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Il mercato europeo (UE+UK+EFTA) a gennaio perde oltre il 25% delle immatricolazioni, con 842.835 vetture sul 1.134.898 dello stesso periodo 2020: una flessione generalizzata che risparmia solo Svezia (+22,5%) e Norvegia(+7,7%) e che fra i Major Market registra un pesante regresso per Spagna (-51,5%), Regno Unito (-39,5%) e Germania (-31,1%), con l’Italia che limita il calo (-14%), e Francia, il cui -5,8% nel disastroso panorama generale appare quasi miracoloso.
Continua la forte accelerazione di vetture elettriche e ibride plug-in, che nella congiuntura crescono moltissimo in termini percentuali in tutti i Paesi dell’area, pur non riuscendo a compensare per volumi la forte caduta della domanda complessiva.
Il Gruppo Stellantis, all'esordio nella valutazione dopo la fusione, ha venduto nel mese di gennaio in Europa 178.565 veicoli (-27,4% rispetto ai dati riportati dodoci mesi fa dai singoli brand), corrispondenti ad una quota di mercato del 21,2%.
Secondo i dati della KBA, il mercato automobilistico conosce a gennaio un vero crollo, pari al -31,1%; il forte calo delle persone giuridiche (-37,2%), che hanno approfittato della scadenza delle agevolazioni IVA a fine 2020, e la chiusura forzata delle concessionarie, hanno influito sfavorevolmente sull’andamento delle nuove immatricolazioni (169.754), mai così basse dal 1991.
Le vetture diesel con 44.327 unità sono scese al 26,1% di quota, perdendo sette punti, mentre quelle a benzina dimezzano i propri volumi; al contrario, è positivo, l’andamento delle vetture elettriche che con 16.315 immatricolazioni archiviano il mese con un +117,8%, e delle PHEV che con 20.588 unità conquistano il 12,1% di quota di mercato; crescono anche le HEV (+12,2%) che aumentano di 8,6 punti la propria rappresentatività.
Il mercato francese parte con il segno negativo, fermandosi al -5,8% su gennaio 2020: sono state immatricolate 126.380 vetture, a fronte delle 134.229 unità dello stesso mese dell’anno scorso.
Sul versante delle alimentazioni, le auto a benzina registrano 56.569 unità, pari al 44,8% di quota, mentre le diesel cedono 6,4 punti, fermandosi al 25,3%.
Bene le ibride, che con 28.262 unità chiudono il mese al 22,4% di quota, conquistando 11 punti sul dato 2020, mentre le elettriche con 6.469 unità si attestano al 5,1%.
Per quanto riguarda i segmenti, crescono le piccole, al 62% di quota, e calano medie inferiori (24%) e medie superiori (11%); le superiori e lusso si attestano al 4% di quota, in leggero aumento sul 2020.
Il mercato si confronta con una partenza d’anno complessa ed allarmante: a gennaio, secondo la SMMT, le nuove immatricolazioni hanno subito un crollo dei volumi del 39,5%, con 90.249 unità vendute, l’inizio peggiore dal 1970.
La domanda è depressa per tutti i canali: privati -38,5%, flotte -39,7% e società -56,0%, mentre per quanto riguarda le alimentazioni, crollano diesel (-62,1% e quota del 12,3%) e benzina (-50,6%, dal 60,9% al 49,8% di quota).
Positivo invece l’andamento per le BEV, che crescono di 2.206 unità e che insieme alle PHEV valgono il 13,7% delle immatricolazioni.
La convergenza di fattori avversi sul piano economico, sanitario ed ambientale ha provocato a gennaio un crollo notevole delle vendite: la combinazione tra le restrizioni imposte dalla diffusione della pandemia, il blocco causato dalla tempesta Filomena e la fine del piano governativo di sostegno agli acquisti “Renove” ha determinato con 41.966 unità registrate il peggior calo di immatricolazioni dal 1989, equivalente a un -51,5% rispetto a gennaio 2020.
Per le alimentazioni, a gennaio continuano a calare le richieste di vetture diesel (-55,5% con il 25,4% di quota) e benzina (-58,4% con il 46,2% di quota); nel mese sono state immatricolate 11.912 autovetture ad alimentazione alternativa, che valgono il 28,4% del totale immatricolato: nel dettaglio le elettriche pure (comprese le extended-range) detengono una quota dell’1,2%, le ibride tradizionali del 21,6% e le ibride plug-in del 3,4%, mentre le vetture a GPL e metano valgono il 2,2% del mercato.
Nel primo mese del 2021 tutti i canali perdono quasi la metà delle vendite: le società con 18.397 unità cedono meno del mercato (-43,9%), i noleggi crollano del 65,4% e i privati del 53,1%.
«La crisi che stiamo attraversando offre l’occasione di voltare pagina e di riavviare la ripresa economica all’insegna dell’economia verde. Se con le vetture elettriche e i modelli sperimentali a idrogeno i produttori sono già pronti al cambiamento, non altrettanto si può dire delle istituzioni: non si può puntare alla diffusione dei modelli elettrici se non c’è una adeguata rete di punti di ricarica - rileva Michele Crisci, Presidente dell’Unrae - La recente richiesta comune dei costruttori, degli ambientalisti e dei consumatori europei di un Regolamento UE che fissi gli obiettivi di un milione di punti di ricarica entro il 2024 e tre milioni entro il 2029, con mille stazioni a idrogeno nella stessa data, è il punto di partenza indispensabile perché ricaricare un’auto elettrica sia facile come oggi fare il pieno di benzina. L’Italia in questo campo è sempre in ritardo: a gennaio le immatricolazioni di auto full electric e ibride plug-in sono state il 4,7% del totale, ben lontane dal 21,7% di Germania, dall’11,6% di Francia e dal 13,7% del Regno Unito: tale divario elevato ritarda l’indispensabile ricambio del vetusto parco circolante, per il quale salutiamo la nascita del Ministero della Transizione Ecologica indicando la necessità di inserire la dotazione di infrastrutture di ricarica tra gli obiettivi primari del Recovery Fund».
«Dopo una chiusura del 2020 di oltre 3,8 milioni di immatricolazioni - afferma Paolo Scuderi, presidente di Anfia - il mercato europeo apre il nuovo anno ancora in pesante ribasso, confermando che la stagione appena iniziata non sarà certo facile, con una pandemia ancora da sconfiggere cercando di compensare, con misure di sostegno adeguate, le sue forti ripercussioni sull’economia, sull’occupazione e sul clima di fiducia dei consumatori. La freccia più importante che l’Europa ha al suo arco è ovviamente il Recovery Plan, per il quale auspichiamo che le proposte dei singoli Paesi, in primis l’Italia, ora che anche per il nostro Paese si prospetta una fase di maggiore stabilità, diano il giusto spazio all’industria automotive, con politiche industriali che le consentano di affrontare con successo la transizione tecnologica. Non dimentichiamo che il nostro è un settore da sempre trainante in UE, primo in classifica per il contributo all’innovazione, con 61 miliardi di euro all’anno investiti in ricerca e sviluppo, pari al 29% della spesa totale».