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La tempesta è arrivata, la mazzata fortissima: il Ministero conferma che marzo 2020 sarà ricordato come il mese in cui il calendario è tornato indietro di sessant’anni, ai livelli di quanto in Italia non era ancora iniziata la fase della motorizzazione di massa.
Presso la Motorizzazione sono state immatricolato 28.326 autovetture, pari al -85,42% su marzo 2019, quando ne furono iscritte 194.302; il dato peggiora moltiplicandolo quello già poco esaltante dello scorso febbraio, quando con 163.047 unità fu registrata una variazione negativa dell’8,65% su febbraio 2019, che ne riportò 178.494.
Ancora, a marzo 2020 sono stati registrati 142.230 trasferimenti di proprietà di vetture usate, pari al -62,33% su marzo 2019, che ne contò 380.227.
In totale, quindi, a marzo 2020 il volume globale delle vendite (171.556 vetture) ha interessato per il 16,51% auto nuove e per il 83,49% auto usate.
Il consuntivo trimestrale per il nuovo si attesta a 347.193 vetture, con variazione di -35,47% su gennaio-marzo 2019, quando ne furono immatricolate 538.067; nello stesso periodo 2020 si sono registrati 818.618 trasferimenti di proprietà di vetture usate, con variazione del -26,98% sullo stesso trimestre 2019, quando i veicoli interessati furono 1.121.098.
In un contesto di tragedia, FCA fa peggio del mercato: le sue 4.649 vetture immatricolate nel mese si traducono in un calo del 90,34% sulle 48.109 di marzo 2019; la quota del Gruppo scende così al 16,41% rispetto al 24,76% di un anno fa.
Nel primo trimestre, FCA ha venduto così 85.875 veicoli, pari al -35,04% sul 2019; una valore tutto sommato allineato a quello generale del mercato e così anche la quota non cambia di molto, attestandosi al 24,73% contro il 24,57% di dodici mesi fa.
La prima a muoversi, anticipando addirittura i dati ufficiali, è stata l’Unrae che in una conferenza stampa via streaming ha non solo messo sul tavolo tutte le criticità ed i pericoli che corre l’intera filiera dell’automotive, ma ha avanzato proposte concrete al Governo, nella speranza che possano essere recepite già nell’annunciato prossimo decreto che sarà varato ad aprile.
«Concessionarie ed aziende - ha detto Michele Crisci, presidente dell’Associazione che riunisce i produttori esteri - non hanno più liquidità e non riescono più a gestire il proprio business. Occorre pensare subito a far ripartire il settore che rappresenta il 10% del Pil nazionale: il Governo non ignorare il comparto che con centinaia di migliaia di addetti, è anche il primo contribuente per lo Stato. La nostra Associazione, che vale il 76% delle mercato auto e il 62% dei veicoli commerciali, porta al Governo una richiesta ben precisa: cambiare l’Ecobonus con scaglioni di sconto diversi dagli attuali per allargare la fascia di nuovi clienti tra io privati, mentre per imprese va previsto un riallineamento fiscale agli standard già in vigore in altre nazioni europee».
In un momento così particolare, la filiera automotive pare trovare come per incanto un'importante unità di intenti ed azione, purtroppo negli anni passati spesso mancata.
Le proposte di Unrae sono infatti pienamente condivise dall'Anfia: «Quello che è più urgente in questo momento - afferma Paolo Scudieri, Presidente dell'Associazione dei produttori nazionali di veicoli e componentistica - è dare un aiuto concreto alle imprese per superare l’impasse e arrivare preparate alla graduale riapertura delle attività, strutturando, al contempo, un più ampio piano di rilancio dell’intero settore. Sono immediatamente necessari interventi a supporto della liquidità, affinché le aziende possano far fronte al crollo della domanda e del fatturato: chiediamo la conversione delle perdite fiscali in credito d’imposta, l’introduzione di finanziamenti agevolati del capitale circolante con durata fino a dieci anni e garanzia dello Stato, la sospensione di tutti i pagamenti per imposte, tasse e contributi previdenziali e assistenziali fino alla fine del periodo di emergenza e una riduzione dei tempi necessari ad ottenere il rimborso dei crediti d’imposta. Tra i provvedimenti utili alla ripresa, quando le concessionarie torneranno ad operare, pensiamo ad un rafforzamento del bonus esistente per le vetture elettrificate fino a 60 g/km di CO2, con maggiori risorse, e un’ulteriore fascia incentivabile per vetture ad alimentazione alternativa fino a 95 g/km di CO2, così da rivolgerlo ad un pubblico più vasto, per risollevare la domanda già nei prossimi mesi, mentre per il comparto strategico delle auto aziendali sarebbe opportuno allineare la tassazione italiana a quella degli altri Paesi UE, innalzando la detraibilità IVA dal 40% al 100%».
Anche Federato, che riunisce i concessionari, ha fatto sentire la sua voce: «Abbiamo assoluto bisogno - dice Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dell’Associazione - di un’immediata iniezione di liquidità per evitare il dissesto di moltissime aziende, visto che la distribuzione di un prodotto costoso come l’auto, ma con margini limitati, comporta un grande impegno finanziario. Le misure sulla cassa integrazione, pur apprezzabili, sono però insufficienti a fronteggiare una situazione senza precedenti in cui bisogna governare imprese complesse, dimensionate per gestire volumi di fatturato che non sappiamo quando potranno essere di nuovo raggiunti».
A questo punto, si attendono segnali concreti da parte del Governo: sarà convocato un nuovo tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico, o Stefano Patuanelli passerà la mano direttamente a Giuseppe Conte?