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Covid e crisi dei chip: un uno-due micidiale, che neanche Cassius Clay ai bei tempi; e così il mercato continentale dell'auto barcolla e tentenna, anche se per fortuna non è ancora al tappeto.
Secondo i dati appena diffusi dall'Acea, si sono registrati cali notevoli di vendite anche nei mesi estivi: a luglio, nei 32 mercati del panel (UE+UK+EFTA) le immatricolazioni sono crollate del 23,6%, fermandosi a 978.918 unità rispetto al 2020 e del 26,4% sul 2019; ad agosto, il calo è stato del 18,1% (724.710 immatricolazioni) sul 2020 e del 32,5% sul 2019.
Nei primi otto mesi, grazie agli incentivi dei Governi, c’è stato un recupero del 12,7% (a 8.188.886 unità) rispetto allo stesso periodo del 2020, ma il dato riferito al 2019, in era pre-covid, riporta un pesantissimo -24,4%, con 2.643.000 auto che mancano all'appello.
Il Gruppo Stellantis ha registrato, in Europa, 183.992 immatricolazioni a luglio (-26,2%) con quota di mercato del 18,8%, mentre ad agosto le vendite registrate sono state a 122.836 (-29,4%), con quota del 16,9%; da gennaio 2021, i volumi ammontano a 1.684.112 unità (+14,8%), corrispondenti ad una quota del 20,6% (era 20,2% nei primi otto mesi del 2020).
Crollo del mercato nei mesi estivi: a luglio si sono registrate 236.393 unità (-24,9% su luglio 2020), agosto segna 193.307 immatricolazioni (-23%); il cumulato, comparato con il dato del 2019, riport una perdita del 27% (1.820.589 unità) e una leggera positività sull 2020 (+2,5%).
A luglio, le persone giuridiche si attestano al 65,1% di quota e le fisiche al 34,9%, ad agosto sono al 63% e 36,9%.
Per le alimentazioni, prosegue il calo di diesel (al 19,7% di quota a luglio e al 17,7% in agosto) e benzina (35,5% di quota ad agosto, -3,9% sull’anno precedente; corrono le BEV (al 10,8% in luglio e al 14,9% ad agosto) e le PHEV (al 12,8% in luglio e al 12,7% in agosto).
Prosegue la caduta del mercato francese che a luglio segna un pesante calo (-35,3% sul 2020), mentre ad agosto, con 88.065 immatricolazioni, si ferma a -15%; il cumulato da inizio anno si attesta a 1.126.543 immatricolazioni, +12,8% sul 2020 e - 23,3% sul 2019.
Prosegue il calo del diesel, che perde ad agosto quasi la metà dei volumi del 2020, fermandosi al 18% di quota e al 22% nei primi otto mesi; BEV e PHEV nel cumulato toccano entrambe l’8% di penetrazione (ma ad agosto hanno una quota combinata del 20%), mentre le ibride nel cumulato si attestano al 16% rappresentatività (19,4% di share nel solo agosto).
Il mercato iberico continua nella pesante contrazione delle immatricolazioni, con un pesante -29% sia a luglio che agosto nel confronto con il 2020, quando il mercato era sorretto dagli incentivi.
Sul fronte dei canali di vendita, a luglio solo il noleggio segna un dato in crescita, con un aumento del 15,3% sul 2020; peggiorano invece i privati, con -42,4% e 35.653 unità immatricolate.
Ad agosto, nessun canale di vendita supera i valori del 2020; il più penalizzato è sempre quello dei privati, che archivia sol 26.084 unità (-30,7%), mentre le società registrano una perdita del -27,1%.
Per le alimentazioni, le BEV a luglio si attestano all’1,9% di quota e ad agosto al 2,7% di share, mentre le PHEV in luglio conquistano il 4,8% di quota e in agosto il 5,7%, superando la rappresentatività in Italia.
Il comparto automotive nel Regno Unito registra una pesante caduta nel bimestre estivo rispetto al 2020: -29,5% a luglio e -22% ad agosto.
Nel settimo mese dell’anno, le auto immatricolate sono state 123.296, il luglio più debole dal 1998, con discesa del 22,3% sulla media rilevata nello stesso mese dell’ultimo decennio; ad agosto, le 68.033 unità valgono la performance più debole dal 2013 e un calo del 7,6% rispetto alla media degli ultimi dieci anni.
A luglio e ad agosto registrano una perdita tutti i canali di vendita sul 2020: le società a luglio si fermano all’1,9% di quota (-25,2% rispetto a luglio 2020), e ad agosto scendono all’1,4% (-34,7% sul 2020).
Per le alimentazioni, nel confronto con il 2020, continua il calo del benzina, che a luglio scende al 44,8% di quota, mentre ad agosto si attesta al 43,3%; inarrestabile invece è l'avanzata di BEV e PHEV, che ad agosto conquistano una quota combinata del 18,3% e considerate anche le ibride, nel Regno Unito una vettura su due è elettrificata.
«In Italia - afferma Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’Unrae - rispetto ai maggiori mercati europei, manca ancora un piano strategico di sostegno al settore auto e di incentivo per puntare al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sia quelli molto stringenti già in vigore sia quelli previsti dall’ancor più ambizioso pacchetto della Commissione UE per la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2035. In Germania, il Governo ha già stanziato fino al 2025 oltre 5 miliardi di euro per sostenere la domanda di auto elettriche e plug-in hybrid, per la sostituzione dei veicoli industriali circolanti e per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica. Anche la Francia ha assegnato circa un miliardo del PNRR per l’acquisto di veicoli elettrici, 1,1 miliardi per il rinnovo del parco circolante, aggiungendo anche altri 100 milioni al piano nazionale già varato nel 2018, con un obiettivo di 7 milioni di infrastrutture di ricarica elettriche nel 2030. In Italia il PNRR indica solo un generico obiettivo per il 2026 senza nessun cronoprogramma, e dimentica del tutto il sostegno alla domanda e lo svecchiamento del parco circolante, mentre l’Ecobonus vigente, già depotenziato e con i fondi in via di esaurimento, non è stato ancora rifinanziato nemmeno per il 2022».
«Mentre ancora si stanno scontando le conseguenze della pandemia - è il giudizio di Paolo Scudieri, presidente Anfia - il perdurare della crisi di approvvigionamento dei microchip, destinata ad accompagnarci, secondo le previsioni degli analisti, fino a 2022 inoltrato, rende particolarmente complicata la gestione di una ripresa già di per sé lenta, causando rallentamenti e blocchi sulle linee produttive e nelle consegne dei nuovi veicoli. In prospettiva, quindi, è fondamentale lavorare ad una nuova strategia europea per la catena di fornitura dei microchip, in modo che l’ UE diventi si svincoli, almeno in parte dalla dipendenza dai Paesi asiatici su questo fronte. Al contempo, resta alta l’attenzione sull'impatto di una ulteriore accelerazione della transizione all'elettrificazione ipotizzata dalla Commissione europea con le proposte del pacchetto normativo Fit for 55, che rischia di mettere al bando i motori ‘tradizionali’ a partire dal 2035 sul tessuto industriale italiano ed europeo, in grado di affrontare questa sfida solo potendo contare su un piano strategico per la riconversione produttiva, che in Italia ancora manca. Le proposte del pacchetto normativo devono ora passare al vaglio del Parlamento Europeo: lo scorso 6 settembre è stato affidato alle commissioni Ambiente, Trasporti, Industria e Affari economici il compito di esaminarlo».