Miki Biasion: "Quando c'era Lancia, gli altri correvano per il secondo posto" [Video]

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Il due volte Campione del Mondo Miki Biasion si racconta a cuore aperto in questa intervista, analizzando gli anni del dominio assoluto di Lancia nei Rally
6 febbraio 2017

Punti chiave

Osservata speciale della trentacinquesima edizione di Automotoretrò è stata senza dubbio lei, la Lancia Delta. Dopo averne ripercorso i momenti salienti della sua storia, che ne hanno sancito l’ingresso nella leggenda del motorsport, abbiamo scambiato quattro chiacchere con chi ha saputo incidere alcune tra le più belle pagine dell’automobilismo italiano e mondiale: Miki Biasion.

Iridato nel 1988 e’89 proprio sulla Lancia Delta, il due volte campione del mondo si è calato nella “sua” Delta con cui ha vinto il safari Rally dell’88, senza nascondere una certa emozione.

«L’ultima persona che è salita al mio fianco su questa Lancia è stato l’Avvocato Agnelli. Ero di ritorno dal Kenya e insieme a lui abbiamo aperto il Salone dell’Auto di Torino, arrivando su quest’auto. Sono passati quasi 30 anni, da allora..»

Quando Lancia scendeva in campo, gli altri sapevano che avrebbero lottato per il secondo e terzo posto.

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Partiamo dagli albori: cos’hanno significato per te le Gruppo B?

«In quegli anni, il rally aveva raggiunto il massimo della popolarità. Le Gruppo B erano veloci, spettacolari, prestazionali, ma anche pericolose, ed è per questo che sono state bandite. Ho ricordi meravigliosi, su quelle auto: dalla prima vittoria nel mondiale sulla Delta S4 ai successi nell’italiano e nell’europeo con la 037.»

Erano meglio le Gruppo B o le Gruppo A?

«Le Gruppo B erano velocissime: potenze di oltre 500 CV, accelerazioni incredibili, estrema leggerezza… Erano prototipi a tutti gli effetti! Le Gruppo A, invece, erano derivate dalla serie, quindi soprattutto agli esordi erano pesanti e poco potenti. Lancia, nei 6 anni in cui ha corso in maniera ufficiale, ha vinto 6 titoli consecutivi. È per questo che ora è ammirata e desiderata da tutti.»

Cosa si è perso dello spirito dei tuoi anni?

«Credo che i rally abbiano numerosi appassionati. I regolamenti e la mancanza di un costruttore italiano a livello ufficiale, però, hanno fatto allontanare il grande pubblico. I rally sono molto sentiti dalla gente: si corre con vetture derivate dalla serie, ma adesso le nuove WRC sono molto sofisticate, e per certi versi ricordano le Gruppo B di una volta.»

Cosa rappresenta per te Lancia?

«Lancia ha sempre avuto una tradizione incredibile nei rally, dall’Aurelia B20 alla Fulvia ed alla Stratos Con Munari è sempre stata vincente. Quando Lancia scendeva in campo, gli altri sapevano che avrebbero lottato per il secondo e terzo posto. Sono contento di essermi innamorato dei rally vedendo la Stratos correre nel veneto, la mia regione, oltre alla Fulvia di Munari a Montecarlo.»

Chi è stato il tuo rivale più tosto?

«Ho vinto tanto con Lancia, ma in squadra ho sempre avuto grandi rivali: da Kankkunen a Toivonen, passando per Rhorl e Alen… Sono stati tutti rivali molto impegnativi.»

Possiamo fare un appello al fine di rivedere un costruttore italiano tornare ufficialmente nei livelli che contano del WRC?

«Abarth gareggia con la 124 Rally. È una vettura dal grande potenziale, anche se non è da assoluto visto che ha 2 ruote motrici. È senza dubbio un’auto molto spettacolare, e nonostante sia stata realizzata in fretta e furia ha dimostrato di essere all’altezza della concorrenza. Questo è già un primo passo...»

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