Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Amato all’estero e odiato in patria, questo il sunto in pochissime parole della vita di uno dei più grandi attori della scena geopolitica della storia moderna, l’uomo che è stato additato dai propri concittadini come l’umiliatore della patria per la perestrojka e la glasnost. Ristrutturazione e trasparenza, due termini che visti alla luce della situazione attuale sembrano più necessari che mai, ma anche ormai lontanissimi.
Caratterizzato da una innata natura pacifista, Mikhail Gorbaciov non si è mai fatto grossi problemi anche in questi ultimi anni a far sentire ancora la sua voce, prima esortando Putin e Biden a ridurre l’arsenale atomico e poi lo scorso marzo chiedendo Putin a fare di tutto per scongiurare una guerra nucleare.
Una voce sempre in controtendenza rispetto ai più, anche per quanto riguarda… le auto. Certo, perché uno stato comunista, secondo Gorbaciov, non avrebbe dovuto dare a disposizione della propria nomenclatura un parco auto troppo vistoso, imponendo anche in quel caso una certa austerità.
Nonostante i russi non eccellessero certo nella produzione di veicoli di alta gamma, nel 1958 era arrivata la prima ammiraglia made in URSS: la GAZ-13, seguita poi dalla GAZ-14. In gergo le due auto venivano chiamate Chajka, ovvero Gabbiano, e si posizionavano in quello che oggi potremmo definire come un segmento premium, adatte ai gerarchi del partito comunista, ma anche ai religiosi che occupavano posti di preminenza all’interno della gerarchia ortodossa.
Certo, i designer sovietici non brillavano quanto a creatività, con il design “ispirato” a quello delle americane Packard Patrician e Caribbean ma visto che l’importazione di mezzi americani non era certo una delle opzioni sul tavolo, i modelli sovietici ebbero comunque un discreto successo tra i più abbienti, andando chiaramente ad infastidire gli animi delle classi sociali meno privilegiate che, peraltro, non le avrebbero potute comunque acquistare.
Ebbene sì, erano riservate ai funzionari almeno di livello medio e i comuni mortali potevano vederle da vicino solo quando si recavano per le pratiche di matrimonio agli uffici di registro civile.
Proprio a causa di queste forti disuguaglianze che tanto stridevano con l’idea di Gorbaciov lo portarono alla ricerca di una grande riorganizzazione economica e sociale, trasparenza della politica e contenimento delle spese, con buona pace delle auto di lusso.
La Chajka non solo venne messa fuori produzione ma, addirittura, gli stampi, le attrezzature tecniche, le linee di produzione e le documentazioni relative a quel progetto vennero distrutte, lanciando un forte messaggio all’élite russa.
Purtroppo per Gorbaciov in patria non la presero molto bene: tra la caduta del muro di Berlino e l’apertura all’occidente, da presidente amato divenne in poco tempo una figura scomoda tanto che in Russia i giornali ma anche le varie televisioni non hanno dato alcun peso alla scomparsa del proprio ex Capo di Stato.