Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
È dall’inizio di aprile che, in risposta a un’interrogazione parlamentare, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha indicato come il Governo intendeva agire sugli incentivi per l’automobile, dichiarando: “Si pone ora la necessità di predisporre una rimodulazione degli incentivi, prendendo atto della realtà, per utilizzarli al meglio, anche al fine di svecchiare il parco delle autovetture circolanti, che è vecchio e altamente inquinante”. Ne avevamo parlato qui.
Già nel 2022 non sono stati spesi 127 milioni di euro di incentivi per l’auto elettrica, soldi rimasti inutilizzati. Per il 2023, a fronte dei 425 milioni di euro stanziati per le auto elettriche, a oggi ne restano più di 160 per le automobili full electric e 120 milioni per le ibride plug-in.
Insomma, ragionevolmente anche quest’anno gli ecobonus per i veicoli elettrici non saranno sfruttati nella loro totalità. E l’idea di destinare questi soldi per l’acquisto di veicoli nuovi e con basso impatto ambientale (anche se a combustione interna) per sostituire auto vecchie e molto più inquinanti non sembrava poi così strampalata ai più. Tanto che anche il ministro l'ha fatta sua, ma si sa, tra il dire e il fare… Per ora non succede nulla.
È vero che il mercato mostra il segno più, e quindi gli incentivi potrebbero sembrare inutili, ma attenzione: il mercato dell’auto è comunque depresso, se confrontato con gli anni precedenti al Covid, è non c’è nessuna garanzia di una forte e continuativa crescita in futuro. Consideriamo poi che la politica degli annunci ai quali non fanno seguito i fatti danneggia il modo serio la credibilità di un Governo. E che senza credibilità è difficile convincere che le promesse di crescita e prosperità siano fondate, e l'ottimismo verso il futuro è un ingrediente indispensabile per mantenere alta la propensione all'acquisto di un bene durevole come l'auto. In prospettiva, non possiamo essere quindi certi che nel mondo dell’auto tutto proceda a gonfie vele, e cercare di evitare che si inneschi una spirale negativa dovrebbe essere una delle prime preoccupazioni del ministro.
Cosa fare quindi? Visto che, anche un semplice cambiamento della destinazione d’uso dei fondi stanziati sembra un impegno gravoso, forse è il caso di provare a essere più ambiziosi. Pensare a una sostanziale riforma legislativa sull’automobile è chiedere troppo? Abbiamo una fiscalità pensata ancora per le auto a benzina con qualche aggiustamento per i veicoli diesel, e ora che parliamo di elettrico, ibrido, plug-in e magari di idrogeno, andrà ancora tutto bene? In compenso tutto il mondo delle assicurazioni ha larghi introiti dalle polizze RCA e furto e incendio obbligatorie per accedere a un finanziamento.
Mentre la circolazione nelle nostre città è sempre più un percorso a ostacoli (ostacoli a pagamento si intende), tra sindaci che utilizzano, per darsi un’immagine green, blocchi alla circolazione o ZTL pensate solo per accontentare i loro elettori cittadini, come se le automobili non fossero fatte per spostarsi e rispondere alle esigenze di mobilità che riguardano un territorio che supera di molto i confini dei comuni. Per non dire delle ignobili scuse per fare cassa con il sistema multe e parcheggi. Insomma di cose da fare ce ne sarebbero molte, attendiamo fiduciosi che il ministro Urso batta un colpo!