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Presso gli uffici della Motorizzazione sono state immatricolate a maggio 2020 99.711 nuove vetture, con una variazione di -49,61% rispetto al corrispondente mese del 2019, quando ne furono immatricolate 197.881; sempre a maggio, sono stati registrati 206.967 trasferimenti di proprietà, con variazione di -44,61% rispetto a maggio 2019, quando ne furono registrati 373.676.
A maggio 2020, il volume globale delle vendite (306.678 vetture) ha interessato per il 32,51% auto nuove e per il 67,49% usate.
Il consuntivo da inizio anno si attesta ad un totale di immatricolato di 451.366 vetture, pari al -50,45% rispetto a gennaio-maggio 2019, quando ne furono immatricolate 910.872; nello stesso periodo 2020 si sono registrati 1.048.605 trasferimenti di proprietà di auto usate, con variazione del -43,46% rispetto a gennaio-maggio 2019, quando ne furono registrati 1.854.525.
Al dato complessivo molto pesante, corrisponde un calo generale per tutti i canali di vendita: vanno “meno peggio“ i privati che, con 68.129 acquisti, flettono del 35% e guadagnano quasi il 15% di quota su maggio 2019, attestandosi al 67,7% di rappresentatività; crollano le immatricolazioni del noleggio (-69%), in particolare il breve termine, con un -96% e appena 1.073 immatricolazioni, all’1,1% di quota contro il 12,8% dello scorso anno; in linea con il mercato, invece, le immatricolazioni del lungo termine (-50%), con quasi 17.000 unità e quota vicina al 17%; le società, infine, con un -57% perdono quasi il 3% di quota (al 13,1%), per la frenata delle autoimmatricolazioni (-65%) che a maggio sono 7.600, a fronte di un -41% delle altre società che, cedendo meno del mercato totale, guadagnano quasi l’1% di quota, al 5,6% di rappresentatività; nel cumulato gennaio-maggio sono negative le performance di tutti i canali, con -49% per i privati, -52% per noleggio e società.
Il Centro Studi Promotor stima la perdita di fatturato per 8,3 miliardi, cui vanno aggiunti 1,8 miliardi di minor gettito IVA: valori da brivido, che rischiano di essere solo la punta di un iceberg perché, alla velocità dei primi cinque mesi dell’anno, le immatricolazioni a fine 2020 toccherebbero a quota 950.000, con calo di fatturato sul 2019 di 17,4 miliardi e di gettito IVA di 3,8 miliardi.
Sul fronte delle alimentazioni, spiccano i segni positivi delle immatricolazioni di vetture con motorizzazioni alternative: con 12.618 immatricolazioni, pari al +18%, le ibride passano dalla quota del 5,4% dello scorso anno al 12,5% di oggi; le elettriche, con 1.816 unità corrispondente al +55%, salgono invece ad una quota dell’1,8%.
Forte la contrazione, invece, per le alimentazioni tradizionali, che valgono oltre il 77% del mercato totale: benzina in calo del 52% (a 41.466 unità) e diesel che perde il 56% a 36.309 unità; in linea con la tendenza del mercato sono GPL (-51%) e metano (-49%).
Il segno è negativo anche per tutti i segmenti: il peggior risultato, -59%, è per le A-Piccole, che scendono al 13,9% di quota rispetto al 17,2% di dodici mesi fa.
Anche le carrozzerie riportano tutte segni negativi: le berline, con quota del 42,1% rispetto al 47,2% di maggio 2019, perdono il 55%, a fronte di un recupero di oltre il 4% di quota dei crossover (-37%), che arrivano al 37,1%; incrementano la rappresentatività anche i fuoristrada, salendo del 3,4% (ora all’11,1%).
Le marche nazionali, nel complesso, totalizzano nel mese 22.546 immatricolazioni (-57%), con quota di mercato del 22,6%; da inizio 2020, le immatricolazioni complessive ammontano a 111.217 unità (-51,8%), con quota di mercato del 24,6%.
Nella top ten di maggio ci sono cinque modelli italiani: Fiat Panda (6.462 unità) sempre prima, stacca di moltissimo per numeri seconda (Volkswagen T-Roc, con 2.501 unità), e terza (Lancia Ypsilon, con 2.437); quarto posto per Jeep Compass (2.322 unità), quinto per Fiat 500X (2.318) e decimo per Jeep Renegade (2.080).
