Marco Lucchinelli: «Quella volta che dovevo provare la Ferrari F.1»

Marco Lucchinelli: «Quella volta che dovevo provare la Ferrari F.1»
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Il campione delle due ruote, oggi anche istruttore di guida sportiva per la Toyota Driving Academy, si racconta
26 aprile 2016

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Metti una sera a cena con Marco Lucchinelli. Metti che l’ambiente è rilassato, divertente e che gli aneddoti siano la base fra una portata e l’altra. Alla fine ne vengono fuori talmente tante che si fatica a star dietro alle risate. Alcune cose si possono scrivere, altro no. Come i rapporti personali con nota cantante rock italiana o con giornalista “svezzata” da un super campionissimo a due ruote che poi divenne oggetto di sfida per altri. E via di questo passo. 

Ora Marco fa l’opinionista in TV, parla ancora di moto, ma fa anche l’istruttore in una scuola di guida sicura, la Toyota Driving Academy: «Ho sempre avuto la passione per le auto, anzi per tutto quello che va a motore, per cui insegnare a non fare cagate per strada ai giovani mi pare un bel modo per mettere a frutto la mia passione essendo utile agli altri, ti pare no?».

Certo che sì, mi pare perfetto, ma il tuo lavoro, la tua passione sono ancora le moto…

«Senza dubbio, con quelle ci cresci, te le porti dietro da bambino, son stato fortunato perché è diventata la mia passione, il mio lavoro, la mia vita, più di così non saprei cosa chiedere». 

Il gruppo di istruttori della Toyota Driving Academy capitanato da Jarno Trulli
Il gruppo di istruttori della Toyota Driving Academy capitanato da Jarno Trulli
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Come valuti quanto accaduto in MotoGP negli ultimi tempi?

«Diciamo che il casino, e l’ho detto e ripetuto, lo ha creato Valentino dopo il GP d’Australia. Con Marquez che faceva di tutto per stare davanti, era logico che in bagarre si andasse più piano. Lo stesso Valentino dopo gara aveva fatto i complimenti a Marc a Iannone e a chi era in bagarre con lui. Poi qualcuno è andato lì col fogliettino dei tempi, lo ha montato ben bene e la gara dopo Rossi se ne è uscito con quelle frasi. Se fossi stato io Marquez avrei fatto la stessa cosa. Tu mi accusi e mi provochi? Bene allora ti faccio vedere che ti sorpasso tante di quelle volte che non ti è mai successo in vita tua. Quello che Marc ha fatto in Malesia, era come un foruncolo nel colletto della camicia, ti dà fastidio, non lo puoi togliere perché hai il colletto che ci sfrega sopra. Da lì la reazione sbagliata di Rossi e tutto quello che ne è venuto fuori. Inutile stare qui a rinvangare, ormai quello che è successo non si può cambiare». 

Lorenzo vince il mondiale e Yamaha ne parla come se lo avesse quasi rubato. Non mi stupisce che sia passato alla Ducati, avrei fatto la stessa cosa

Ne sono nate polemiche e anche adesso il clima è avvelenato.

«Ci credo, Lorenzo vince il mondiale e Yamaha ne parla come se lo avesse quasi rubato. Non mi stupisce che sia passato alla Ducati, avrei fatto la stessa cosa. Ora secondo me hanno sbagliato i tempi, dopo tre gare non puoi avere un mercato piloti già definito per i top team, assurdo. Ma l’errore grosso secondo me è un altro e riguarda noi italiani: la mancanza di cultura dello sport».

Se ti spieghi meglio così capiamo dove vuoi andare a parare...

«Semplice: prendi il GP prima di Jerez, Valentino Rossi che cade, mezzo milione di spettatori su un milione, cioè il 50 per cento, spegne la tele e se ne va. E’ assurdo, c’era Dovizioso in gara, le Ducati che andavano, la lotta era estrema, invece cade Rossi e la gente spegne la TV. Rossi prima o poi dovrà smettere di correre, bisogna educare la gente al motociclismo, alle sfide, non si può restare attaccati solo a un personaggio. Quello che ha fatto Rossi nelle moto è storia, non si discute, è sotto gli occhi di tutti. E’ un grande, ogni gara in più è un altro tassello alla sua leggenda. Ma il tifoso non può pensare che Rossi ha sempre ragione o Rossi non ha mai torto, sennò poi spegne la tele, non segue più e ci siamo persi un traino eccezionale per le due ruote. Il peggio è che certi cronisti sono così, son loro che non educano la gente, per quanto Valentino sia fantastico, unico e inimitabile, bisogna cambiare atteggiamento, insegnare al pubblico che esiste Dovizioso, Iannone, la Ducati e tutti gli altri italiani che meritano e che ci saranno dopo Valentino. E’ questo che mi preoccupa, cosa ci sarà dopo Rossi in MotoGP per gli appassionati?».

