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Il mercato dell'auto sta tornando a far registrare segnali positivi nel nostro Paese. L'UNRAE, Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, ha stilato uno studio econometrico basato su questi ultimi dati, incrociandoli con le attese percentuali di crescita economica per valutare i risultati del prossimo periodo compreso tra i 3 ed i 7 anni.
Nel 2015, grazie a misure intraprese dalle Case, dalla ripresa generalizzata dei consumi e dal ruolo del noleggio, si dovrebbe avere un risultato di 1.535.000 auto vendute, in crescita del 12.8% rispetto al 2014, allineandosi così ai valori del 1980. Nel prossimo biennio, secondo dati macroeconomici, l'Italia dovrebbe rilanciarsi in un periodo di crescita moderata, e così facendo il 2016 dovrebbe vantare una vendita di circa 1.640.000 autoveicoli, fino al 1.720.000 del 2017 ed alle 1.790.000 del 2018.
Da tale data in avanti si dovrebbe assistere ad un ridimensionamento delle percentuali di crescita, per via dei tassi della nostra economia che dovrebbero mantenersi bassi e sopratutto a seguito del progressivo e costante invecchiamento della popolazione. Così, l'età del parco auto italiano dovrebbe attestarsi sui 9.5 anni, ovvero tra le più alte del vecchio continente.
Ci offre la propria visione d'insieme Massimo Nordio, Presidente dell'Associazione delle Case automobilistiche estere. «Interessanti i risultati dell’Osservatorio Previsioni & Mercato dell’UNRAE, che confermano quella che ormai è una certezza: senza interventi strategici e strutturali di politiche di rinnovo dell’anziano parco circolante in Italia, non potremo risolvere i problemi di sicurezza, di costo sociale e di ambiente che ci portiamo dietro. Assistiamo ad una sostituzione troppo lenta del parco e non è ulteriormente sostenibile che le relative politiche siano delegate alla responsabilità delle Case con le loro Reti. È fondamentale che lo Stato programmi per la prossima Legge di Stabilità interventi a sostegno delle famiglie per stimolare il rinnovo del parco anziano e sfrutti l’opportunità delle auto aziendali per aiutare fiscalmente il comparto ad alleggerire i propri costi di gestione e guadagnare competitività.»