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Secondo mese di crescita per il mercato nazionale: dopo la buona performance di settembre (vedi qui), ad ottobre ci sono state 156.851 immatricolazioni di nuove vetture rispetto le 147.039 dello stesso mese 2018, pari ad un confortante +6,7%.
Nel cumulato da inizio anno, i volumi si attestano a 1.624.922 unità, pari a -0,8% su base tendenziale sul 2018.
Da sottolineare come negli ultimi tre giorni del mese sia stato immatricolato il 42,2% del totale, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni di Dataforce, valgono il 15,4% dei volumi di vendita mensili.
A livello di canali, quello dei privati diminuisce ad ottobre del -1,1%, con quota di mercato al 60,9% nel mese e al 57,5% nei totale annuo; spicca la crescita delle immatricolazioni intestate a società, con più di 31.960 unità (+23,2%) e rappresentatività al 20,4% nel mese e al 17,9% nel cumulato.
Nei primi dieci mesi del 2019, però, i privati sono in crescita del +1,6%, le società in calo del -13,2% ed il noleggio in aumento del +2,5%.
Tra le tipologie di alimentazione, crescono nel mese benzina (+17%), ibrido (+42,6%), elettrico (+61%), GPL (+1,9%) e metano (+283,9%), mentre cede terreno il diesel (-13,3%); da inizio anno, la quota di mercato dei veicoli a benzina tocca il 43,9%, gli ibridi sono al 5,8% e gli elettrici allo 0,5%; il diesel registra un calo da 2019 del -23,1%, con quota di mercato del 40,6%, in calo di 11,5% punti.
Tra i brand, Fiat pur in calo mantiene il comando: il costruttore nazionale ha immatricolato a ottobre 21.605 vetture (-5,4% sul 2018), e la sua quota di mercato nel 2019 è del 15,19% (-2,2% in meno del 2018).
Dietro Fiat c’è Volkswagen, che a ottobre conferma il dinamismo di settembre: dopo il già notevole +44,49% di un mese fa, ora riporta un eloquente +36,9%; terzo posto nella graduatoria mensile per Ford (+1,6%), che prece Peugeot (+8,34%) e Toyota (+5,32%); a seguire Renault (+10,86%), Citroen (+9,39%), Audi, Opel e Jeep.
In riferimento ai segmenti, sono in calo del 6% le superutilitarie (ed oltre la metà di tale segmento è rappresentato dai due modelli più venduti, Fiat Panda e Fiat 500) e del 3% quelle delle utilitarie, di cui il modello più venduto è Lancia Ypsilon; le vetture medie crescono del 4%, grazie alle medie-inferiori (+6%), mentre le medie superiori diminuiscono del 2%.
In crescita del 20% i SUV di tutte le dimensioni (il 15% delle immatricolazioni è rappresentato da vetture del Gruppo FCA), che conquistano il 42% del mercato, soprattutto grazie alla buona performance dei SUV piccoli (il più venduto Fiat 500X), in variazione positiva del 30%; andamento lievemente positivo anche per i monovolumi (il più venduto è Fiat 500L), che a ottobre aumentano dello 0,5%; ottima, infine, la performance delle auto sportive, in crescita del 69% rispetto allo stesso mese del 2018.
Tutto tricolore il podio del mese: Fiat Panda sempre prima (10.752 unità), seguita da Lancia Ypsilon (4.846) e Fiat 500X (3.448).
Il mercato dell’usato, infine, ad ottobre riporta 396.981 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari, pari al -6,1% su ottobre 2018; nei primi dieci mesi del 2019, i trasferimenti di proprietà sono 3.528.619, il -5% rispetto allo stesso periodo del 2018.
«In riferimento alla delicata fase di trasformazione - rileva Paolo Scudieri, Presidente di Anfia - che il settore sta attraversando, segnaliamo la nostra contrarietà alla proposta, che triplica il valore ai fini fiscali di auto e ciclomotori concessi come veicoli aziendali in uso promiscuo per la totalità dei dipendenti. La recente riformulazione della misura, secondo cui la quota di imponibile sulle auto aziendali ibride resterà al 30% del valore convenzionale, mentre per le altre salirà al 60% e per le super inquinanti sarà al 100%, resta comunque dannosa a 360°: per i lavoratori, per le aziende e per l’intero comparto automotive, che già vive un momento di incertezza. Una norma, inoltre, in totale antitesi con le indicazioni emerse dal Tavolo Automotive del 18 ottobre al Ministero dello Sviluppo Economico, in cui si è confermata la volontà di attuare misure di accompagnamento delle imprese automotive nella riconversione industriale, attraverso disposizioni concrete ed efficaci per agevolare la transizione energetica e lo svecchiamento del parco circolante. Insieme alle altre Associazioni del settore, abbiamo già richiesto l’immediato ritiro della proposta».
«In un quadro macroeconomico con persistenti incertezze sia economiche che geopolitiche - afferma Michele Crisci, Presidente dell’Unrae - le previsioni sul mercato auto nel 2020 rischiano di dover essere rivista pesantemente al ribasso, alla luce della recente proposta del Governo, vessatoria nei confronti dei dipendenti e che danneggerebbe anche le aziende, già penalizzate nella competizione internazionale dai limiti solo italiani a deducibilità e detraibilità, ed escluse dal Superammortamento previsto per gli altri beni strumentali, con un impatto fortemente negativo sul mercato delle auto aziendali e sulla capacità di rinnovare il parco circolante. Sottolineiamo l’assoluta necessità di istituire, con estrema urgenza, una vera cabina di regia governativa per il settore auto: una convocazione dei principali attori della filiera ad un tavolo dove il Governo sia rappresentato nella sua collegialità, non è più rinviabile, se si vuole evitare che lo stato di sofferenza del mondo automotive diventi una crisi irreversibile».
«Ad ottobre sulla bilancia delle immatricolazioni - dichiara Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto - pesano più quelle delle società e del noleggio a lungo termine a fronte della sofferenza del canale privati: ma in questo momento la nostra preoccupazione è tutta rivolta ad arginare la proposta di revisione della tassazione sulle auto aziendali che è esattamente l’opposto di quanto auspichiamo. Le proposte sulle auto aziendali contenute nel Ddl di bilancio 2020 anche nella rimodulazione che prevede, nell’ultima versione, escludendo ibride ed elettriche, il raddoppio del prelievo fiscale dal 30% al 60% e al 100% per le auto aziendali che emettono un livello di CO2 superiore a 160 g/km, continua ad essere inaccettabile e foriera di un probabile grave danno al mercato. Abbiamo apprezzato l’iniziativa del Tavolo automotive convocato dal Ministro Patuanelli, ma non vediamo la definizione di una strategia d’intervento condivisa con le associazioni del settore, come emerso nella prima riunione del Tavolo: per questo abbiamo espresso il nostro disappunto al Ministro Patuanelli, che ci auguriamo intervenga nella vicenda».