Mercato Italia: ad aprile, toccato il fondo

Mercato Italia: ad aprile, toccato il fondo
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Collassa il mercato dell’auto: la chiusura delle attività per la rete commerciale, per la crisi sanitaria da coronavirus, porta al quasi azzeramento delle vendite. Occorre ripartire, ed in fretta, anche con sostegni alla domanda
5 maggio 2020

I dati diffusi dal MIT (Ministero di Infrastrutture e Trasporti), indicano che ad aprile in Italia ci sono state 4.279 nuove immatricolazioni di autovetture, il -97,5% sullo stesso mese del 2019, quando di auto ne furono vendute 174.924.

Il dato relativo al primo quadrimestre 2020 si attesta così a 351.611 immatricolazioni, con volumi praticamente dimezzati (-50,7%) rispetto al 2019.

Nel bimestre marzo-aprile – il segmento temporale interessato dal lockdown, con la chiusura dei concessionari dal 12 marzo al 3 maggio – si sono perse 361.000 immatricolazioni rispetto allo stesso bimestre del 2019, con un ribasso del 51%, mentre dal 12 marzo al 30 aprile (per 35 giorni lavorativi teorici, viste le festività civile e religiose del periodo) sono state immatricolate 8.492 vetture, con una media di 242 unità al giorno. 

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Circa il 20% delle auto nuove vendute nel periodo si concentra sul segmento B (utilitarie), il 19% per i SUV piccoli, il 16% per i SUV compatti; ancora, vale il 12% il segmento A (superutilitarie), l’11% circa il segmento C (medie-inferiori), mentre il restante 22% è frazionato sugli altri segmenti.

Il 41% delle auto vendute ha alimentazione diesel e il 33% a benzina, mentre quelle ad alimentazione alternativa sono il 26%, di cui l’11% ricaricabili, il 9% ibride mild-full, il 4% benzina-GPL, il 2% benzina-metano.

Nel dettaglio, sono state immatricolate 768 auto BEV, di cui quasi la metà nella sola provincia di Roma.

La pur ridotta dinamica di mercato si concentra sulla richiesta soprattutto da parte delle società commerciali (noleggio e flotte), mentre il settore privato è quasi assente: oltre il 28% delle nuove auto è stato immatricolato in due regioni italiane in cui vige una normativa vantaggiosa per il noleggio, con il 14,4% in Trentino Alto Adige e il 14% in Val d’Aosta; seguono, per volumi, Lazio (13%), Lombardia (10%), Veneto (8%), Piemonte (7%), Toscana (7%) ed Emilia Romagna (6%).

Il mercato dell’usato totalizza, ad aprile, 23.020 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari, pari al -93,6% rispetto ad aprile 2019; nel primo quadrimestre 2020 si registrano 841.638 unità, con contrazione del 43,2% rispetto a gennaio-aprile 2019.

I commenti delle Associazioni

«La “Fase 2“ di graduale riapertura delle attività produttive e commerciali ha alle spalle i cinquanta giorni più difficili del secondo dopoguerra per la nostra economia - afferma Paolo Scudieri, Presidente di Anfia - I dati del mercato ad aprile sono quelli di un mercato fermo, com’era facilmente prevedibile. Quello che più conta è concentrarsi su una rapida ripartenza, visto che la riapertura dei concessionari da sola non basta certo a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive. Nel proseguire senza sosta il suo lavoro a sostegno alle imprese del settore, Anfia richiama l’attenzione del Governo sull’esigenza di prevedere misure a supporto della domanda, necessarie anche alla ripresa delle attività produttive. Lo stesso Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, aveva annunciato nei primi giorni di marzo e prima del lockdown, l’arrivo di incentivi per favorire la sostituzione delle vetture circolanti con dieci e più anni di anzianità, per migliorare i livelli di emissioni e dare ossigeno al settore. Le nostre proposte si concentrano su un incremento del fondo Ecobonus 2020 per proseguire l’incentivazione delle auto BEV e PHEV e la previsione di un’estensione del bonus, ad oggi in vigore per le auto fino a 60 g di CO2/km, alle auto ad alimentazione alternativa con emissioni di CO2 da 61 a 95 g/km, in coerenza con le politiche di indirizzamento del mercato verso le tecnologie a basso impatto ambientale ed in linea con gli obiettivi fissati dalla regolamentazione europea. Inoltre, visto il considerevole numero di vetture accumulate in stock da concessionari e produttori durante il lockdown, per evitare che il loro smaltimento blocchi il riavvio della produzione e per dare un immediato impulso alla ripresa delle vendite in un momento in cui la fiducia dei consumatori è bassa, riteniamo di grande efficacia per cittadini ed imprese un incentivo all’acquisto delle vetture in stock prodotte prima del lockdown».

«I dati di aprile - commenta Michele Crisci, Presidente dell’Unrae - confermano purtroppo quanto anticipato sin dall’inizio della crisi. Le necessarie e severe misure di contenimento del contagio ne hanno rallentato la diffusione, ma il blocco delle attività economiche ha messo in ginocchio la filiera della distribuzione auto, con le sue 1.400 aziende che sostentano 160.000 famiglie. La riapertura avviene con restrizioni molto severe alla circolazione e una domanda da parte di famiglie e imprese fortemente indebolita. Attanagliate da crisi di liquidità, dopo due mesi di ricavi azzerati, molte delle concessionarie potrebbero non sopravvivere nonostante la riapertura: rinnoviamo quindi l’appello al sistema bancario perché le ingenti risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità vengano prontamente erogate alle imprese del comparto auto. E’ evidente la necessità di un’accelerazione da parte del Governo, che faccia subito seguire azioni efficaci alle buone intenzioni: serve un decreto “verticale”, con misure specifiche per il settore automotive, comparto assolutamente strategico per il Paese, con il suo effetto moltiplicatore sull’economia ed il contributo al gettito erariale di circa ottanta miliardi di Euro annui. Unrae chiede l’adozione tempestiva di concreti provvedimenti a sostegno della filiera auto, incluso anche un piano strutturale che favorisca il ricambio del vetusto parco circolante, pericoloso per l’ambiente e per la sicurezza dei cittadini. In questo momento, la velocità è tutto: un mercato che versa in queste condizioni non può affrontare il rischio di un’ulteriore paralisi, dovuta magari a indiscrezioni o dibattiti su tempi e modi delle eventuali misure».

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