Mercato Italia: siamo in mezzo al guado?

Mercato Italia: siamo in mezzo al guado?
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Il mondo dell’auto s’interroga sul suo futuro: un convegno organizzato a Roma dal Centro Studi Promotor ha riunito i rappresentanti delle Case, chiamati a rispondere su come evolverà il mercato in Italia nei prossimi mesi
9 ottobre 2013

Nessuno possiede la sfera di cristallo, e non è possibile sapere se davvero siamo alla vigilia dell'inizio della ripresa per il mercato dell'auto. Dal convegno "Il mercato dell'auto oltre la metà del guado"' svoltosi a Roma, non è venuta risposta all’interrogativo, malgrado al tavolo dei relatori fosse seduto il fior fiore del management che dirige le aziende automobilistiche nel nostro Paese. Tutti intorno al capezzale, come avrebbe cantato Edoardo Bennato, di un malato molto grave; per fortuna non si tratta di un quasi morto, ma di un convalescente che, pian piano, inizia a guarire. Almeno si spera.

«L'andamento del mercato automobilistico - ha evidenziato nel corso dell’introduzione ai lavori del convegno il moderatore Roberto Pippan, caporedattore economia RadioRai - è uno degli indicatori più importanti dello stato di salute dell'economia. Anche per questo è importante capire se, dopo anni di cali, si può oggi dire che la ripresa sta per iniziare».

«La crisi del settore auto - ha aggiunto Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - dipende soprattutto dal quadro economico generale. Oggi però vi sono elementi che fanno ritenere possibile un'inversione di tendenza. Per far sì che essa si trasformi in vera ripresa, occorre però che riparta l'economia e bisogna intervenire sui fattori di freno specifici che bloccano il settore».

«I dati macroeconomici - ha osservato Domenico Chianese, presidente e amministratore delegato di Ford Italia - indicano che il mercato dell'auto a livello globale è in salute; i problemi sono a livello europeo, italiano in particolare. Il parco circolante italiano deve però essere rinnovato, e quindi bisogna creare le condizioni perché questo avvenga, risolvendo i problemi strutturali dell'economia e riducendo i forti costi di gestione che deprimono la domanda».

«La crisi - ha aggiunto Bernard Chretien, direttore generale di Renault Italia - rappresenta anche un'opportunità, perché ci può permettere di riorganizzarci per essere più efficienti e per ritrovare un migliore collegamento con i nostri clienti».

I dati numerici indicano che il 2013 in Italia si chiuderà con un venduto del nuovo di poco superiore alla soglia di 1.300.000 unità, pari ad una ulteriore diminuzione rispetto ai valori del 2012 di circa il 7%. Il mercato italiano ormai assorbe meno del 10% del totale europeo valutato in circa 14 milioni di auto vendute all’anno

Entro la fine del 2013 poco più di 1.300.000 unità vendute

D’altro canto, i dati numerici indicano che il 2013 in Italia si chiuderà con un venduto del nuovo di poco superiore alla soglia di 1.300.000 unità, pari ad una ulteriore diminuzione rispetto ai valori del 2012 di circa il 7%. Il mercato italiano ormai assorbe meno del 10% del totale europeo valutato in circa 14 milioni di auto vendute all’anno; il nostro parco circolante  è valutato in circa 35 milioni di veicoli, moltissimi dei quali hanno orami raggiunto l’età per un ricambio. Ma se girano pochi soldi, se le famiglie sono attentissime alle spese e se i costi accessori (assicurazioni, bollo, carburanti) costituiscono un ulteriore freno all’acquisto, cosa fare per invertire la tendenza e puntare alla soglia dei 2 milioni di nuove auto, da molti indicata come volume fisiologico per il nostro mercato?

«Sta a noi - ha detto poi Roland Schell, direttore generale di Mercedes-Benz Italia - trovare soluzioni per far ripartire il mercato, puntando sull'innovazione tecnologica, su cui stiamo investendo moltissimo. Bisogna poi trovare il modo per farsi ascoltare dal Governo, perché le Case automobilistiche possono oggi rappresentare un partner efficace per creare nuovi posti di lavoro e contribuire alla crescita dell'economia».

Un’ipotesi suggestiva riguarda la possibilità di inserire le spese per l’auto tra le voci da portare in detrazione o deduzione fiscale, come già previsto per i mobili e le ristrutturazioni domestiche: ma finora dalla Politica non sono arrivate risposte in merito.

Un’ipotesi suggestiva riguarda la possibilità di inserire le spese per l’auto tra le voci da portare in detrazione o deduzione fiscale, come già previsto per i mobili e le ristrutturazioni domestiche

I giovani e l'auto

Un altro tema oggetto della discussione è stato il rapporto tra giovani e auto. «I giovani - ha sostenuto Santo Ficili, responsabile del mercato Italia di Fiat Automobiles - continuano ad amare le auto. Questo anche perché i prodotti che sono oggi sul mercato sono di alto livello tecnologico, a tutto beneficio dei clienti».

«E' bene dire chiaramente - ha infine dichiarato Massimo Nordio, direttore generale e amministratore delegato di Volkswagen Group Italia - che l'industria dell'auto è un asset strategico per il nostro Paese, non solo dal punto di vista della produzione, ma anche perché include settori decisivi, come quello della componentistica e della distribuzione, che insieme occupano migliaia  di addetti. Tornando al rapporto tra giovani e auto, siamo in una fase di cambiamento, anche se molto lento. Certo i problemi strutturali della nostra economia, come disoccupazione, cuneo fiscale ed altro, non aiutano i giovani che si avvicinano al mondo dell'auto. Sta ai costruttori aiutarli, trovando soluzioni innovative, dal punto di vista del prodotto e da quello delle modalità con cui questo viene offerto».

Dal convegno è emersa una grande cautela sull'inizio della ripresa; ma, come detto da Gian Primo Quagliano in conclusione dei lavori, «nel nostro Paese continua ad esservi comunque una domanda di mobilità da soddisfare con l'auto, domanda che spinge le Case verso una grande innovazione tecnologica che sarà un patrimonio importante per il dopo crisi. Per uscire dal momento negativo è fondamentale l'azione del Governo per dare di nuovo ai consumatori le risorse perché continuino a consumare».

No alla demonizzazione dell'auto

In conclusione degli interventi (peccato soltanto non ci sia stato spazio per domande o interventi dalla platea, dove molti qualificati presenti erano pronti a dare il loro contributo), è stato ribadito che per superare la situazione attuale occorre anche porre termine alla campagna di demonizzazione dell'auto, che resta fondamentale per la mobilità nel nostro Paese, tanto più se si considera la forte arretratezza italiana nella dotazione di infrastrutture per la mobilità alternativa. Infatti, secondo Legambiente, fatta 100 la media UE, la nostra dotazione di metropolitane è pari a 39,6, quella di treni pendolari è pari a 45,8 e quella di treni ad alta velocità è pari a 61,2. Al gap negativo, è evidente, si supplisce facendo ricorso all’automobile.

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