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Più tardi che altrove, ma comunque la mazzata del Coronavirus è arrivata anche oltre Atlantico, e sta investendo come un uragano di Classe 5 (anzi 6, quella che la scala di Saffir-Simpson non prevede) l’intera confederazione americana.
Oltre alle conseguenze sul piano sociale ed umano, ci sono quelle economiche; in tale ambito, già fioriscono le prime valutazioni, tutte orientate al peggio.
Tra le più drammatiche, c’è lo scenario delineato dalla J.D. Power, società di ricerca di marketing e servizi di informazione con sede a Costa Mesa, in California, che ha già calcolato che a marzo le vendite di auto negli USA saranno quasi dimezzate (per la precisione, -45%), mentre il picco negativo sarà ad aprile, con il mercato di fatto azzerato (-78%), tendenza destinata a proseguire anche a maggio, con solo una minima diminuzione del valore di perdita (-75%).
In base a tale previsione, J.D. Power assegna alla crisi da Covid-19 una perdita di vendite fino a 2,8 milioni di vetture entro luglio.
I dati ufficiali indicano che le vendite sono state di fatto in linea con le previsioni fino all'11 marzo, iniziando poi calare dal 13 (-22%), accelerando (-30%) il 17 e toccando il picco del -43% sabato 21 marzo, l'ultima indicazione disponibile.
La contrazione nelle vendite appare più marcata a San Francisco, in conseguenza dell’obbligo di restare a casa, che ha determinato un crollo verticale della domanda addirittura fino al -86%.
Tra tante nubi, una piccola speranza: a sostenere il settore durante la crisi dovrebbe intervenire la necessità di sostituzione dei veicoli attualmente utilizzati con formula di leasing, i cui contratti nella maggioranza dei casi vengono stipulati in primavera ed estate.
Parliamo di quasi 2 milioni di vetture in tutti gli USA, piccola boccata d’ossigeno per un mercato altrimenti agonizzante.