Hai detto che Vale è un mito, ma ci sono certe cose che i suoi detrattori non accettano, insomma è uno che divide il tifo.

«E’ sempre stato così da noi, ci si divide su tutto, figurarsi su Rossi. Devo dire che mi piace l’idea della sua accademia, la VR46, per i giovani talenti. Non mi piace che ci devi arrivare con le spalle coperte. Secondo me se andava a pescare un pilotino in uno sperduto paese del sud, per fare un esempio, lo avesse messo su una moto, mandato a scuola a imparare l’italiano e pagargli tutte le spese, ecco avrebbe avuto più valore».

Sei stato l’anello di congiunzione fra Agostini e Rossi, mettiamola così…

«Vero, ma con Ago ho imparato a farmi rispettare. Andavo sempre alle presentazioni, agli eventi, mi pagavo il viaggio e le spese e non mi cagavano, lui mi ha detto sempre: fatti pagare. E’ vero, quando ti pagano, danno un valore alla tua presenza, ti valutano di più e ti apprezzano. In questo Agostini aveva ragione. Oggi Rossi becca tanti soldi, che noi ci sognavamo, ma eravamo fatti di altra pasta, si perdeva tempo a fare casino…». 

Oggi Rossi becca tanti soldi, che noi ci sognavamo, ma eravamo fatti di altra pasta, si perdeva tempo a fare casino…

Tipo?

«Tipo una volta a Ibiza o Formentera non ricordo, Angel Nieto aveva appena comprato una moto d’acqua, io ci scorrazzo come un matto, poi scarico la batteria e c'è Angel che aspetta di salirci sopra. Mi avvicino a uno yacht, alzo la sella scoprendo il buco del motore e rendo affondabile la moto, collego i cavetti della batteria chiesti alla fanciulla che c’era a bordo. Sarà che ero distratto dalle tette di questa qua, sbaglio a collegare i cavi, botto della madonna, la moto che si alza e va a picco! Angel Nieto che urla disperato e mi insegue dicendomi di tutto. Son passati più di 30 anni, quando ne parliamo si incazza ancora oggi!».

Hamilton vuole provare la MotoGP di Rossi. Schumi ci ha provato ma non è andata tanto bene. Cosa ne pensi dei piloti di F.1 che vogliono passare alle moto?

«Schumacher l'ho visto e per me non era il suo mestiere. Aveva una grossa passione ma era sempre per terra. Con le due ruote ci devi crescere, non puoi inventarti ad una certa età. E lo stesso vale per Hamilton. Capisco, apprezzo la passione ma se pensa di fare una passeggiata con una moto da GP non ha capito niente. In piccolo, questo principio vale anche per l'automobilista di 30-40 anni che si inventa motard per scappare al traffico della città. La moto va coltivata da piccoli». 

Lucchinelli in F.3000. Era il 1986
Lucchinelli in F.3000. Era il 1986

Hai corso anche in auto, come mai?

«Allora, tutto quello che mi spaventa lo devo fare. Lanciarsi col paracadute? Fatto, una volta sola. Correre in macchina? Fatto anche quello. Al Paul Ricard il giorno prima che morisse De Angelis, provo la sua Brabham F.1 insieme ad altri due piloti moto. Faccio 1’08 secondi, il record era 1’04, Ecclestone mi dice che si può fare, che ho margini di miglioramento. Poi muore Elio, mi passa la voglia e lascio stare. Corro in F.3000, a Imola me la cavo anche bene, ma ho le clavicole doloranti, per cui slaccio le cinture, non l’avessi mai fatto: in scia ballo di qui e di là, non vedo na mazza di dove vado, mi cago sotto davvero. Arrivo alla Tosa, freno e scivolo giù nell’abitacolo che a momenti mi ammazzo. Una paura pazzesca, decido che devo cambiare approccio. Col team manager e Pascal Fabre, che aveva gli sponsor, sono convinto di continuare, invece niente. Mancano soldi, io vengo contattato per fare la Superbike, non ci penso due volte, saluto la compagnia e me ne vado».

Hai parlato di Rossi, cosa gli invidi?

«A parte i soldi, il fatto che lui abbia provato una Ferrari F.1 e io no. Dovevo farlo con Gilles Villeneuve dopo aver vinto il mondiale con la Suzuki. Solo che io sono una testa di cavolo e prima di fare il test a Fiorano vado a correre a Donington. Cado, mi rompo braccia e gambe. Ingessato mi presento a Maranello. Vedo l’elicottero di Gilles che arriva come se stesse per suicidarsi, aveva moglie e figli a bordo. Un pazzo incredibile ma persona stupenda, mi piaceva un mondo. Vado nei box, la macchina è lì, ma io sono ingessato, dico provate a infilarmi dentro, nulla da fare, salta il test. Ferrari mi guarda e mi fa, parliam di donne va che è meglio. Ecco, parliam di donne va che è meglio che se ci penso mi girano ancora i maroni…».

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