Marco Vellone: «Per la guida autonoma, servono anche le infrastrutture»

Marco Vellone: «Per la guida autonoma, servono anche le infrastrutture»
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Marco Vellone, After Sales Director Continental, ci spiega le sfide che l'azienda tedesca affronterà nel prossimo futuro, passando dagli pneumatici alla componentistica necessaria per garantire la guida autonoma
4 dicembre 2015

La sfida più grande che il mondo dell'auto sta per affrontare, è rappresentato dalla guida autonoma. Con l'aiuto della tecnologia, nel prossimo futuro, potremo essere semplici passeggeri delle nostre vetture,  le quali saranno in grado di portarci – si spera – in tutta sicurezza sino a destinazione, garantendoci il minomo sforzo fisico e sopratutto nervoso.


Chi, da tempo, si sta attrezzando per lavorare a stretto contatto con le case automobilistiche per essere sempre pronta ad affrontare le nuove e molteplici sfide rappresentate dal progresso, è Continental. La multinazionale tedesca, oltre ad essere all'avanguardia nella produzione di pneumatici, è partner di riferimento per la componentistica software dei veicoli. Abbiamo parlato con Marco Vellone, After Sales Director di Continental, di come il colosso teutonico è pronto alle sfide dell'immediato futuro.

 

Stiamo vivendo un cambiamento epocale. Il mondo dell'auto è pronto a cimentarsi nella guida autonoma: ogni giorno osserviamo diversi prototipi ed esperimenti di varia natura dove l'uomo è relegato al ruolo di passeggero. Secondo lei, quando potrà divenire realtà tale tecnologia?

«Non penso che ciò potrà avvenire prima del 2025. In questo lasso di tempo è presumibile che la tecnologia di bordo compia passi da gigante, dove raggiungerà elevati livelli di automazione. Per essere effettivamente passeggeri di una vettura che si muove in completa autonomia, però, occorrerà maggior tempo. Pensate che per rendere effettiva la guida autonoma, sono necessarie features che non sono impiegate nemmeno sullo Space Shuttle. Il 2025, tuttavia, è un target che ci siamo posti noi come azienda nel quale speriamo e pensiamo di raggiungere un valore prossimo allo zero per i sinistri stradali.»

Pensate che per rendere effettiva la guida autonoma, sono necessarie features che non sono impiegate nemmeno sullo Space Shuttle

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Com'è possibile tradurre in realtà tale obiettivo?

«Siamo un gruppo che conta molteplici campi di applicazione, la divisione tyres è solamente la più nota. Ci stiamo impegnando e stiamo lavorando alacremente con i nostri partner, ma è chiaro che non è una sfida che possiamo affrontare e vincere in solitaria. Per raggiungere livelli di sicurezza totale, le vetture devono dialogare tra di loro e con le terze parti, ovvero le infrastrutture. Se sono in prossimità di un incrocio, devo sapere se dopo la svolta troverò un cantiere, un incidente o un tratto di coda. È un lavoro intenso, per il quale sono necessarie ovvie sinergie.»

 

È chiaro, tuttavia, che al proprio interno una vettura potrà pur essere all'apice della tecnologia, ma senza poter contare su un valido pneumatico, il fattore sicurezza può essere messo seriamente a rischio. In molti confondono il termine “performance” con “sportività”: voi differenziate i due concetti?

«Assolutamente. La performance rappresenta un aspetto, la sportività un altro. Per performance, noi intendiamo anche la sicurezza. Il fatto che siamo riusciti a coniugare sicurezza e sportività con il nostro nuovo ContiSport6, può essere visto come il nostro fiore all'occhiello. Sono tre gli elementi che lo caratterizzano: il primo è strutturale. La cintura è realizzata in due fili di aramide uniti ad uno di nylon, tale da consentire caratteristiche di estrema sicurezza associata alla sportività: a 350km/h lo pneumatico ha una deformazione dello 0.2%. L'impronta al suolo, l'aspetto principale da considerare per uno pneumatico, è stabile, garantendo sia trazione che frenata ottimali, unitamente alla precisione di sterzo.»

 

 

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