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Chery, uno dei giganti dell'automotive cinese, si prepara a fare il suo ingresso in Italia, non solo per vendere ma anche per produrre. L'azienda, nota per la rapida crescita che l'ha portata a produrre 730mila vetture in vent'anni, mira a espandere ulteriormente la sua presenza in Europa. Dopo l'apertura di uno stabilimento in Spagna, Chery valuta ora l'Italia per il suo secondo impianto europeo, puntando a produrre modelli full electric, ibridi e a benzina.
Il Presidente di Chery, Yin Tongyue, ha recentemente incontrato il Ministro italiano Adolfo Urso per discutere l'investimento, chiedendo sostegni e politiche adeguate per facilitare l'insediamento produttivo. Tra le possibilità, Chery potrebbe rilevare stabilimenti dismessi, come quelli ex Maserati a Grugliasco o l'ex Fiat di Termini Imerese, luoghi già attrezzati per l'industria automobilistica.
Parallelamente, Tongyue ha avviato trattative con Diversa, un nuovo consorzio di concessionari automobilistici, per facilitare la distribuzione e la vendita delle auto Chery in Italia. Questa mossa non solo potenzia la rete di vendita di Chery ma potrebbe anche ridurre l'impatto dei dazi sulle importazioni, un vantaggio significativo in vista delle nuove politiche commerciali europee.
L'insediamento di Chery potrebbe avere un impatto occupazionale importante. Il primo stabilimento in Spagna prevede 1.250 posti di lavoro, un numero simile a quello degli operai di Mirafiori attualmente in contratto di solidarietà.