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Tra le case presenti a Goodwood, per il Festival of Speed, non poteva mancare McLaren, in forza alla kermesse britannica con alcune vetture storiche, assieme ad una parte della gamma attuale e all’inedita 570S Sprint.
La nostra visita allo stand McLaren non è stata, tuttavia, utile unicamente ad osservare da vicino la nuova Sprint. Al Festival of Speed era, infatti, presente anche Carlo Della Casa, Chief Technical Officer del brand inglese, con il quale ci siamo intrattenuti sul futuro che attende il marchio di Woking nei prossimi anni.
Carlo, a che cosa sta lavorando McLaren, in questo momento, da un punto di vista tecnico? Quali saranno le innovazioni che vedremo sulle McLaren di domani?
«Ad oggi stiamo studiando diverse opportunità sia per la parte telaistica, che con riguardo ai materiali. Stiamo, inoltre, guardando trasversalmente alla parte ibrida. Da questo punto di vista, il mercato sta fornendo delle enormi opportunità, grazie alle nuove tecnologie. Le batterie, ad esempio, sono uno degli ambiti in cui stiamo cercando di capire, con maggiore attenzione, quali possano essere gli sviluppi futuri. E, in questo senso, mi riferisco non tanto a ciò che riguarda lo storage, quanto piuttosto alle prestazioni che le batterie sono in grado di garantire – a quelle che in inglese sono chiamate power density battery. Mike Flewitt – il nostro Chief Executive Officier – è stato molto chiaro nel delineare quale sia la nostra strategia in quella che lui ha chiamato Track22, il nostro percorso per arrivare al 2022. L’obbiettivo è di arrivare ad offrire una gamma per la gran parte composta da auto ibride in cui, tuttavia, il comparto elettrico serva, oltre che per contenere le emissioni, anche e soprattutto per favorire il piacere di guida».
Secondo McLaren, dunque, le supercar ibride sono un tipo di prodotto che i clienti sportivi hanno mostrato di apprezzare?
«Credo che il mercato abbia accolto con favore l’offerta di vetture ad alte prestazioni in grado di essere utilizzate anche in quei luoghi in cui le normative sulle emissioni inquinanti sono molto stringenti – penso alla Cina o ad alcune grandi metropoli. McLaren deve essere in grado di cogliere questi segnali e interpretarli a suo modo».
Come?
«Ad esempio, continuando lo sforzo intrapreso da anni, in termini di ricerca, sul contenimento del peso. Le nostre auto sono, non a caso, mediamente più leggere di 100-150 Kg rispetto ai nostri competitor. Uno degli obbiettivi, quindi, è di riuscire ad ottenere vetture ibride in cui il rapporto peso/potenza sia competitivo rispetto alle vetture mosse unicamente da un motore endotermico».
Dobbiamo aspettarci una McLaren completamente elettrica per il prossimo futuro?
«Facendo ancora una volta riferimento a quanto già dichiarato dal nostro amministratore delegato, il nostro reparto ricerca e sviluppo ha già un’idea di come potrebbe essere una vettura completamente elettrica. Assieme ad una serie di partner – inglesi e non – stiamo cercando di capire come riuscire ad ottenere propulsori sufficientemente leggeri, ma allo stesso tempo potenti. Diciamo, quindi, che questa prospettiva fa parte di ciò che McLaren vuole investigare per il futuro. Allo stato, però, è ancora presto per dire se il nostro domani sarà o meno full electric».
Vogliamo costruire auto facili da guidare, che possano essere spinte al limite anche da clienti di medio skilling e che consentano ai proprietari di divertirsi, di andare in drifting, senza che sia necessario temere la vettura
Mai pensato all’idrogeno?
«Alcuni dei nostri partner stanno lavorando per comprendere quali siano i potenziali sviluppi di questa tecnologia. Al momento, lo storage è ancora abbastanza complicato ed è piuttosto difficile rendere realmente efficienti questo tipo di soluzioni. Si tratta di un ambito che è fondamentale seguire ma che, al momento, ci sembra meno rilevante – in prospettiva – rispetto ai sistemi ibridi ed elettrici tradizionalmente intesi».
Su cos’altro state lavorando, oltre al comparto motoristico? Koenigsegg, ad esempio, sulla sua Regera, ha eliminato il cambio. State studiando anche voi qualche soluzione particolare?
«Stiamo lavorando molto sui materiali in generale, cercando di rendere i compositi più semplici e più facilmente modulabili. Stiamo facendo molta ricerca sulla visibilità e stiamo continuando a lavorare nel tentativo di avere vetture il più possibile user firendly. Vogliamo costruire auto facili da guidare, che possano essere spinte al limite anche da clienti di medio skilling e che consentano ai proprietari di divertirsi, di andare in drifting, senza che sia necessario temere la vettura. Lavoriamo a 360 gradi».
È previsto un ampliamento della gamma verso il basso? Vedremo una McLaren ancor meno potente e dal prezzo ancor più contenuto, o al di “sotto” – per così dire – della 570 GT non si andrà?
«Al momento, non si andrà. Anche se abbiamo molta storia, McLaren è un brand relativamente giovane e, per noi, è fondamentale che, prima di tutto, il pubblico riesca a comprenderne al meglio la nostra filosofia. Perché ciò avvenga dobbiamo essere estremamente concreti. Attualmente la nostra gamma è composta da tre segmenti: Sport, Super e Ultimate, e la nostra intenzione è quella di rimanete al loro interno. Non intendiamo realizzare una entry level più economica. La McLaren è e deve rimanere un prodotto esclusivo. La risposta, dunque, è sicuramente un no».
Non vedremo, quindi, un SUV McLaren da qui a breve?
«Decisamente no!».
Alberto Capra