Michelin: usate gli pneumatici fino a 1,6 mm. Così meno inquinamento

Pubblicità
L'azienda francese è impegnata nell'abbattimento delle emissioni dei propri stabilimenti produtivi. E poi suggerisce agli automobilisti di non cambiare gomme fino a 1,6 mm: sono comunque performanti e sicure
20 settembre 2017

E' la più grande azienda di pneumatici al mondo ma questo evidentemente non basta ai vertici Michelin per sentirsi in ordine: l'obiettivo futuro, oltre al continuo miglioramento dei prodotti e lo sviluppo aziendale (ad oggi 20,9 miliardi di fatturato) è infatti quello di essere più eco-compatibili rispetto a quanto fatto sino ad oggi. Obiettivi anche in questo caso molto ambiziosi, come quelli dettati dalla ricerca e sviluppo in cui il Bibendum investe 700 milioni di euro l'anno, che mirano ad abbattere in modo drastico la componente inquinamento nella produzione degli pneumatici oltre che nell'uso da parte degli utenti.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Gomme ok fino a 1,6 mm di battistrada!

Quest'ultimo aspetto è certamente uno dei più importanti perché contrariamente a quanto suggeriscono alcuni costruttori di pneumatici (anche Premium) secondo Michelin le tecnologie applicate nei loro pneumatici consentono di utilizzare tranquillamente ogni pneumatico sino al limite consentito dalla legge (1,6 mm di spessore) contrariamente ai 3 mm comunicati altrove. Una differenza sostanziale che consentirebbe, se tutti gli pneumatici al mondo arrivassero a questo valore, di risparmiare la produzione di 128 milioni di unità e 9 milioni di tonnellate di CO2 nell'aria. Il tutto assicurando un risparmio di 6,9 miliardi di euro al consumatore ed 1,5 milioni di tonnellate di materie prime risparmiate.

Test effettuati presso il centro ricerche Michelin di Ladoux hanno infatti dimostrato che un pneumatico premium con una scultura del battistrada a 1,6 mm può essere più performante di un pneumatico economico nuovo o quasi nuovo. A tal fine, per maggiore trasparenza nei confronti del consumatore, Michelin suggerisce l’inserimento all’interno dell’etichettatura europea dei risultati derivanti dai test effettuati sui pneumatici usurati fino al limite legale. Sostenere dunque che i pneumatici debbano essere smontati prima del tempo è come sostenere una forma di obsolescenza programmata con effetti sull’ambiente tutt’altro che trascurabili.

Nel 2030 serviranno due pianeti... Non è un segreto, infatti, che la terra non tenga più da qualche anno il passo dell'uomo in tema di rigenerazione delle risorse, tanto che nel 2017 il giorno 2 agosto avevamo già bruciato tutto il bonus consentito dal nostro pianeta. Attualmente avremmo bisogno di 1,7 terre per avere un ritmo compatibile, dal 2030 invece (sempre secondo Global Footprint Network, WWF) avremo bisogno di due pianeti come la terra per tenere il passo.

Un ritmo evidentemente insostenibile, che secondo Michelin ogni industria e persona dovrebbe impegnarsi a rallentare, anche con piccoli gesti: nello specifico il Bibendum in occasione della COP21 (2015) si è impegnato a ridurre del 20% la Carbon Footprint dovuta alla resistenza al rotolamento dei propri pneumatici nel periodo 2010-2030 al fine di ridurre le emissioni di CO2 di 30 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda l’impronta ecologica degli stabilimenti e dei Centri di Tecnologia Michelin, l’obiettivo è di ridurre l’impatto ambientale del 50% tra il 2005 e il 2020, sostenendo lo sviluppo di energia rinnovabile.

Sempre più gomma eco-friendly Curiosità sempre in ambito tecnologico: Michelin ha avviato una joint venture in Indonesia con Barito Pacific Group (BPG) per produrre gomma naturale eco-friendly. Le proprietà della gomma naturale la rendono insostituibile per pneumatici per autocarri, aerei e macchine movimento terra. Questo spiega perché il 75% della produzione globale vada all’industria del pneumatico. Michelin e Barito Pacific Group lavorano nelle isole di Sumatra e del Borneo per riforestare tre concessioni, che rappresentano una superficie totale di 88.000 ettari, devastata da una deforestazione incontrollata. Su un’area pari alla metà di questa superficie saranno piantati alberi per la produzione di gomma naturale, l’altra metà della superficie sarà destinata alla ricostituzione di un ambiente naturale, con coltivazioni destinate alla comunità locale e alle specie vegetali endemiche. Si prevede che questo progetto creerà più di 16.000 posti di lavoro locali, e permetterà di ottenere 80.000 tonnellate di gomma naturale, o circa il 10% dei bisogni di Michelin, limitando l’impatto della volatilità dei prezzi. Nell’ambito della promozione delle pratiche di produzione sostenibile di gomma naturale, Michelin ha scelto di collaborare a lungo termine con il WWF, per il periodo 2015-2018. Per raggiungere l’obiettivo, Michelin e Barito Pacific Group hanno stabilito uno specifico organo di governo di cui farà parte il WWF. La cooperazione tra Michelin e il WWF è volta anche alla protezione del Tigapuluh National Park e della Limau Protected Forest, oggi a rischio di deforestazione.

Obiettivi futuri importanti, insomma, che ogni azienda (sia piccola che grande) dovrebbe impegnarsi a raggiungere ponendosi dei traguardi: gli stessi che possiamo porci noi scegliendo all'acquisto pneumatici premium che siano in grado di durare più a lungo mantenedo alta la performance fino ai limiti di legge. Cosa che le gomme Michelin, come quelle di altri costruttori premium, sono in grado di fare senza alcun problema.

Pubblicità