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Articolo aggiornato il 24 ottobre 2022
Nel programma di Matteo Salvini per l'automotive c'è anche il ponte sullo stretto di Messina. A pochi minuti dalla nomina come ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, il vicepremier ha dichiarato: “il ponte sullo stretto è tra i miei obiettivi. Se dopo 50 anni faremo partire il cantiere e i lavori, sarà un grande passo avanti per l’ingegneria nel mondo”. Il ponte sullo stretto è un cavallo di battaglia del centrodestra, con Silvio Berlusconi come fautore principale negli anni. Non si tratta, però, di un progetto di facile realizzazione. Un recente studio internazionale condotto dal Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, dal Center for Ocean and Society-Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania e dall’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, analizzando la faglia su cui dovrebbe sorgere la struttura e che, nel 1908, provocò un sisma devastante. L'area resta ancora oggi altamente sismica. Ma non è solo questo il problema, visto che un ponte come quello sullo stretto di Messina creerebbe sì moltissimi posti di lavoro, ma comporterebbe costi esorbitanti,
Sono cominciate oggi le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale per la formazione di un governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni. Oltre a Meloni e ai capigruppo di Camera e Senato, sono presenti anche Silvio Berlusconi e Matteo Salvini con i capigruppo di Forza Italia e della Lega. In serata è stata ufficializzata la lista dei ministri, che conferma un indiscrezione fornita dai principali quotidiani italiani. Proprio Salvini, scelto anche come vicepremier, è il nuovo ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili. Ma quali sono le sue posizioni riguardo al settore automotive?
In sostanziale accordo con l'intera coalizione costituita con Fratelli d'Italia e Forza Italia, il Carroccio ritiene fondamentale incentivare anche le endotermiche di nuova generazione, e non solo le vetture elettriche. Questo nella convinzione che, con la graduale installazione di punti di ricarica e di nuovi edifici già equipaggiati con wallbox, l'auto eletttrica possa prendere piede senza forzare la mano. C'è di più: in caso di vittoria delle elezioni, Salvini aveva proposto un referendum per chiedere agli italiani un'opinione sullo stop alla vendita di vetture nuove benzina e diesel entro il 2035 in Europa.
"Alcuni lavoratori me l’hanno proposto e io lo rilancio - aveva detto Salvini in campagna elettorale durante un comizio a Rivoli, in Piemonte -. Visto che i geni dell'Europa hanno approvato una norma che mette fuori legge le auto a benzina e diesel dal 2035, io dico che se vinciamo faremo un referendum per bloccare questa follia e per evitare di distruggere l’industria italiana. È giusto che siano gli italiani a decidere e non burocrati e parlamentari a Bruxelles. La via democratica è un referendum”. “Un referendum per dire sì o no alla Cina - aveva aggiunto -. Questa è la capitale mondiale dell’auto: perché bisogna andare in giro con le auto elettriche fatte in Cina, con la prospettiva che i cinesi comprino le nostre fabbriche e i nostri concessionari?”. Per legge, però, un referendum abrogativo non può riguardare decisioni prese a livello internazionale, come lo stop alle endotermiche disposto dall'Unione Europea.