno potrà mai dire che il risultato del OiLibya Rally del Marocco poteva essere in qualche modo previsto. Circoscrivere il numero dei “papabili” era già difficile. Indicare un vincitore certo, impossibile. Tutti bravi, o tutti tifosi, si finisce sempre per offrire il proprio parere autorevole, ma nel caso della Corsa delle Moto vedo pochi “esperti” che si sarebbero azzardati a scommettere qualcosa.

 

La ragione di tanta incertezza è da attribuire in parti uguali alle difficoltà intrinseche del Rally, come sempre organizzato “al lusso” da NPO Events, alla temerarietà dell’impresa di definire un erede di Marc Coma, e alle situazioni in equilibrio che avrebbero deciso in Marocco da che parte far pendere la bilancia. Una su tutte l’assegnazione del Campionato del Mondo, con due Piloti, Amici e Compagni di Squadra praticamente appaiati, Mathias Walkner e Pablo Quintanilla.

L'assenza di Coma la vera incognita

Ma la grandissima variabile incognita del Rally del Marocco era l’assenza di Marc Coma, tra l’altro campione in carica avendo vinto l’edizione scorsa, e virtualmente “presente”. Bisogna ricordare che, da oltre dieci anni a questa parte, chiunque abbia voluto diventare qualcuno doveva ispirarsi a Coma o a Despres. E nessuno ci è riuscito. Passato alle Macchine il francese, il catalano è diventato il faro della specialità. Ora, invece, tabula rasa.

Piloti e bravura, Campioni ed eccellenze hanno bisogno di nuovi riferimenti, che si trovano solo sulla pista, e chiunque voglia emergere deve inventarsi e creare nuovi assetti. Ecco da dove nasce la grande incertezza e il grande fascino agonistico del Marocco

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Piloti e bravura, Campioni ed eccellenze hanno bisogno di nuovi riferimenti, che si trovano solo sulla pista, e chiunque voglia emergere deve inventarsi e creare nuovi assetti. Ecco da dove nasce la grande incertezza e il grande fascino agonistico del Marocco. Due Piloti collaudati e fortissimi, Barreda e Gonçalves con Honda, una schiera con KTM e Husqvarna (per ora mettiamoli insieme), giovani come Walkner, Sunderland, Quintanilla, neo-acquisti dall’Enduro come Meo, Renet e Cervantes, “senatori” del calibro di Viladoms e Faria a far da balia.

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Sam Sutherland, trionfatore in Marocco

Due giovani e un anziano sul podio

Si deve iniziare contando gli errori ed escludere qualcuno. Barreda, per esempio, che ha fatto l’errore più grosso. Confortevolmente in testa, nella penultima tappa, lo spagnolo è partito ugualmente all’attacco e dopo pochi chilometri è caduto violentemente buttando tutto al vento del deserto. Price, Gonçalves, gli enduristi, molti di questi hanno sbagliato, in maniera meno grave. Poi ci sono i problemi. Tecnici, come la pompa della benzina o elettrici di Rodrigues, o l’acqua nei serbatoi di Duclos o di Laia Sanz, tra l’altro vittima anche di un problema elettrico.

 

E mettiamoci anche quelli che si sono fermati per dare una mano ai compagni in panne, vedi Alessandro Botturi il primo giorno. Meo, poi ripartito, Price e Viladoms KO per un attacco virale, e tutti quelli caduti, tra i quali spiccano Renet, Cervantes e Quintanilla, i primi due “giustificati” dall’inesperienza, l’ultimo probabilmente vittima della pressione. “Pablito”, infatti, era in corsa per il Mondiale. Il cileno contro l’austriaco Walkner. Ha vinto il sudamericano.

 

Chi resta? Due giovani e un “anziano”. Sam Sunderland, che vince il Rally pur sbagliando nell’ultima tappa e perdendo buona parte dei suoi 5 minuti di vantaggio. Walkner, per la verità glaciale nonostante la cortissima esperienza, e Paulo Gonçalves, semplicemente irriducibile. Due KTM e una Honda. Ecco il podio. E per la verità restano anche due Italiani bravissimi. Paolo Ceci, grande, affidabile Pilota, la cui esperienza è stata precettata dal Team HRC per offrire ai suoi Piloti di punta una protezione delle spalle per la prossima Dakar, e Jacopo Cerutti, alla sua prima esperienza da ufficiale in Africa. Tutti due missione compiuta, nei dieci.