Nell’esame per area geografica, la riduzione più significativa si registra nell’area Nord-Orientale (30.156 immatricolazioni e -59%, pari al -7,3% di quota rispetto al 37,3% dello scorso anno); quella Nord-Occidentale con il -45% è quasi in linea con i dati generali, mentre il Centro-Italia, con un -40%, è l’area in cui i risultati sono meno severi rispetto al totale del mercato.
Calano del 5,1% le emissioni di CO2: ora siamo a 112,9 g/km contro i 119,0 di maggio 2019; nei primi cinque mesi dell’anno, la riduzione delle emissioni è del 6,4%, a 112,3 g/km contro 120,9 del 2019.
«I dati di maggio confermano che il settore sta facendo fatica a risollevarsi dopo due mesi di quasi azzeramento del mercato - afferma Paolo Scudieri, Presidente di Anfia - Alla riapertura, lo scorso 4 maggio, la rete dei concessionari si è trovata a dover fare i conti con le difficoltà economiche di famiglie e imprese, in un clima di forte incertezza e di scarsa propensione all’acquisto di beni durevoli, senza contare che il mese appena concluso ha ancora visto, nella prima parte, restrizioni alla mobilità delle persone. Quel che è peggio, è che le istituzioni, a tutti i livelli, non sembrano voler riservare un posto al nostro comparto nel futuro del Paese. Oltre alla mancanza di un piano di rilancio della filiera che invece altri major market europei, come la Francia, hanno già messo in campo per riportare la domanda e la produzione su livelli regolari nel breve termine, ma anche per accompagnare la transizione verso l’elettrificazione nel medio-lungo periodo, si avvertono espliciti segnali di ostilità e discriminazione. Non è passato inosservato, infatti, l’atteggiamento assunto dal Comune di Milano nella delibera approvata nei giorni scorsi, che traccia le linee di indirizzo per la rigenerazione urbana degli spazi nei quartieri della città secondo un modello di partnership pubblico-privato. Nell’esporre le regole per la concessione delle sponsorizzazioni ai soggetti privati e pubblici che potranno presentare un'offerta progettuale, si specifica il divieto di pubblicità diretta o collegata a brand automobilistici non coerenti con le policy di sostenibilità ambientale promosse dal Comune, così come alla produzione o distribuzione del tabacco, super alcolici, materiale pornografico, a sfondo sessuale, inerente armi. Un accostamento inaccettabile, che colloca l’auto sullo stesso piano di comparti problematici da un punto di vista etico, evidenziando un innegabile pregiudizio nei suoi confronti, a maggior ragione considerando che tutti i produttori di auto hanno fatto, nell’ultimo decennio, massicci investimenti in innovazione proprio per raggiungere gli obiettivi europei in materia di mobilità sostenibile, e stanno affrontando con impegno e non pochi sforzi la sfida dell’elettrificazione».
«Il dato delle immatricolazioni di maggio - rileva Michele Crisci, Presidente dell’Unrae - per la maggior parte consegne di ordini sottoscritti prima dell’inizio dell’emergenza da Covid-19, conferma la gravità della crisi senza precedenti che sta attraversando il settore auto. Nonostante la riapertura a inizio Maggio dopo due mesi di chiusura completa il sistema della distribuzione auto resta attanagliato da una grave crisi di liquidità, appesantito da centinaia di migliaia di veicoli fermi nei piazzali e con le risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità ancora impigliate nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario. Nell’assoluta, incomprensibile sordità e indifferenza della classe politica è sempre più grande il rischio di chiusura nei prossimi mesi di centinaia di imprese della filiera della distribuzione auto, che si accompagnerebbe drammaticamente alla scomparsa di decine di migliaia di posti di lavoro. E’ vieppiù urgente quindi la necessità di immediati e concreti provvedimenti di efficace sostegno al settore auto, per la sua valenza strategica nazionale e il suo grande contributo all’economia, non solo in termini di generazione di valore e di occupazione, ma anche di gettito erariale, valutato in circa 80 miliardi di euro annui, incluso l’indotto. E’ chiaro che lavoratori. famiglie ed imprese non possono aspettare i tempi dell’European Recovery Fund, presentato come la panacea: chiediamo al governo l’adozione di un intervento “verticale”, con misure specifiche per il settore automotive, che includa un programma strutturale teso a facilitare il ricambio del parco circolante, pericoloso per l’ambiente e la sicurezza dei cittadini. Chiediamo un regime fiscale pari a quello degli altri Paesi europei a partire dalla detrazione dell’IVA sulle auto aziendali al 100% e che il sistema bancario trovi forme e modi di accelerare l’erogazione alle imprese della filiera automotive delle risorse rese disponibili dal Decreto Liquidità».