Mercato auto Italia: ad aprile -10,8%. Ma l'usato cresce

Mercato auto Italia: ad aprile -10,8%. Ma l'usato cresce
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Ad aprile il mercato auto in Italia torna a far registrare un calo a doppia cifra (-10,8%) ma arrivano segnali positivi dall'usato, che cresce del 4,01%
3 maggio 2013

Ancora risultati negativi per il mercato auto in Italia, che ad aprile ha fatto registrare un calo del 10,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, immatricolando 116.209 pezzi.


Sempre ad aprile sono stati registrati 340.515 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una crescita del 4,01% rispetto ad aprile 2012, quando ne furono registrati 327.386. A marzo erano invece stati registrati 374.783 trasferimenti di proprietà, in calo del 4,36% rispetto a marzo 2012.

 

Nel mese di aprile, quindi, il volume globale delle vendite (456.724 autovetture) ha interessato per il 25,44% auto nuove e per il 74,56% auto usate. Tra i marchi automobilistici esteri, al vertice nelle vendite ad aprile c'é sempre Volkswagen con 9.466 immatricolazioni, che ha però subito un calo del 10,49% rispetto ad un anno fa.

 

In progresso del 10,49%, invece, le immatricolazioni (8.923) della seconda classificata Ford e del 4,59% le vendite (6.124) della terza Renault. Chiude il mese con un calo del 25,07% invece la quarta in classifica Opel (5.860), mentre cede appena lo 0,55% la quinta Peugeot (5.783). Al contrario, la cugina Citroen subisce un calo del 24,6% (a 5.689 unità).

 

Tra le tedesche di lusso, al vertice troviamo Audi con 4.261 nuove immatricolazioni (+2,75%), seguita da Mercedes (+6% a 3.743) e Bmw (-0,83% a 3.569). Tra le asiatiche, al decimo posto c'é Toyota che guadagna il 12,33% (a 4.182), mentre Hyundai, fuori dalla 'top ten', cede il 10,66% a 3.713 unità.

 

Filippo Pavan Bernacchi, Presidente di Federauto ha commentato: «Nonostante l’iniezione dell’ultimo giorno del mese, praticata a suon di kilometri zero immatricolate in capo alle Case e ai Concessionari, il mese di aprile si è chiuso con un altro risultato negativo. Ma il dato nudo e crudo non rende giustizia alla sua drammaticità. Se verrà confermato questo trend l’anno potrebbe chiudersi attorno a 1.100.000 unità. Il che significherebbe 900.000 pezzi in meno rispetto alla soglia minima di sopravvivenza della filiera indicata dai maggiori analisti intorno ai 2.000.000 di pezzi».

 

Il Presidente di Federauto ha aggiunto: «Da un’altra prospettiva un mercato a 1.100.000 pezzi significherebbe una perdita di fatturato per il settore di 15,9 miliardi di euro. Cifra che per la sua rilevanza produce un senso di vertigine. E lo Stato sarebbe il più penalizzato poiché non introiterebbe circa 3,3 miliardi di euro della sola Iva, cui si aggiungerebbero diversi milioni di euro derivanti dal mancato apporto di altre tasse quali bollo, IPT».

 

«Poi si dovrebbe aggiungere il costo degli ammortizzatori sociali per centinaia di migliaia di lavoratori. A voler essere pignoli si dovrebbe anche sottolineare l’aumento dell’anzianità del circolante con impatti sulla sicurezza e sull’ambiente. Un disastro a tutto tondo causato anche dalla miope politica degli ultimi mesi che invece di dare uno straccio di risposta ha pensato solo a varare nuove tasse, anche sugli autoveicoli. Mi viene in mente un malato grave al quale, invece delle medicine giuste, vengono somministrate piccole quantità di veleno».

Umberto Schininà, Presidente dei concessionari Fiat, ha commentato così il risultato negativo di aprile: «Insieme a tutte le Case automobilistiche noi concessionari ufficiali cerchiamo di fronteggiare, con le sole nostre forze, una situazione abnorme offrendo prodotti a prezzi mai così competitivi».

 

Pavan Bernacchi ha anche rivolto l’ennessimo appello al Governo, rivolgendosi direttamente al neo-Presidente del Consiglio: «Al Presidente del Consiglio Letta, ai suoi nuovi Ministri dell’Economia Saccomanni, del Lavoro Giovannini, dello Sviluppo Economico Zanonato e dei Trasporti Lupi, chiediamo di agire mettendo al più presto intorno al tavolo i rappresentanti di tutta la filiera automobilistica».

 

«Meritiamo priorità in quanto il mercato dell’auto ha subito una penalizzazione superiore a quella dell’economia del Paese che ci ha portati ad essere il fanalino di coda europeo, e la sfida per uscire dalla crisi passa anche per i numeri che esprimiamo: 11,4% del PIL, 16,6% delle entrate fiscali, 1.200.000 occupati fra diretto ed indotto allargato».

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