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Nasser Al-Attiyah con la vittoria in Marocco si è aggiudicato il mondiale Cross-Country Rally

Al-Attiyah e Mini sugli scudi

La gara delle auto è invece più “scontata”. La tappa della vigilia ha già tolto di scena Carlos Sainz e la 2008 DKR16, un attivo di due tappe vinte e la leadership della generale con un buon margine di vantaggio, e lo scenario è piuttosto semplificato. Al-Attiyah, infatti, il vincitore della Dakar e di una serie impressionante di corse durante l’anno, sempre con la Mini, era attentamente in agguato, ma così tutto è diventato più facile. Aoltre ad Al-Attiyah e Sainz, in questo Rally del Marocco non c’è, infatti, una terza possibilità, non un terzo Equipaggio in grado di competere per la vittoria.

 

Peccato non aver potuto assistere al duello tra Sainz e Al-Attiyah, e proprio sulla tappa più varia e complessa, dal punto di vista del terreni e delle difficoltà di navigazione, ma è senz’altro bellissimo poter assistere a un’altra ascesa al podio del “Principe del Qatar”, che è senza dubbio l’uomo da battere. Ieri, oggi e, probabilmente, anche domani. L’ultima tappa del Rally del Marocco è la più strana. Nomi importanti in testa, pochi o mai visti durante i quattro precedenti giorni di gara. Vince De Villiers, che regala la terza vittoria alle Toyota Overdrive, secondo è Ten Brinke, e terzo Vasilyev. Tripletta Toyota, segno che la macchina di Jean Marc Fortin va forte.

 

Strano a dirsi, Al-Attiyah e Matheu Baumel non hanno mai vinto una tappa. Un terzo posto, il settimo dell’ultimo giorno, e tre piazzamenti centrali di fila. La Mini è auto super collaudata e affidabile, e consente agli Equipaggi di amministrare e di correre in sicurezza. Per quanto riguarda la competitività, le Peugeot hanno lanciato un segnale molto forte, il che apre la disciplina dei Rally Raid a degli scenari diversi e molto interessanti.

Al momento, tuttavia, Al-Attiyah è ancora il migliore di tutti.

Al-Attiyah campione del mondo Cross-CountryRally

Vince il Rally e surclassa gli avversari, schiacciando le tre “Toy” di Vasilyev, Al Rajhi, che ha vinto due tappe, e De Villiers, allineate nella rincorsa di un piazzamento o del podio e finite nell’ordine. Ma c’è un altro valore aggiunto alla vittoria di Al-Attiyah. Il Qatariano, infatti, batte il campione uscente Vasilyev e si aggiudica così la Coppa del Mondo Cross-Country Rally con una prova di anticipo, e non dovrà prendere parte alla Baja conclusiva in Portogallo, un’assenza che era già stata fissata e annunciata da Al-Attiyah, e spiegata con il fatto che in quei giorni il “Principe dei Rally Raid” dovrà contendere al finlandese Lappi il trono del WRC2, in Spagna.

Buone indicazioni e motivi per il futuro, in ogni caso, ce ne sono assai. Sainz e le Peugeot, e aspettiamo ancora di vedere cosa saprà fare l’asso pigliatutto Sébastien Loeb, che ha già sentito l’odore del podio

 

Buone indicazioni e motivi per il futuro, in ogni caso, ce ne sono assai. Sainz e le Peugeot, e aspettiamo ancora di vedere cosa saprà fare l’asso pigliatutto Sébastien Loeb, che ha già sentito l’odore del podio. E poi c’è un certo Mikko Hirvonen che, in grandi silenzio, metodo e calma, coadiuvato da uno dei “signori della navigazione”, Michel Perin, ha chiuso il Rally del Marocco al quinto posto con un’altra Mini e bussa alle porte della Dakar.

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