Maurizio Reggiani spiega Lamborghini Urus e le scelte tecniche della Casa bolognese

In occasione del tanto atteso debutto sul mercato di Urus, SuperSUV per eccellenza e soprattutto vero mezzo 100% sportivo made in Italy, il Direttore Tecnico di Lamborghini Automobili ha spiegato alcuni aspetti inerenti la nascita del modello e la scelta di avere motori V8 turbo invece dei mitici V10 e V12, aspirati, che restano dedicati alle supersportive di Sant’Agata Bolognese.

“Il nostro obiettivo è avere tutto quanto serva per sedersi a bordo di Urus e dimenticare il classico mondo SUV, rendendosi invece conto di essere su una Lamborghini”. Esordisce così Reggiani, rimarcando quanto tutti coloro che hanno modo di guidare o toccare con mano Urus possono capire, ma che molti altri in effetti devono comprendere solo leggendone la scheda tecnica.

Qualcuno può pensare che ci sia un bel vestito Lamborghini ma sotto elementi in toto derivati dal gruppo VW, della Porsche Cayenne ad esempio. “No, il nostro sviluppo è totale, abbiamo elementi solo nostri. Il telaio è specifico, per misure e il motore anche: 650 CV non li ha nessuno. Aspirazione, teste, scarico: ogni elemento che conta è Lamborghini sotto il cofano. Per il resto tutti i sistemi di controllo, intesi sia elettronici puri sia combinati alla trasmissione e le sospensioni (es. ruote sterzanti, barre e differenziali) sono messi a lavorare insieme solo su Urus in questo modo. Quando il nostro SUV va in pista o in fuoristrada, la differenza è netta, fa percepire qualcosa che non si aspetterebbe da un normale SUV, ma solo da un modello Lamborghini”.

Parlando di vera Lamborghini, che supera i 300 Km/h di velocità massima e frena da 100 a 0 Km/h in 33.7 metri, fa quasi senso pensare di avere anche tanto spazio, per cinque occupanti e un ampio bagagliaio, da oltre 600 litri. “Sensazioni diverse anche per noi. Vendendo dalle sportive era tipico avere limiti per misure dei conducenti e numero bagagli. Questa volta abbiamo avuto un nuovo challenge: fare sempre il meglio possibile di prestazione, con il SUV più basso che vi sia in circolazione, ma anche donare comfort e spazio da sfruttare al massimo. Il nostro tetto che scende non ha pregiudicato la regolarità di volume per il vano carico, alla fine, è possibile infatti caricare otto trolley, o mazze da golf senza fatiche per incastrare il tutto come avviene per altri”.

Molti puristi si domandano perché il V8 Turbo, quando la pura sportività Lamborghini è ancora rappresentata dai mitici aspirati, fino al frazionamento V12? “Siamo partiti dal profilo di Urus, che è anche quello di andare in fuoristrada e velocemente. Per fare questo, con certi volumi e massa da SUV, occorre una coppia esagerata come solo il Turbo ci permetteva. Abbiamo allora deciso per il più leggero e flessibile, puntando sul V8, ma le prossime Lamborghini che usciranno, le sportive stradali e da pista, saranno sempre V10 e V12 aspirate“.

In quanto a gare, magari su discipline sportive in cui il SUV si adatti come la Pikes Peak, in salita: potremmo vedere Urus protagonista? “Il mondo e la tradizione Lamborghini contamineranno la Urus e sicuramente.. Potrà meravigliare, per quanto saprà fare essendo un SUV diverso da tutti gli altri, capace di qualcosa di speciale per il segmento”.